Riassunto del caso Joe Bevilacqua

In questo post riepilogo brevemente la vicenda giudiziaria che mi ha coinvolto dal 2017 a oggi nei casi Zodiac e Mostro di Firenze.

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Foto di Joe Bevilacqua degli anni 2010 con il suo cappellino dei San Francisco Giants. Fonte: Stella Bevilacqua

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L’inchiesta giornalistica
Biografia di Joe Bevilacqua
Documenti d’indagine

Novembre 2023. Profilo del DNA negli USA
Nel 2017, dopo una serie di colloqui (sette in sei giorni riscontrati dal ROS) ho ascoltato al telefono un’ammissione di colpa di Joe Bevilacqua sui crimini di Zodiac e del Mostro.

Bevilacqua (1935-2022) è stato un testimone italo-americano del processo Pacciani, soldato e poi funzionario dell’ABMC in Italia.

I miei primi articoli dell’inchiesta che lo vedeva protagonista sono stati pubblicati su tempi.it e il Giornale alla fine di maggio 2018.

L’ultimo aggiornamento pubblico a oggi è che per indagini difensive ho trasmesso il profilo genetico di Joe Bevilacqua alle autorità americane che indagano sul caso Zodiac nel novembre 2023.

Ho dovuto trasmetterlo di persona perché l’anno precedente la Procura di Firenze si era opposta.

Il DNA di Bevilacqua, acquisito dalla Procura di Siena, sostituto Nicola Marini, non è stato mai confrontato prima con i campioni del caso Zodiac.
Nel caso Mostro è risultato negativo, ma non ci sono campioni riferibili con certezza all’omicida.

2021. Indagine su Bevilacqua archiviata violando le norme
Il caso è stato chiuso nel 2021 dopo un’indagine lacunosa condotta dalla Procura e del ROS di Firenze. L’archiviazione del procedimento per omicidio a carico di Bevilacqua è avvenuta a mia insaputa e senza informare i familiari delle vittime con una palese violazione del codice di procedura penale.

Questa decisione (o grave dimenticanza?) ha impedito alle parti offese di rilevare errori e lacune, e di opporsi tempestivamente chiedendo un approfondimento investigativo.

Sul finire del 2020 ero stato informato che la Procura di Siena aveva prelevato il DNA di Bevilacqua, poi condiviso con la Procura di Firenze, che a due anni e mezzo dall’avvio del procedimento non lo aveva ancora acquisito.

Cimitero Americano di Firenze. Credit: Meriadoc Brandibuck

Bevilacqua è morto il 23 dicembre 2022 all’età di 87 anni senza mai essere sentito da un magistrato fiorentino né come parte offesa né come indagato.

Fino al 2024, il Dipartimento di Giustizia non è mai stato contattato dalla Procura di Firenze per uno scambio di informazioni sull’ex funzionario americano.
Neanche gli uffici di polizia competenti per il caso Zodiac sono stati informati dagli inquirenti fiorentini, sebbene abbia messo in evidenza più volte che avevano prove fisiche per eventuali confronti.
Non parlo solo del DNA, ma anche delle impronte parziali di mano insanguinate nel taxi di Paul Stine, ucciso da Zodiac l’11 ottobre 1969.

Nel 2022, il pm Luca Turco, titolare del caso Mostro e del mio procedimento per diffamazione, ha negato un approfondimento dell’indagine chiesto dalle mie legali.

Dopo l’archiviazione del fascicolo Bevilacqua ottenuta senza avvertire le parti offese, ha ritenuto che fosse superfluo effettuare un controllo prima di chiedere il mio rinvio a giudizio, ottenuto dallo stesso gip Mancuso.

In basso, un’email del 31 marzo 2022 in cui sollecitavo l’assistente del pm, il luogotenente dei Carabinieri Liberato Ilardi, a contattare gli investigatori americani per le impronte, fornendogli un contatto con un detective che si occupava del caso Zodiac.

Tentativo inutile.

Per far capire quanto sia stata lacunosa l’indagine su Bevilacqua coordinata dal pm Turco e condotta sul campo dal comandante del ROS di Firenze dell’epoca, Giuseppe Colizzi, basti dire che agli atti del fascicolo archiviato non c’è alcun controllo sui trascorsi di Bevilacqua che non provenga dalle mie ricerche.

In sei anni, la Procura non è neanche riuscita a rintracciare il verbale delle dichiarazioni sul caso Pacciani che Bevilacqua ha reso ai Carabinieri nel ’92 e che dovrebbero essere all’interno del fascicolo processuale in custodia dei titolari dell’inchiesta.


Identikit del Mostro e di Zodiac. Solo quello americano a destra è basato su un avvistamento certo del serial killer

Anni ’60 – ’80. Il Mostro di Firenze e Zodiac
Il Mostro è un serial killer che prende di mira coppie appartate nella campagna fiorentina tra il ’74 e l’ ’85 uccidendo 14 giovani con la stessa pistola, probabilmente una Beretta. Infierisce sul corpo della maggior parte delle donne uccise, in alcuni casi asportandone il pube (nell’ ’81, ’84, ’85) e il seno sinistro (ultimi due attacchi).

Nell’ ’82 la serie viene collegata a un altro possibile duplice omicidio risalente al ’68, ma non sarà attribuito con certezza al serial killer. L’originaria sentenza del ’73 che condannava il marito di una delle vittime, Stefano Mele, non verrà mai revisionata.

Il serial killer americano autoproclamatosi “Zodiac” agisce prima del Mostro.
Il picco della sua attività “ufficiale” è riconducibile al biennio ’69 – ’70, quando a San Francisco e nel nord della Baia uccide cinque persone, inviando lettere e messaggi cifrati, soprattutto alla stampa.
L’inizio certo della sua attività risale al 20 dicembre 1968 (giorno del 33° compleanno di Joe Bevilacqua), con l’omicidio di una coppia nei dintorni di Vallejo, ma la prima rivendicazione, a seguito di un nuovo attacco, arriva nel luglio del ’69.

Come il Mostro, Zodiac prende di mira coppie. Ne aggredisce quattro nelle cosiddette lovers’ lane, stradine e piazzole in aree remote dove i giovani si riparano in cerca di intimità, e uccide un taxista dopo essersi fatto trasportare in una zona residenziale di San Francisco vicino alla base militare del Presidio.

A Zodiac vengono attribuiti “ufficiosamente” due altri possibili delitti. Quello di Cheri Jo Bates, nel ’66 a Riverside (confermato da Zodiac nel ’71). E di Donna Lass, nel ’70, nell’area del lago Tahoe. Entrambi commessi in California, così come l’omicidio del ’62 del taxista Ray Davis, di recente annoverato fra i suoi possibili crimini.

“Zodiac” ruba il suo nomignolo e la croce celtica con cui si firma a una marca di orologi. È noto soprattutto per la sua “loquacità”.
Scrive una ventina di lettere, soprattutto al San Francisco Chronicle, allegando anche messaggi cifrati.

Lettera di Zodiac con il codice Mount Diablo. Qui la soluzione

La criminologa Sharon Pagalin Hagan la definisce una “bizzarra tecnica di marketing”. L’intento è avere visibilità sui media americani.

L’ultima missiva attribuita al serial killer americano risale al 29 gennaio 1974, ed è spedita al Chronicle dopo una pausa di circa tre anni. Un addio. Deveve avere circa una quarantina d’anni, stando alle testimonianze del ’69.

Il Chronicle sull’ultima lettera di Zodiac. Dove sarà stato fra il ’71 e il ’74 il serial killer?

Spesso si legge che il Mostro, a differenza di Zodiac, abbia ucciso solo coppie. Non è così.
Si tratta soltanto di un assunto.
Negli anni ’80, gli inquirenti scelgono di circoscrivere le indagini sul serial killer ai delitti in cui è stata utilizzata la stessa arma.
Come nel caso di Zodiac, è ritenuto possibile che il Mostro abbia fatto altre vittime prima, durante e dopo gli omicidi che gli vengono attribuiti ufficialmente.

Il Mostro spedisce un solo messaggio, alla fine della scia di sangue che ha voluto rivendicare. Ma in quell’unico testo ci sono una peculiarità (in basso) e un riferimento all’acqua compatibili con Zodiac.

Joe Bevilacqua
Inizio a occuparmi della vicenda Mostro nel gennaio 2017.
Sospetto che quella serie omicidiaria possa essere collegata alla scomparsa di Zodiac in California nel ’74.
Le ragioni sono molteplici. Approfondisco qui.
Tolta l’introspezione psicologica desunta dalle informazioni parziali, le somiglianze del modus operandi erano molte. Vittime, uso dell’arma da fuoco, strategia per aggredirle. I dati che però mi hanno colpito sono stati altri:

  • l’anomalia degli omicidi seriali di coppie in Italia (a oggi il caso Mostro è l’unico noto);
  • la compatibilità cronologica fra i due casi;
  • la presenza, negli atti del Processo Mostro, di un cittadino statunitense compatibile con le informazioni disponibili su entrambi i serial killer (in particolare Zodiac).

In basso, un articolo del ’74 sul parere criminologo Franco Ferracuti che consiglia alla polizia italiana di concentrare la ricerca sulla nutrita comunità anglosassone fiorentina per via della peculiare connotazione dei duplici omicidi, anomali nel contesto italiano ma con diversi precedenti nel Nord Europa e, soprattutto, negli Stati Uniti.

Il Mostro fa la sua prima comparsa certa in Toscana poco tempo dopo il commiato di Zodiac, il 14 settembre 1974.

In quell’intervallo di sette e mesi e mezzo, nel luglio del ’74 (avrò la certezza dai documenti del governo americano che metto a disposizione qui), l’italo-americano Joe Bevilacqua, futuro testimone del processo Pacciani, si congeda dal’esercito e si trasferisce al Cimitero Americano di Firenze, alle dipendenze dell’ABMC.

Foto di Bevilacqua risalente agli anni ’90

Scoprirò che Bevilacqua stazionava in Italia dal ’71, a Camp Darby, vicino a Pisa, e che nel ’74 un suo ex compagno d’armi di cui mi parlerà, Raymond D’Addario, si era da poco trasferito a Santa Rosa, a nord della Baia di San Francisco. Queste due informazioni sono compatibili con la sparizione di Zodiac fra il ’71 e il ’74 e l’inivio isolato della sua ultima lettera.

Bevilacqua era già stato a Livorno a metà degli anni ’60, quando era diventato investigatore nel 5° CID, sotto la supervisione del suo comandante Robert Colombo. Negli anni successivi, è stato in Vietnam e ha svolto varie attività investigative sotto copertura che lo hanno portato anche in California. Ne parlo qui.

“Testimone oculare”
Il 6 giugno 1994, Bevilacqua depone al processo Pacciani sugli omicidi del Mostro dichiarando di aver identificato il principale sospettato della Procura di Firenze, il contadino Pietro Pacciani, in uno sconosciuto avvistato vicino all’ultima scena del crimine.

Negli stessi giorni, avrebbe notato due volte le vittime accampate lungo Via Scopeti a Falciani e, poi, nella piazzola dove sarebbero state uccise, situata vicino al cimitero monumentale americano di cui Bevilacqua era direttore.

Gli avvocati di Pacciani, Rosario Bevacqua e Pietro Fioravanti, cercano di mettere in cattiva luce la testimonianza di Bevilacqua.
In particolare, il suo quasi omonimo, dopo un confronto fra il teste e l’imputato si avvicina al presidente della Corte Enrico Ognibene dicendo:

"Se fosse lui il Mostro?"
“Se fosse lui il Mostro?”

Forse è una strategia difensiva. Ma nel 2004, l’avvocato Fioravanti non ha alcunché da difendere. Pacciani è morto da sei anni quando il suo ex difensore viene sentito da Giuttari, responsabile del GIDES, e dall’ufficiale Davide Arena, su delega del sostituto procuratore di Perugia Giuliano Mignini nell’ambito delle indagini sulla morte di Francesco Narducci (qui le dichiarazioni complete).

Fioravanti ricorda che Pacciani ha mormorato la parola “infame” quando si è avvicinato a Bevilacqua durante il confronto sull’altezza.
Secondo l’avvocato, l’italo-americano sapeva qualcosa di più di quanto abbia riferito al processo.

I colloqui e l’ammissione
Dopo le iniziali ricerche, il 7 aprile 2017 chiedo che venga recapitato un messaggio a Bevilacqua.
La mia interlocutrice è una sua ex collega dell’ABMC, la direttrice del Cimitero Americano di Roma-Sicilia Melanie Resto.

Nel messaggio (in basso) chiedo a Bevilacqua una consulenza per una biografia di un soldato americano dal passato poco conosciuto che forse ha prestato servizio nella polizia militare in California al tempo del Vietnam.

Bevilacqua ha di aver fatto parte della “polizia criminale” nell’udienza del ’94.
Se fosse davvero Zodiac, capirebbe l’allusione.

Sono sette in sei giorni i colloqui del 2017 fra me e Bevilacqua riscontrati dal ROS nella loro analisi dei tabulati telefonici.

  • 26 maggio
  • 27 maggio
  • 30 giugno
  • 28 luglio
  • 9 agosto mattina
  • 9 agosto pomeriggio
  • 10 agosto

Durante i colloqui con Bevilacqua lo interrogo sulla sua vita, sulle vicende criminali del Mostro e di Zodiac. Il 30 giugno mi propongo come suo “biografo”, anche se sa che vado a trovarlo perché sospetto un suo coinvolgimento in entrambi i casi.

Forse perché ha un’età in cui le persone vogliono raccontare la propria vita (81 anni), forse perché dopo avermi incontrato mi ritiene inoffensivo, non disdegna di darmi qualche indizio per confermarmi chi è.

Il gesto più simbolico, credo, è sottopormi un vecchio album fotografico con una croce celtica disegnata a matita sul frontespizio. La croce celtica era il simbolo di Zodiac.
Nomignolo e simbolo sono stati presi da una marca di orologi.

Il 12 settembre 2017, al telefono ammette di essere responsabile dei crimini di Zodiac e del Mostro dopo la lettura della soluzione stilizzata del nome cifrato di Zodiac basata su una sua indicazione. Lo sollecito a costituirsi.

Non registro la telefonata. Il motivo è etico-professionale. Bevilacqua si sta confidando e io mi sono proposto come suo “biografo”. Da giornalista, non ritengo corretto registrarlo di nascosto.

Anche se retrodaterò di un giorno la “telefonata dell’ammissione” per una svista, i tabulati (prossima immagine) confermano la mia versione degli eventi.

La telefonata inizia con il sottoscritto che dice a Bevilacqua di avere la soluzione del nome cifrato di Zodiac.
Lui risponde:

"Non parliamo di queste cose al telefono."

Lo ignoro e gli leggo la soluzione con il suo nome.
Lui replica spaventato:

"Lo sapevano."

Si riferisce ai colleghi Robert Colombo e Raymond D’Addario. Cerca di farmi credere che sapessero o sospettassero di lui, ma non spiega il motivo. Lascia la frase a metà.
Gli chiedo perché non si è costituito e mi dice che non lo ha fatto “per non mettere nei guai altri”. “I tuoi familiari?” chiedo.

"Sì."

Cerco di convincerlo a costituirsi.
Risponde che non si può dimostrare che si trovava in California perché all’epoca lavorava sotto copertura e risultava assegnato in altri luoghi.
Ritento. E risponde:

"Sai quanto tempo è passato?"

Replico che l’omicidio non va in prescrizione. La conversazione prosegue.
Alla fine Bevilacqua sembra convincersi a costituirsi.
So che la moglie Meri Torelli è all’ascolto, perché sento un suo lamento in sottofondo quando il marito mi chiede:

"Cosa devo portare? 
La pistola?
Porto la pistola?"

Suggerisco all’anziano italo-americano un avvocato penalista di mia conoscenza, Francesco Moramarco, per aiutarlo a costituirsi.
Un’interferenza anomala mi fa credere che siamo intercettati. Bevilacqua si stizzisce perché non riesce a sentire il numero dell’avvocato.

Interviene la signora Torelli, che lo annota senza chiedere perché.

Dopo l’ammissione, nella notte, mi reco a Firenze per accompagnare Bevilacqua dai Carabinieri. Lo chiamo. Ha cambiato idea.
Litighiamo e da allora non ci sentiremo più.

Maggiori dettagli sull’ammissione sono disponibili qui.

Dopo le prime segnalazioni infruttuose nel 2017 e un colloquio con i Carabinieri di Monza nel febbraio 2018, decido di presentare una denuncia formale.
Il 1 marzo 2018, racconto l’accaduto ai Carabinieri di Lecco come persona informata sui fatti.
Il 16 aprile vengo sentito in Procura a Firenze informalmente. Preavviso gli assistenti del titolare dell’indagine sul caso Mostro, l’aggiunto Luca Turco, che divulgherò la notizia dell’ammissione. E così avviene, il 29 maggio, sul Giornale.

A scanso di equivoci, da subito ci sono riscontri della mia attendibilità, anche se sia Bevilacqua sia la moglie negheranno l’ammissione.
Ne parlo qui.

2018. Una “pista morta”
L’ammissione di colpa di Bevilacqua non è stata registrata e questo fatto dovrebbe rimanere riservato.

Purtroppo, già tre giorni dopo l’avvio effettivo delle indagini, il 2 giugno 2018, la Procura di Firenze comunica sulla Nazione che la mia denuncia sarebbe priva di riscontri. Una “pista morta” parafrasa l’autore dell’articolo Stefano Brogioni.

In questo modo, Bevilacqua, che il giorno precedente ha diramato una smentita dell’ammissione tramite il suo avvocato, può facilmente dedurre che manchi una registrazione.

2 giugno 2018, La Nazione. “La bufala Zodiac in tribunale”

Bevilacqua sentito a casa sua con i parenti
L’unico accertamento effettuato fino ad allora è stato ascoltare l’italo-americano come persona informata sui fatti. E già è incorso in una grave contraddizione (prossimo capitolo).

L’ex investigatore dell’Army CID con 20 anni di carriera nell’esercito, operazioni sotto copertura, un anno di guerra in Vietnam, è anziano ma lucido e autonomo. Stranamente, viene sentito dal ROS a casa sua e alla presenza di tre familiari (moglie, una figlia e il nipote), invece che nella poco distante stazione dei Carabinieri di Sesto Fiorentino.
I motivi sarebbero l’età e lo stato di “apprensione”, sostiene il comandante del ROS Colizzi nella sua nota del 2 giugno 2018.

Questa decisione presa da di chi conduce le indagini all’epoca impedisce di prelevare il DNA.

Alla lacuna rimedierà nel 2020 la Procura di Siena, sostituto Nicola Marini. Su sua iniziativa il DNA di Bevilacqua verrà acquisito e poi messo in condivisione nel database del Ministero degli Interni.

La Procura di Firenze si opporrà a trasmettere il profilo genetico di Bevilacqua alle autorità statunitensi per un controllo con i campioni del caso Zodiac. Lo farò di persona per indagini difensive nel novembre 2023.


Le dichiarazioni di Bevilacqua del 2018
A parte l’ammissione, l’ex direttore del Cimitero Americano di Firenze non contesta direttamente i contenuti dei nostri colloqui nelle dichiarazioni ai Carabinieri del 30 maggio 2018. E nemmeno nella sua querela, dove si limiterà a insinuare falsità sui miei appunti, probabilmente temendo le informazioni sui suoi spostamenti “non ufficiali” in California.

Nel verbale del ROS da lui sottoscritto, Bevilacqua non scende nel dettaglio dei nostri colloqui, se non per fare qualche insinuazione sulla mia buona fede, dando un’informazione sbagliata sul nostro primo contatto e omettendo le telefanate all’avvocato penalista del 12 settembre 2017.

Sostiene di essere stato in California solo con la famiglia e per andare in Vietnam.
Afferma di “non ricordare” di essere stato a Riverside, probabile teatro di un omicidio di Zodiac nel ’66.

D’altronde, se ho detto la verità, che cosa dovrebbe dire?

Ci sono molte omissioni e molti errori, voluti o meno, in queste dichiarazioni, che sarebbero facilmente riscontrabili se la Procura valutasse i documenti del governo americano che consegno loro a partire dal 2018.
Ci sono testimoni che potrebbero essere ascoltati per vagliare i trascorsi di Bevilacqua.
Uno di loro è il tenente colonnello Mark Reese, a capo di Bevilacqua nel ’68 in Vietnam.

Reese fornisce un riscontro al mio racconto sulle attività sotto copertura di Bevilacqua nell’Army CID che cito nei miei appunti visionati dai Carabinieri del RaCIS nel 2018.

L’attività di Bevilacqua nella “polizia criminale” (sua definizione del 1994) non trapela mai nelle dichiarazioni ai Carabinieri e nella sua querela.
D’altronde, a me ha detto che in California era andato per indagini sotto copertura e che non c’erano prove ufficiali su quegli spostamenti. Lo sapevano i suoi colleghi, Raymond D’Addario e Robert Colombo. Forse altri investigatori CID.
Colombo è morto qualche settimana dopo le dichiarazioni di Bevilacqua, alla fine di giugno 2018.

Bevilacqua, durante i colloqui, non mi ha voluto parlare del suo “lavoro”, ma mi ha dato un indizio, dicendomi di avere lavorato nell’indagine sulla “Khaki Mafia”. Una maxi inchiesta del CID su più continenti focalizzata su un’azienda californiana gestita da un gruppo di militari.
Mi ha anche consigliato di leggere l’omonimo romanzo-verità di June Collins e Robin Moore che aveva nella sua libreria.

Nel 2022, segnalerò alla polizia americana le indagini dei CID sulla Khaki Mafia svoltesi a San Francisco in concomitanza con l’attività di Zodiac, scovate dopo un lungo lavoro di ricerca.
Le metto a disposizione qui nella ricostruzione documentata dell’inchiesta giornalistica che ho pubblicato qui.

La nuova versione di Bevilacqua su Pacciani
C’è un’informazione che conferma la mia attendibilità già il giorno dopo l’avvio degli accertamenti sulla mia denuncia, ma viene completamente omessa dai Carabinieri del ROS e dalla Procura di Firenze nell’indagine su Bevilacqua che verrà archiviata nel 2021.

Il 16 aprile 2018 consegno agli assistenti del pm Turco, gli ufficiali di PG Liberato Ilardi e Andrea Giannini, un resoconto dei colloqui con Bevilacqua. Li informo che, a differenza di quanto dichiarato nel ’94, l’italo-americano conosceva Pacciani già al tempo dei crimini del Mostro. Lo scriverò anche nei miei primi articoli.

La Procura non lo sapeva.

Nel ’94, al processo a Pacciani, Bevilacqua ha identificato l’imputato in uno “sconosciuto” visto nei paraggi della scena del crimine dell’ ’85, in un giorno antecedente al delitto.
L’allora funzionario dell’ABMC ha ribadito più volte di non sapere chi fosse all’epoca dell’identificazione.

Nelle sue dichiarazioni verbalizzate dai Carabinieri il 30 maggio 2018, Bevilacqua conferma di essersi imbattutto più volte in Pacciani nel periodo in cui ha lavorato a Firenze (1974 – 1988).

Pacciani effettivamente frequentava la zona dove è situato il Cimitero Americano di Firenze, nei pressi dell’ultima scena del crimine del Mostro, ed era una figura nota nella comunità della limitrofa di San Casciano in Val di Pesa.

Di certo, questa nuova versione oltre a confermare la mia attendibilità contraddice la testimonianza resa da Bevilacqua al processo del ’94, quando ha dichiarato di non conoscerlo.
Testimonianza che era stata definita “attendibile” e aveva supportato la condanna all’ergatolo del “Vampa” in primo grado.
Una vera e propria falsa testimonianza, cioè.

Gli inquirenti hanno un riscontro di una palese falsa testimonianza dell’italo-americano già il giorno successivo all’avvio dell’attività investigativa del ROS sulla base della mia denuncia.

Il fatto non è di dominio pubblico e dovrebbe confermare la mia attendibilità. E cosa decidono di fare invece?
La omettono completamente.
Non c’è un singolo atto del fascicolo archiviato su Bevilacqua in cui venga evidenziata la giravolta di Bevilacqua dai responsali dell’indagine sul Mostro.

Quale criterio seguono per scartarla? E perché, solo due giorni dopo avere appreso questa grave contraddizione, comunicano alla Nazione che non ci sono riscontri alla mia denuncia in violazione della legge?

L’italo-americano doveva apparire davvero poco sospetto agli occhi degli abili detective fiorentini.
In fondo, ha solo confermato di avere visto le ultime vittime del Mostro il giorno prima del loro omicidio, accampate nella piazzola del delitto in Via Scopeti vicino al cimitero americano dove abitava, nelle stesse ore in cui deve averle notate anche il Mostro.

La “recente” versione di Bevilacqua sulla sua conoscenza di Pacciani viene ribadita dalla contradditoria testimonianza della moglie Meri Torelli al mio processo per diffamazione nell’udienza del 12 ottobre 2023.

La signora Torelli ha sposato Bevilacqua nell’agosto ’84.
Prima di trasferirsi a San Casciano in Val di Pesa, viveva poco distante dalle abitazioni di Susanna Cambi (uccisa dal Mostro nell’ ’81) e di Gabriella Caltabellotta, possibile vittima del serial killer, secondo alcuni ricercatori, uccisa qualche mese prima delle nozze Bevilacqua-Torelli.

La sentenza Pacciani di primo grado ci informa che nel verbale “irreperrito” delle sommarie informazioni testimoniali del 14 luglio 1992, la signora Torelli sarebbe stata al fianco di Bevilacqua in auto quando, nei giorni dell’ultimo delitto attribuito al Mostro, il marito avrebbe visto le vittime nella piazzola di Via Scopeti dove sarebbero state uccise, a una decina di minuti di cammino dal cimitero dove abitavano.

Va aggiunto a questa “parentesi” familiare che il marito della figlia Anna Maria Bevilacqua è originario di San Francisco.

Uno dei tanti dettagli trascurati dagli inquirenti finora. Di certo, non risulta che Bevilacqua e i suoi familiari li abbiano informati al riguardo. Io però l’ho fatto nelle mie integrazioni alla denuncia del 2021, di poco successive a un’archiviazione di cui né io né le parti offese abbiamo saputo nulla fino al 2022.

La madre del genero di Bevilacqua, la signora Luanne Fordemwalt, frequentava la stessa zona colpita da Zodiac ai tempi dei suoi crimini.
Dettagli disponibili qui.

Un signor “nessuno” solo all’apparenza
I funzionari della Procura di Firenze incaricati del caso Mostro sono stati avvertiti sin dal 16 aprile 2018, durante un colloquio informale al palazzo di giustizia, che Bevilacqua non era realmente un signor “nessuno”, a differenza di quello che si poteva credere dalla sua ambigua deposizione del ’94.

Già all’apoca avevo informato gli inquirenti che Bevilacqua, reduce pluridecorato del Vietnam, con 20 di carriera militare alle spalle, era un ex investigatore dell’Army CID con all’attivo operazioni sotto copertura.

Ho anche portato un primo riscontro sul fatto che Bevilacqua risiedesse nell’area principale degli omicidi del Mostro già dal luglio ’74, cioè da prima dell’inizio accertato dei delitti del serial killer, per trasferirsi a Nettuno nel dicembre ’88, tre anni dopo l’apparente fine della serie omicidiaria.

Bevilacqua stesso nelle sue dichiarazioni nell’udienza del ’94 aveva affermato anche di aver visto le ultime vittime del Mostro nei giorni antecedenti all’omicidio commesso vicino alla sua abitazione. Circostanza ribadita ai carabinieri nel 2018.

Un possibile indizio sul coinvolgimento di un americano negli omicidi delle coppie a Firenze era emerso dalle indagini della Procura degli anni passati.

Durante un colloquio in carcere intercettato fra Mario Vanni, presunto complice di Pacciani, e l’amico Lorenzo Nesi, nel 2003, Vanni ha sostenuto che il vero autore degli omicidi fosse un americano che avrebbe detto di chiamarsi “Ulisse”, come l’eroe di Omero. Un “nero”.
Pacciani lo avrebbe incontrato in un bosco.

Nello sbobinato viene utilizzata la parola “negro”.
In un incontro di agosto 2017, ho mostrato uno stralcio di questa conversazione a Bevilacqua.
Dopo averlo letto era furente. E ha sbottato:

"Penso che lo uccideranno." 
"Penso che uccideranno Vanni."

Bevialcqua non sapeva che il postino fosse morto e non l’ho aggiornato (sosteneva che i familiari gli facessero leggere solo Famiglia Cristiana e non usava lo smartphone).

L’ho tranquilizzato informandolo che la polizia riteneva che Ulisse fosse un uomo di colore e lo aveva identificato in Mario Robert Parker, un giovane italo-americano deceduto nel ’96 che aveva abitato negli anni ’80 a Villa La Sfacciata, vicino alla scena del crimine di Giogoli.

Ad additare la foto di Parker alla polizia, dopo il colloquio Vanni-Nesi, è stata la poco attendibile Gabriella Ghiribelli. Secondo la testimone, “Uly” non era una persona di colore.

Ho taciuto a Bevilacqua il fatto che questa identificazione sia rimasta incerta.

Per quanto Vanni faccia un po’ di confusione nel racconto su Ulisse, ci sono alcune informazioni che mi hanno fatto insospettire.

Primo, il luogo dove il Vampa avrebbe incontrato “Ulisse” è un bosco, come quello di Scopeti dietro al Cimitero Americano dove Bevilacqua si sarebbe effettivamente imbattuto in Pacciani.

Secondo, nel 2018 ho scoperto una coincidenza molto sospetta nel tentativo di spiegare la decifrazione del nome di Zodiac.

Nell’immagine del cipher in alto metto in evidenza come il serial killer americano abbia ricopiato i simboli da due iscrizioni antiche trovate in due libri. Il primo a sinistra è stato divulgato per la prima volta dal ricercatore Tom Voigt sul sito zodiackiller.com.

Nel secondo a destra, sono incappato personalmente nella pagina di Wikipedia inglese sull’alfabeto Brahmi mentre cercavo il simbolo a forma di ancora.

Nel tentativo di capire perché avesse inserito la M fra le due iscrizioni ho provato a sostituire i simboli del testo cifrato con le lettere del nome Bevilacqua.

È saltato fuori “Bekim”.

Una ricerca su newspapers.com sui giornali di San Francisco nel 1970, quando Zodiac ha inviato il messaggio, ha confermato i risultati di Google.

Spunta il nome “Bekim” nella decifrazione del nome di Zodiac. È il nome dell’attore che ha interpretato “Ulisse” in un noto sceneggiato RAI degli anni ’60

Si tratta di un plausibile riferimento Bekim Fehmiu, attore serbo-albanese diventato celebre in Italia negli anni ’60 -’70 nel ruolo di Ulisse nella serie tv “Odissea”.

Una delle numerose repliche di “Odissea” è andata in onda in prima serata sul primo canale della RAI nel luglio ’74, esattamente quando Bevilacqua si è trasferito al Cimitero Americano di Firenze.

Zodiac aveva mandato la sua ultima lettera attribuita qualche mese prima, facendo il solito riferimento all’acqua, o meglio, a un annegamento. Di lì a poco, il Mostro sarebbe comparso nel Mugello.

Il riferimento è plausibile perché, mentre la lettera di Zodiac veniva affrancata il 20 aprile 1970, Fehmiu era protagonista di un costoso film hollywoodiano in proiezione in vari cinema nell’area di San Francisco, “The adventurers” (prossima galleria).

È questo che mi fa dire che nel racconto di Vanni, sempre restio a parlare del Mostro a chi lo aveva indagato e processato, ci deve essere per forza qualcosa di vero.

Primi indizi sul collegamento Zodiac-Mostro
Già sulla base delle informazioni date alla Procura nel 2018, si poteva ritenere possibile un collegamento fra Zodiac e il Mostro.
Non era soltanto una questione teorica, come qualche mio detrattore ha voluto far credere.

Certo, c’era la compatibilità cronologica e la vittimologia che effettivamente accomunavano i due serial killer. Entrambi, infatti, hanno preso di mira coppie nelle lovers’ lane, zone remote della campagna dove le coppie si appartano in cerca di intimità.

9 giugno 1981, La Nazione intervista l’antropologo Tullio Seppilli a margine del duplice omicidio di Scandicci

C’era anche l’anomalia di questo tipo di omicidi seriali di tipo sadico sessuale ai danni di coppie in Italia, riscontrati invece all’estero, soprattuto in Nord Europa e nei paesi anglossassioni, come evidenziato già negli anni ’80 dall’antropologo Tullio Seppilli (in alto), dal criminologo Franco Ferracuti (Die Welt, 6 agosto 1984) e infine anche dall’equipe dell’Università di Modena consultata dalla Procura a metà degli anni ’80 (Francesco De Fazio, Ivan Galliani, Salvatore Luberto).

A questo si combinava la peculiarità del territorio fiorentino che, come afferma Ferracuti nel citato articolo in tedesco che mi è stato segnalato solo recentemente, ospita una discreta comunità di stranieri residenti.

Ma alla fine, c’era soprattutto lui, Joe Bevilacqua, con il suo passato.

Non tutto era confinato alla “coincidenza” dell’essere arrivato a Firenze proprio nei 7 mesi e mezzo fra la scomparsa di Zodiac e la prima apparizione certa del Mostro.

Si aggiungeva la teoria dell’acqua sul serial killer americano di cui ho parlato nel primo articolo su tempi.it, che poi è stata riscontrata anche nel caso Mostro, quando nel 2020 la ricercatrice Valeria Vecchione ha scoperto la rivista utilizzata per l’unico messaggio spedito dal serial killer “italiano”.

Una firma, forse. Come il nomignolo adottato dal serial killer americano. “Zodiac”.

Il nomignolo e la croce celtica di Zodiac sono stati “sottratti” dal serial killer a una marca di orologi

Negli anni ’50, ’60, il battage del prodotto di punta della marca di orologi Zodiac, da cui il serial killer ha copiato nomignolo e croce celtica, il “Sea Wolf”, era incentato sulle sue qualità “subacquee”. Sopra una pubblicità del ’67 recita:

" Un orologio da sub? L'unica volta che sono sotto l'acqua è in doccia."

Zodiac rinuncia al suo nomignolo nella ultima lettera certa, affrancata il 29 gennaio 1974.

Dopo una pausa di quasi tre anni, ricontatta il San Francisco Chronicle, ma invece di firmarsi “Zodiac” con la croce celtica, cita un passaggio su un annegamento tratto dall’opera a cui il serial killer potrebbe avere assistito nel teatro delle scuole della consuocera di Bevilacqua, il “Mikado” .

Il serial killer “enigmista” vuole lasciare i lettori con un ultimo indovinello legato alla propria identità.
Così, subito dopo aver scritto “firmato il sinceramente vostro” cita:

"Si tuffò 
nell'onda spumosa
e un'eco emerse dalla
tomba del suicida

titwillo titwillo titwillo"

La “tomba del suicida” è l’acqua in cui il soggetto del racconto si annega.
Nel video in basso, la strofa viene recitata dall’attore australiano Mitchell Butel, che la adatta a pennello alla scena, rendendola più comprensibile.

Ultima firma attribuita a Zodiac
“S’immerse nell’onda spumosa e un’eco emerse dalla tomba del suicida…”

2021. L’archiviazione in sordina
Tutto si poteva dire, meno che non ci fossero indizi evidenti sul possibile coinvolgimento di Bevilacqua negli omicidi del Mostro.

Dopo un’indagine approssimativa, con errori (non si sa come i Carabinieri non vedono “la telefonata dell’ammissione”), sviste e omissioni, è quello che arriva a dire il pm Turco nella sua richiesta di archiviazione.

Sul caso Bevilacqua, il suo ufficio non ha mai contattato il Dipartimento di Giustizia americano anche solo per uno scambio di informazioni.

E dire che gli stessi consulenti del RaCIS interpellati nel 2018 dai Carabinieri avevano sottolineato l’interesse psico-criminologico della biografia di Bevilacqua.

Nessun controllo sulla biografia di Bevilacqua è stato svolto dagli inquirenti di Firenze.

Al 2023, gli unici documenti sui trascorsi di Bevilacqua (condivisi in questo post) sono stati depositati da me, fra il 2019 e il 2021, rimanendo ignorati a quanto pare.
Non sono stati nemmeno valutati.

Il 6 aprile 2021, l’indagine per omicidio su Bevilacqua è stata archiviata dal gip Gianluca Mancuso su richiesta del pm Turco, a mia insaputa e soprattutto a insaputa dei familiari delle vittime, che in violazione del codice di procedura penale non sono stati avvisati dalla Procura.

Così è stato impedito alle parti offese di rilevare errori e lacune, e di opporsi in tempo chiedendo un approfondimento dell’indagine.

La chiusura del caso Bevilacqua è avvenuta in sordina. L’ultima informazione che mi era stata data era il suo DNA fosse stato acquisito sul finire del 2020 dalla Procura di Siena.
Complice il fatto che nemmeno i parenti delle vittime ne fossero stati informati, la notizia dell’archiviazione non è mai stata resa pubblica fino a quando non l’ho segnalata al cronista della Nazione Stefano Brogioni nel febbraio 2022.

Nel marzo 2022, il pm Turco si è opposto alla richiesta dei miei legali di un approfondimento dell’indagine e di trasmettere il profilo genetico di Bevilacqua alle autorità americane, ottenendo il mio rinvio a giudizio per diffamazione, disposto dallo stesso gip Mancuso.

L’87enne Bevilacqua è deceduto un mese e mezzo dopo, il 23 dicembre 2022, senza essere mai sentito da un magistrato fiorentino né come indagato né come parte offesa.

Contatti con le autorità USA
Sin dal 2018, ho fornito informazioni agli investigatori americani che indagavano sul caso Zodiac.
Nel 2020, li ho messi a conoscenza dell’acquisizione del DNA da parte della Procura di Siena. Nel 2022, ho inviato all’SFPD un documento con il materiale raccolto sulla Khaki Mafia a cui Bevilacqua mi ha detto di avere partecipato e che si sono svolte nell’area di San Francisco ai tempi di Zodiac.
Nel novembre 2023, grazie a un’autorizzazione del sostituto Nicola Marini di Siena, ho trasmesso per indagini difensive il profilo genetico per un controllo.
Staremo a vedere che cosa accadrà.