L’inchiesta giornalistica su Joe Bevilacqua. Tappe della connessione Zodiac-Mostro

Finito di aggiornare il 20 aprile 2024

Questo è un articolo di approfondimento.
Si focalizza su come si è svolta l’inchiesta giornalistica che mi ha portato nel 2017 alla connessione Zodiac-Mostro e a Joe Bevilacqua (1935 – 2022), raccontandone i successivi sviluppi fino alla fine del 2023.

È una ricostruzione documentata.
Fra una tappa e l’altra, presento i risultati della mia ricerca.

Un’avvertenza. Questa è una storia vera, di fatti accaduti realmente, in parti vissuti di persona. A motivo del mio coinvolgimento personale, e della certezza di quanto ho visto e ascoltato, non posso essere imparziale.

Foto di Bevilacqua risalente agli anni ’90 reperita dal ricercatore Anonimo Veneziano

L’ultima tappa citata in questo post risale al novembre 2023, quando per difendermi nel processo per diffamazione scaturito da una querela dell’italo-americano ho trasmesso il suo profilo del DNA alle autorità statunitensi competenti per il caso Zodiac e all’ufficio dell’FBI in Italia, dopo avere ottenuto un’autorizzazione dal sostituto Nicola Marini, della Procura di Siena.

Prima di allora, il DNA di Bevilacqua, acquisito nel 2020 su iniziativa del pm Marini, non era stato mai messo a confronto con i campioni del caso Zodiac o inserito per una verifica nel database dell’FBI.


INDICE

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INTRODUZIONE
1. ZODIAC E IL MOSTRO
2. INIZIO DELLA RICERCA
3. DIFFERENZE E SOMIGLIANZE
4. LA FIRMA DEL SERIAL KILLER
5. JOE BEVILACQUA
6. I COLLOQUI DEL 2017
7. CONNESSIONE “MIKADO”
8. APPUNTI, CID E COLLEGHI
9. “UNDERCOVER”. SOTTO COPERTURA
10. KHAKI MAFIA
11. LA STRANA COINCIDENZA DI RIVERSIDE
12. LA TEORIA DELL’ACQUA
13. PARAD-ICE
14. ULISSE
15. “IL MIO NOME È JOE” E ALTRE DECIFRAZIONI
16. AMMISSIONE DI COLPA
17. LA DENUNCIA
18. LE VERIFICHE DEI CARABINIERI. BEVILACQUA E PACCIANI
19. STOP ALL’INDAGINE E ARCHIVIAZIONE

20. EPILOGO FINO AL DNA
POSTILLA: IL DEPISTAGGIO


INTRODUZIONE

Durante la mia inchiesta giornalistica sulla connessione Bevilacqua – Mostro di Firenze – Zodiac durata sette anni (2017 – 2024), ho raccolto molte informazioni utili ai fini investigativi. Non sono state rese pubbliche nella loro interezza in questi anni per evitare di dare informazioni a Bevilacqua.

Queste informazioni, in larga parte inoltrate alle autorità statunitensi, sono state da me allegate a due denunce nei confronti di Bevilacqua per omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco (2018, 2020) e a quattro integrazioni (2019, 2021).

In seguito sono state depositate nel mio processo per diffamazione attualmente in corso.

La loro messa agli atti presso la Procura di Firenze risale al periodo 2018 – 2021, cioè a tempo prima del decesso dell’87ennne italo-americano nel dicembre 2022.

I verbali degli inquirenti che attestano il deposito di tale documentazione, gli accertamenti dei Carabinieri nell’indagine su Bevilacqua per gli omicidi del Mostro scaturita dalla mia denuncia del 2018 archiviata nel 2021 e, da ultimo, le segnalazioni alle forze dell’ordine statunitensi competenti per il caso Zodiac vengono messi a disposizione del lettore su questa pagina.

I messaggi di Zodiac tradotti si trovano qui.

Connessioni fra Bevilacqua e l’area di San Francisco. Dettagli nei capitoli 5 – 10

L’articolo che segue è focalizzato su come si è svolta l’inchiesta giornalistica che mi ha portato nel 2017 a Joe Bevilacqua, raccontandone i successivi sviluppi fino al novembre 2023 (ultima tappa).

Contiene solo un breve riepilogo dei casi Zodiac e Mostro di Firenze.

Ho inserito a questo link una serie di siti web e forum che approfondiscono i due casi.
I libri su entrambe le vicende riempirebbero più scaffali. Ne citerò alcuni, non tutti quelli che ho letto e sono stati utili.


1. ZODIAC E IL MOSTRO

Gennaio 2017
Mi interesso al caso Mostro per un sogno (ne parlerò separatamente, così come di altri fatti correlati alla vicenda).
Qualche settimana dopo propongo un reportage sul Mostro ad Alessandro Giuli, direttore del settimanale Tempi fondato da mio padre Luigi.

Come molti ricercatori il mio interesse è l’esistenza di una possibile verità alternativa a quella giudiziaria.
Nel 2000, le accuse al contadino Pietro Pacciani e la sentenza di condanna definitiva dei cosiddetti “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, per alcuni degli omicidi attribuiti al “maniaco delle coppie”, hanno infatti prodotto una verità giudiziaria parziale.

Pietro Pacciani. Secondo le sentenze definitive del processo ai “compagni di merende”, il principale autore materiale dei delitti

Molti conoscitori della vicenda, magistrati compresi, nutrono dubbi sull’esito di quei processi. Fra i togati scettici ci sono: Francesco Ferri, presidente della Corte d’Assise che ha assolto Pacciani in appello nel ’96. Piero Tony, sostituto procuratore generale, e Daniele Propato, procuratore generale, che hanno rappresentato l’accusa in appello chiedendo l’assoluzione dei “compagni di merende” per gli omicidi del Mostro.

Dall’altra parte, il procuratore della repubblica Piero Luigi Vigna e il pm Paolo Canessa, entrambi convinti di essere sulla strada giusta.

Giancarlo Lotti, prima testimone, poi accusato

Zodiac
Dopo le prime verifiche, sospetto che dietro al Mostro, la cui attività principale nella provincia di Firenze risale agli ’80, possa celarsi “Zodiac”, un serial killer statunitense reso famoso dalle lettere e i messaggi cifrati che inviava alla stampa.
Zodiac ha colpito nell’area di San Francisco sul finire degli anni ’60. Come il Mostro, ha aggredito coppie appartate in cerca di intimità in zone isolate, stradine sterrate e piazzole di campagna, le cosiddette lovers’ lane.
In più di mezzo secolo, le forze dell’ordine di San Francisco, Vallejo, delle contee di Solano e Napa hanno indagato decine di persone ma non sono mai arrivate al nome di un sospettato solido e condiviso (il più noto è Arthur Leigh Allen), tanto meno a un processo, a differenza del caso Mostro.
Nonostante la quantità di lettere spedite alla stampa, né l’esperto calligrafico Sherwood Morrill né i suoi successori sono riusciti a individuare un soggetto con una grafia interamente compatibile con quella di Zodiac.

A sinistra, l’identikit di un uomo sospetto che viene usato come “icona” del Mostro. Solo il volto di Zodiac, a destra, è senz’altro riferibile al pluriomicida

Il Mostro e Zodiac sono cronologicamente compatibili.
La loro attività riscontrata dalle forze dell’ordine si svolge in due periodi distinti.

  • 1968 – 1974 → Zodiac (altri omicidi sospetti fra il ’62 e il ’70);
  • 1974 – 1985 → Mostro (collegato alle prove di un crimine del ’68, altri omicidi sospetti a partire dal ’72).

Gli attacchi certi di Zodiac sono quattro, distribuiti a San Francisco e a nord della Baia. Uno risalente al 20 dicembre 1968. L’unico a cui non è seguita alcuna rivendicazione immediata. Gli altri tre si sono registrati fra il luglio e l’ottobre del ’69.

L’età del serial killer all’epoca è compresa tra i 25 e i 45 anni stando alle testimonianze oculari. Ha un fisico corpulento. Tozzo, a detta della prima vittima sopravvissuta, Michael Mageau. Il colore dei capelli, invece, è sempre diverso: castano chiari, castano scuri, rossi. Forse indossa una parrucca.

Identikit di Zodiac del 18 ottobre 1969. L’altezza è 5′ 8”, circa 1.73 cm. I capelli vengono descritti castani con una probabile sfumatura “rossa”. Il serial killer dice di essersi travestito. Ipotizzo come nel capitolo 12

Le lettere che il serial killer spedisce, soprattutto al San Francisco Chronicle, sono una ventina e si concludono nel ’74.
I suoi omicidi potrebbero essere molti di più di quelli accertati. È lui stesso nei suoi messaggi a fornire via via conteggi di gran lunga maggiori, anche se la polizia crede che esageri per darsi importanza. Nell’ultima lettera ne rivendica 37.

Esistono collegamenti o analogie con almeno tre omicidi non attribuiti (al 2023), due localizzati nel sud della California (capitolo Riverside e Teoria dell’acqua), e uno sul lago Tahoe (capitolo Parad-ice). In un caso (Riverside), conferma di esserne l’autore. In un altro (lago Tahoe), potrebbe alludere a una sua responsabilità in una cartolina. In entrambi i casi, i riscontri risalgono a due messaggi del marzo 1971. Gli ultimi prima di una lunga pausa di tre anni e della lettera “di addio” del ’74.

L’attività riscontrata di Zodiac si può suddividere così.

  • 1968
    – Duplice omicidio di Betty Lou Jensen e David Faraday, Lake Herman Road, Benicia
  • 1969
    – Aggressione di Darlene Ferrin e Michael Mageau (sopravvissuto), Blue Rocks Spring park, Vallejo
    – Aggressione di Cecilia Shepard e Bryan Hartnell (sopravvissuto), lago Berryessa
    – Omicidio di Paul Stine, Washington e Cherry Street, San Francisco
    – Varie lettere a partire da luglio
  • 1970
    – Lettere fra aprile e ottobre
  • 1971
    – Due lettere a marzo
  • 1972 – 1973
    – Nessuna attività riscontrata
  • 1974
    – Unica e ultima lettera a gennaio

Il 31 luglio 1969, viene recapitato il primo messaggio cifrato di Zodiac diviso in tre parti, allegato ad altrettante lettere, a tre giornali della San Francisco Bay Area, il Vallejo Times-Herald, il San Francisco Examiner e il Chronicle, che è il principale destinatario della sua corrispondenza.
Il testo, decrittato dai coniugi Bettye e Donald Harden recita così:

Mi piace uccidere la gente perché è molto divertente è più divertente che uccidere la selvaggina nella foresta perché l’uomo è l’animale più pericoloso di tutti / uccidere mi dà l’esperienza più eccitante / è anche meglio che scopare con una ragazza / la parte migliore è che quando morirò rinascerò in paradiso e tutte le che ho ucciso (sic) diventeranno mie schiave / non vi darò il mio nome perché cerchereste di rallentare o fermare la mia collezione di schiavi per l'aldilà… Ebeorietemethhpiti.”

Ho decifrato l’anagramma finale utilizzando la parola chiave “paradice”.
Fra il ’71 e il ’74, Zodiac rimane in silenzio. Il suo ultimo messaggio attribuito è affrancato 29 gennaio 1974.
Non si fa più chiamare “Zodiac” ma nasconde la sua identità con un indovinello, un brano su un annegamento tratto dal “Mikado” di Gilbert e Sullivan (capitolo “Firma”).

Due lettere anonime inviate nei mesi successivi vengono considerate potenzialmente sue in due analisi dell’FBI del ’74.

  • 3 febbraio, l’autore si firma “un amico”;
  • 8 maggio, la firma è “un cittadino”. Nell’analisi di questa lettera, viene quasi esclusa una terza missiva inviata a luglio e firmata “red phantom”.

Nel ’91, il detective in pensione di Vallejo George Bawart (fonte) contatta lo psichiatra Larry Ankrom della celebre unità comportamentale dell’FBI che verrà consultata anche del caso Mostro (capitolo “inizio della ricerca”).
Ankrom, parafrasato da un rapporto della polizia, afferma che Zodiac:

"...probabilmente ottiene piacere nel ridicolizzare la polizia riguardo ai suoi omicidi tanto quanto nell'uccidere e rivivere gli omicidi".

E aggiunge che gli omicidi “stanno continuando”. Gli unici motivi che riesce a immaginare per cui potrebbe non essere così sono che:

"...si è trasferito dalla zona, o è morto, o la polizia è arrivata molto vicino a catturarlo."

Mostro di Firenze
I delitti del Mostro sono sette duplici omicidi ai danni di coppie appartate nella provincia di Firenze, commessi con la stessa arma da fuoco calibro .22, probabilmente una pistola Beretta.

Segue l’attività criminale accertata del Mostro.

  • 1974
    – Omicidi di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, Fontanine di Rabatta
  • 1975 – 1980
    – Nessuna attività riscontrata
  • 1981
    – Omicidi di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi, Mosciano
    – Omicidi di Susanna Cambi e Stefano Baldi, Calenzano
  • 1982
    – Omicidi di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi, Baccaiano
  • 1983
    – Omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, Via dei Giogoli, Firenze
  • 1984
    – Omicidi di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, Vicchio
  • 1985
    – Omicidi di Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili, Via Scopeti, San Casciano
    – Messaggio a Silvia Della Monica da San Piero a Sieve dopo l’ultimo delitto

Il collegamento del ’68
Nell’estate dell’ ’82, dopo il quarto attacco noto del Mostro, alla serie omicidiaria viene collegata l’uccisione di una coppia di amanti, Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, in una strada di Signa la notte del 22 agosto 1968. Il piccolo figlio di lei, Natale Mele, sdraiato sul sedile posteriore dell’auto attinta dai colpi di una pistola calibro .22 insieme alla coppia, è sorpavvissuto incolume all’agguato.

L’omicidio è maturato in un ambiente di emigrati di origine sarda. Locci aveva molti amanti ed è consolidata l’ipotesi che il movente sia stato la gelosia.

La connessione, che dà origine alla cosiddetta “pista sarda”, nasce dal ritrovamento di cinque bossoli e cinque proiettili sparati dalla pistola del serial killer in uno dei faldoni che compongono il fascicolo del reo confesso Stefano Mele, marito di Barbara Locci. Il processo Mele si è concluso con un secondo appello a Perugia nel ’73.

Il ritrovamento dei bossoli e dei proiettili di Signa non è così anomalo. Un esperto legale nel 2018 mi dirà che ogni tanto capita di trovare buste con prove di piccole dimensioni, anche proiettili e bossoli, nei vecchi fascicoli penali nei tribunali italiani.
Nello specifico del caso Mostro, l’importanza che riveste il ritrovamento, in grado di dare una direzione alle indagini collegando una serie di omicidi a un precedente, rende necessarie verifiche accurate.

Il fatto che i reperti si trovino fra le carte processuali e non nell’ufficio corpi di reato, dove avrebbero dovuto essere custoditi, significa che per un periodo di tempo indeterminato fra il ’68 e l’ ’82 sono stati alla mercé di chiunque abbia consultato il fascicolo, comprese le parti e, volendo, anche l’imputato. Il dubbio sulla loro provenienza è legittimo e non può essere preso alla leggera.
Sono davvero i bossoli e i proiettili del ’68? O qualcuno li ha sostituiti con i reperti del Mostro?

La perizia balistica del duplice omicidio di Signa non contiene foto al microscopio che diano certezze sull’identità dei reperti, ma descrizioni generiche. Sarebbe necessario un confronto con bossoli e proiettili rinvenuti nel fascicolo per verificare o escludere l’ipotesi di un depistaggio.
Questo controllo risulta essere effettuato solo a livello “informale”. Nessun parere verrà redatto da un consulente balistico a tal proposito (al 2023).

La scoperta delle prove
Come gli inquirenti arrivino nell’estate dell’ ’82 a ipotizzare il collegamento non sarà mai chiarito del tutto.
La versione ufficiale vuole che un maresciallo dei Carabinieri di stanza a Firenze, Francesco Fiori, abbia ricordato il delitto e ne abbia messo a conoscenza i colleghi. Alcuni dei quali si sono occupati del caso, come il colonnello Olinto Dell’Amico.

Al contrario, una richiesta del giudice istruttore Vincenzo Tricomi datata 29 ottobre 1982 attribuisce l’origine del collegamento a uno scrivente anonimo.
I Carabinieri smentiscono.

Nel 2002, a domanda del cronista della Nazione Mario Spezi (autore con Douglas Preston del libro “Dolci colline di sangue”), Tricomi aggiungerà alcuni dettagli alla sua versione, affermando che Fiori gli avrebbe portato all’attenzione un biglietto anonimo, anzi un ritaglio di giornale con una scritta.

Spezi e Preston scrivono:

"Può anche essere che quel maresciallo si sia ricordato del delitto del ’68, ma la verità è che ricevemmo un’informazione precisa”.

“Un’informazione? E da chi? Che tipo d’informazione?” lo incalzai, annusando una notizia clamorosa.

“Arrivò un biglietto”, riprese Tricomi per nulla agitato “un biglietto anonimo, scritto in stampatello. Anzi, la scritta era su un vecchio ritaglio di giornale che parlava dell’omicidio del ’68. Si leggeva: Perché non andate a rivedere il processo di Perugia contro Stefano Mele?”

A rafforzare la versione di Tricomi sarà una scoperta del ricercatore De Gothia.

Il 20 luglio 1982, poco prima che i reperti siano ufficialmente scoperti, sulla Nazione viene rivolto un appello niente meno che dal comando del nucleo investigativo dei Carabinieri che indaga sul Mostro, nei confronti di un anonimo che si sarebbe firmato “Un cittadino amico”, il quale avrebbe aiutato gli inquirenti. In che modo non è spiegato. Ma deve essere considerato importante da chi conduce le indagini.

La coincidenza cronologica fra la pubblicazione l’appello al Cittadino Amico e la ricerca del fascicolo Mele è un dato di fatto. La deduzione che se ne trae è spontanea.
Il cittadino amico è l’anonimo che ha diretto i Carabinieri su Signa.

20 luglio 1982, La Nazione

“Un amico” e “un cittadino” sono le firme che Zodiac potrebbe avere utilizzato nelle lettere del 3 febbraio e dell’8 maggio 1974, prima di scomparire definitivamente da San Francisco.
In quel periodo il fascicolo Mele veniva trasmesso a Firenze, a un anno dalla sentenza definitiva.

La pistola è passata di mano?
L’indagine originata dal collegamento con Signa viene archiviata nell’ ’89 con il proscioglimento dei sospetti complici di Mele, suo fratello Giovanni, Piero Mucciarini, i fratelli Francesco e Salvatore Vinci.
Il Mostro li ha scagionati tutti con i suoi delitti, continuando a colpire via via che sono stati arrestati o messi sotto sorveglianza. Lo ricorda il giudice Francesco Ferri nelle motivazioni della sentenza d’appello del processo Pacciani, che esclude dal novero dei crimini del Mostro il delitto del ’68.
Il mistero della pistola, però, rimane.
Il giudice istruttore Mario Rotella, nella sentenza di proscioglimento ipotizza un trasferimento dell’arma dall’autore/autori dell’omicidio del ’68 al Mostro.
Sarà così?

Quale che sia la risposta, il processo Mele non è mai stata revisionato e nessuna sentenza definitiva a oggi attribuirà il delitto del ’68 al serial killer.

Occorre far notare che la soluzione di quello che viene definito “un enigma allucinante” in un’intervista a Enzo Biagi dal sostituto procuratore Francesco Fleury, titolare del fascicolo sul Mostro negli anni ’80 insieme ai colleghi Piero Luigi Vigna e Paolo Canessa, potrebbe essere un’altra.

La probabile arma del Mostro era in vendita anche all’estero. Un soldato statunitense di stanza in Italia avrebbe potuto farla arrivare dalla patria senza denunciarne il possesso alle autorità del posto, ma solo all’ufficio del locale Provost Marshall, sebbene il CID in Germania abbia segnalato molte irregolarità in proposito in un documento del ’74

Interruzione della catena di custodia
L’ipotetico passaggio dell’arma di Signa impedisce di scartare a priori indagati con un alibi per il caso del ’68. Tuttavia, rimangono forti perplessità su come questo trasferimento possa essere avvenuto.
Dall’altra parte, i possibili indagati del ’68 sono stati scagionati dal Mostro, sebbene qualcuno sospetti che Salvatore Vinci possa avere eluso la sorveglianza dei Carabinieri nell’ ’85.
Qualcosa è stato dato per scontato?
Sì, le fondamenta stesse del collegamento. La domanda che bisognerebbe farsi nel labirinto investigativo in cui sono finiti gli inquirenti è se quei bossoli e proiettili del Mostro trovati nel fascicolo Mele fossero realmente lì dal ’68.
Le domande che seguono evidenziano cosa significa che sia venuta meno la “catena di custodia” dei reperti attribuiti al delitto del ’68, ossia la corretta procedura che dà garanzie su come venga reperita, custodita, esaminata o visionata una prova.

  1. La perizia balistica del ’68 contiene foto al microscopio o altre informazioni che possano escludere con certezza una sostituzione dei reperti? No.
  2. Chi svolge le indagini sul Mostro sa quando i reperti trovati nel fascicolo Mele sono stati lasciati fra le carte processuali, alla mercé delle parti e di chiunque autorizzato da un magistrato competente? No.
  3. Sa chi è stato a inserirli nel fascicolo? No.
  4. Sa effettivamente per quanto tempo sono stati nel fascicolo fra il ’68 e l’ ’82? No.
  5. Ha un elenco (al 2023) dei nominativi di chi ha visionato il fascicolo tra il ’68 all’ ’82? No.
  6. Può escludere che un soggetto pericoloso, scaltro e non identificato come il Mostro abbia consultato il fascicolo e manipolato i reperti ivi contenuti allo scopo di depistare le indagini? No.

Queste risposte mettono in luce la possibile grave conseguenza della catena di custodia interrotta. Un depistaggio.
Proprio per ragioni di cautela, negli Stati Uniti, le prove di Signa non sarebbero ammesse in un processo come prove di un collegamento (link per approfondire).

Non escluso il depistaggio
Alla perizia balistica del ’68 mancano foto al microscopio dei reperti originali. Come si può quindi avere la certezza che quelli trovati nel fascicolo siano gli stessi?
Per verificare se bossoli e proiettili del Mostro non siano stati inseriti nel fascicolo a posteriori, in sostituzione dei reperti originali, è imperativo che gli inquirenti:

  • ricostruiscano i passaggi delle prove;
  • verifichino accuratamente la compatibilità dei reperti trovati nel fascicolo con quelli descritti nella perizia del ’68 senza omettere eventuali incongruenze e/o (come chiederanno le parti offese senza essere ascoltate) confrontandoli con un proiettile ritenuto nel corpo della vittima del ’68 Antonio Lo Bianco;

Al 2023, il confronto perizia del ’68 – reperti trovati nel fascicolo sarà stato effettuato solo superficialmente e a livello “informale”, senza un consulto scritto di un esperto.

Nulla esclude che i bossoli e i proiettili del ’68 siano stati sostituiti con reperti simili provenienti dalla pistola del Mostro, che in realtà non ha mai sparato a Signa. Un’arma compatibile a quella ipotizzata dalla perizia balistica del ’68, usata prima per produrre le repliche dei reperti e, in seguito, per uccidere le coppie nei dintorni di Firenze a partire dal 14 settembre 1974.

Approfondisco il tema nel capitolo conclusivo.

La difficile ricostruzione dei passaggi dei reperti negli anni ’90 porterà a scarsi risultati. Il commissario Michele Giuttari, che si occupa delle indagini sul Mostro, proverà a ricostruire come siano finiti nel fascicolo Mele.
Lui e la sua squadra del GIDES riusciranno ad accertare solo che le carte del processo Mele, passate da Perugia per un secondo appello, sono state ritrasmesse a Firenze qualche mese prima dell’inizio certo dei delitti del Mostro, il 1 aprile 1974. Non verrà trovato alcun riferimento sulla sorte dei corpi di reato che sarebbero stati rinvenuti nel fascicolo otto anni dopo. Forse erano già all’interno di uno dei faldoni?
Giuttari è uno dei pochi investigatori che abbia preso sul serio l’ipotesi del depistaggio.

6 giugno 1994. A sinistra, Pietro Pacciani. A destra, il “testimone dell’accusa” Joe Bevilacqua

Pacciani e i compagni di merende
Negli anni ’90, la Procura di Firenze indaga dapprima il contadino Pietro Pacciani, morto in attesa di un secondo processo d’appello nel ’98, dopo una condanna e un’assoluzione, poi i cosiddetti “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Entrambi vengono condannati in via definitiva nel 2000, principalmente sulla base delle dichiarazioni auto-incriminanti di Lotti rivelatesi contraddittorie e farraginose alle obiezioni mosse dagli avvocati della difesa Nino Filastò e Antonio Mazzeo.

Al di là delle ipotesi mai accertate su alcuni possibili oggetti appartenuti alle vittime, nessun corpo di reato verrà mai rinvenuto che colleghi Pacciani e i compagni di merende agli omicidi del Mostro. Né verrà mai trovata la pistola dei delitti (al 2023).

Francesco Vinci, il probabile detentore dell’arma di Signa, secondo i Carabinieri, viene ucciso nell’estate del ’93, un anno prima dell’avvio del Processo Pacciani. Il suo corpo carbonizzato, che presenta evidenti segni di tortura, viene trovato insieme a quello dell’amico Angelo Vargiu nel bagagliaio di un’auto data alle fiamme nella campagna pisana.

Per quale motivo tanta efferatezza per un uomo dedito alla piccola delinquenza? Secondo Giovanni Calamosca, suo conoscente, Vinci è stato ucciso perché conosceva il segreto della pistola del Mostro.

Alcuni ricercatori sospettano che l’autore del delitto sia il serial killer.


2. INIZIO DELLA RICERCA

Scaltro e abile
Nell’ ’84, la Procura di Firenze affida una cosulenza criminologica un gruppo di esperti dell’Università di Modena composto da Francesco De Fazio, Salvatore Luberto e Ivan Galliani.
Le conclusioni della loro perizia criminologica indicano che il serial killer agisce da solo. I suoi crimini motivati dal libidine avrebbero un connotato sadico-sessuale.
Scrivono inoltre:

"La metodicità, la sistematicità, la cautela, l'astuzia e la capacità nel non lasciare tracce di sè, ecc. denotano una personalità sufficientemente organizzata, probabilmente capace di buona integrazione nel contesto ambientale di appartenenza."

Cinque anni dopo, su richiesta della Procura fiorentina, l’FBI invia un profilo stilato da un gruppo di agenti dell’unità comportamentale (John T. Dunn, Jr., John Galindo, Mary Ellen O’Toole, Fernando M. Rivera, Richard Robley, Charles Wagner con la collaborazione di dell’agente speciale Ronald Walker). Gli agenti confermano che il Mostro conosce bene la zona dei crimini e seleziona i luoghi dove colpire prima di individuare le vittime. Inoltre, suggeriscono gli agenti:

"L'autore del reato potrebbe aver visitato la scena per valutare la portata delle indagini della polizia attraverso contatti indiretti o informali con la polizia."

Non è solo la scaltrezza dell’omicida a colpire “l’immaginario popolare”, afferma Corrado Augias in una puntata della trasmissione Rai Telefono Giallo dell’ ’87.
Come fa il Mostro in cinque anni di sfida costante alle forze dell’ordine locali a non farsi prendere? Come fa a non commettere errori che una persona qualunque farebbe al primo tentativo di uccidere?
“Numerosi” telespettatori di telefono giallo, parafrasati da Augias, osservano:

"Troppa perizia, troppa abilità, troppe nozioni tecniche, deve essere per forza della polizia."

Uno straniero?
Il collegamento del ’68 arriva in una fase delicata delle indagini, distogliendo gli inquirenti da un dato anomalo emerso sin dai primi omicidi degli anni ’80, che aveva portato il giudice istruttore Tricomi e la Procura a chiedere all’Interpol verifiche all’estero su delitti simili.

Vari esperti, a partire dal primo delitto degli anni ’80, dall’antropologo Tullio Seppilli nell’ 81 (immagine in basso) ai consulenti dell’Università di Modena interpellati dalla Procura, mettono in evidenza come, stando alla casistica, i duplici omicidi del Mostro rappresentino un’anomalia nel contesto italiano, mentre se ne riscontrano simili in paesi anglosassoni e nord europei.

9 giugno 1981, La Nazione intervista l’antropologo Tullio Seppilli a margine del duplice omicidio di Scandicci

Mi chiedo se il serial killer possa essere uno straniero.

Secondo le ricerche statistiche dell’Università di Radford, quasi il 70 per cento dei serial killer noti è di nazionalità statunitense. E nella provincia di Firenze non mancano residenti stranieri.

Lo verrò a sapere solo nel 2023 da un trafiletto di un giornale tedesco, il Die Welt del 6 agosto 1984, pubblicato da Romina Saderi sul gruppo Facebook “Il mostro di Firenze”, ma è obbligatorio segnalarlo.
L’idea di cercare il serial killer nella comunità fiorentina di residenti stranieri è stata anticipata dal rinomato criminologo italiano Franco Ferracuti.

"...Una nuova tesi è ora sostenuta dal celebre criminologo italiano Franco Ferracuti. Lui ha il sospetto che l'assassino di coppie possa essere uno straniero che vive a Firenze, dal momento che questi omicidi in Italia sono anomali, mentre appartengono a una categoria di crimini in paesi anglosassoni. Firenze è sempre stata la città preferita di turisti inglesi e americani. Ferracuti consiglia alla polizia di concentrare le sue ricerche nella colonia di stranieri fiorentini..."

Curiosamente proprio in memoria di Ferracuti, esperto degli Stati Uniti, è stato dedicato il libro “Coniglio il martedì” di Aurelio Mattei, ben noto fra i ricercatori del caso Mostro perché ha dato origine all’ipotesi del depistaggio.

“Criminologo ha una nuova tesi”

Successione
Se si esclude il caso di Signa dal novero degli omicidi del Mostro, come fanno le sentenze processuali e Michele Giuttari, detective a capo delle indagini da metà anni ’90, lui e Zodiac si avvicendano nel ’74.
Il serial killer americano si fa sentire per l’ultima volta alla fine del gennaio 1974, spedendo una lettera in cui cita il film “L’esorcista”.
Il Mostro appare nel Mugello, a nord di Firenze, sette mesi e mezzo dopo, uccidendo una coppia appartata in auto, Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, il 14 settembre. Cinque giorni dopo, a Milano e a Roma, viene proiettata la prima nazionale de “L’esorcista” (capitolo firma).

Trascorsi militari
Nel ’69, vari indizi fanno ritenere ai detective di San Francisco Dave Toschi e William Armstrong che Zodiac, noto ai più per i messaggi e i testi cifrati che ha spedito alla stampa, abbia un background militare (immagini successive).

L’ipotesi che Zodiac sia stato un soldato trova d’accordo molti studiosi e appassionati su Reddit nel thread dedicato al serial killer.

La percezione del pubblico si accorda con varie prove individuate dagli investigatori, dai cipher di Zodiac agli scarponi da lui indossati

In un telegramma dell’FBI del 17 ottobre 1969, vengono citati due indizi che sembrano ricondurre Zodiac a un’ambiente militare.

Nell’aggressione al lago Berryessa del 27 settembre 1969, il serial killer avrebbe usato una baionetta, secondo i detective di San Francisco e i loro colleghi del Napa County Sheriff’s Department guidati dal capitano Don Townsend.

Inoltre, ha lasciato sul terreno impronte di suola che, su indicazione del probation officer H. B. Schotte, i sergenti dello sceriffo della Contea di Napa Kenneth Narlow e Richard Lonergan assistiti da detective dell’OSI dell’aeronautica di stanza alla Travis AFB hanno ricondotto a Wing Walkers, scarponi per salire sulle ali degli aerei venduti di prima mano su ordinazione nelle basi militari.

L’ipotesi di Toschi e Armstrong trova una conferma nel gennaio 1970.
Un documento dell’Army Security Agency (telegramma dell’FBI in basso a destra) consegnato dal distaccamento “anticrimine” dell’esercito (CID) del Presidio di San Francisco, afferma che Zodiac sia stato probabilmente addestrato in crittoanalisi dai militari statunitensi.

Anche nel precedente caso di omicidio di Cheri Josephine Bates, il più probabile degli omicidi incerti di Zodiac, le indagini della polizia hanno portato a sospettare un collegamento con i militari.

Sono i detective della polizia di Riverside a ipotizzare per primi un collegamento tra il delitto Bates e Zodiac, anche se la notizia viene divulgata nel ’70 dal giornalista del San Francisco Chronicle Paul Avery (titolo in basso), qualche settimana dopo aver ricevuto una cartolina di Halloween dal serial killer.
Questo scoop rivitalizza le indagini.

In una lettera allo sceriffo della contea di Napa del 20 ottobre 1969, il comandante della polizia di Riverside Lambert Kinkead e il sergente H. L. Homser, a capo della sezione investigativa, alludono a un possibile collegamento dell’omicida con i militari, evidenziando che vicino a Riverside vi è la base dell’aeronautica March e sulla scena del crimine è stata trovata l’impronta del tacco di uno scarpone usato da varie agenzie del governo americano e dai militari.

Gli investigatori di Riverside non lo riportano nella lettera, ma sulla scena del crimine è stato anche rinvenuto un orologio da polso TimeX che la combattiva studentessa ha probabilmente strappato al suo aggressore durante la lotta (prossima immagine a sinistra).

Sul numero di Inside Detective del gennaio 1969 (link), si legge che i detective del CBI hanno ricondotto l’orologio a un supermercato di una base militare oltreoceano (non si specifica quale).

Circa un mese dopo l’omicidio, la polizia e il giornale locale “Press Enterprise” hanno ricevuto una lettera del probabile killer che minacciava di recidere le parti femminili della sua futura vittima. Proposito che Zodiac apparentemente non attua.

Sotto a sinistra, l’inserzione di una campagna pubblicitaria del ’67 della marca di orologi Zodiac, da cui il serial killer ha palesemente ricavato nomignolo e simbolo.
Forse “Zodiac” è rimasto segnato dall’errore di Riverside e questo è il suo modo per vendicarsi.
L’orologio reclamizzato in basso è il “Sea Wolf”, lupo di mare, prodotto di punta della ditta svizzera negli anni ’50 e ’60.
Il battage è incentrato sulle sue doti acquatiche.

3. SOMIGLIANZE E DIFFERENZE

Breve premessa. Nella comparazione fra “Zodiac” e il “Mostro” non andrebbe dimenticato che:

  • si tratta di due nomignoli, non di due identità;
  • a essere analizzati sono due distinte serie di crimini che si svolgono nell’arco di circa 20 anni in due territori diversi, che presentano “ostacoli” diversi per l’omicida;
  • l’attività criminale del Mostro attribuita dalle sentenze non è concomitante ma successiva a quella certa di Zodiac.

Il “rituale” del Mostro
Nel 2018, gli psicologi forensi del RaCIS Carabinieri saranno incaricati di redigere una relazione sulla connessione Zodiac-Mostro dai colleghi del ROS di Firenze (qui il rapporto).
Sulla base di alcune differenze riscontrate dai consulenti dell’Arma, il comandante del ROS di Firenze Giuseppe Colizzi in una nota del 4 ottobre 2018 esternerà il suo giudizio affermando che vi sia una “notevole dissonanza comportamentale” fra i due serial killer.

La principale differenza notata dal RaCIS sarebbe la componenente sessuale “preponderante” nei crimini del Mostro, rispetto ai precedenti di Zodiac.

Pur citando l’omicidio Bates (che Zodiac si accredita in una lettera), il rapporto dell’Arma non fa alcun riferimento alla “confessione” dove l’omicida prefigura le escissioni.

Parlando della sua futura vittima, il presunto serial killer scrive già nel ’66:

"...taglierò le sue parti femminili e le lascerò per tutta la città per assistere."

Nella loro relazione dell’ ’84, gli esperti dell’Università di Modena De Fazio, Luberto e Galliani, osservano che la “componente sessuale” che denotata i crimini del Mostro “emerge” solo dal ’74.
All’inizio della sua attività sono comunque assenti le escissioni del pube e del seno sinistro sulle vittime femminili che si presenteranno negli anni ’80.

In breve, i periti di Modena notano queste differenze nel modo di agire del Mostro.

  • 1968 – Manca l’accanimento sulla vittima femminile. Non viene usato il coltello. Il movente sembra la gelosia. Sopravvive incolume all’aggressione il piccolo Natale Mele, figlio di Barbara Locci, sdraiato sul sedile posteriore. C’è un reo confesso, il marito Stefano Mele, che ha più volte accusato altri conoscenti di complicità e ritrattato (il processo non verrà mai revisionato);
  • 1974 – Il serial killer sfregia la ragazza con decine di tagli superficiali, ma mancano le escissioni;
  • 1981 – Inizia a rescindere il pube alle donne uccise;
  • 1984 – Inizia ad asportare anche il seno sinistro.

Che il Mostro sia responsabile del delitto di Signa o meno, l’equipe guidata dal professor De Fazio legge queste differenze come segno di una “evoluzione”.
Per i consulenti della Procura, la denotazione sadico-sessuale che caratterizzerebbe i crimini del Mostro non si sarebbe ancora sviluppata del tutto nel ’74.
De Fazio e colleghi sottolineano la peculiarità dell’escissione del pube degli anni ’80, che è focalizzata non sui genitali bensì sulla zona pelifera superiore.

Nel 1968, il piccolo Natale Mele è sopravvissuto incolume all’aggressione. Questo fatto ha indotto gli inquirenti a sospettare che l’omicida fosse un parente o un amico di famiglia

Nel giugno 2018, dopo la pubblicazione dei primi articoli della mia inchiesta, riallacciandosi alla consulenza dei periti di Modena, il medico-criminologo Valerio Scrivo, pur critico sulla connessione, osserverà a Radio Florence International che le differenze fra Zodiac e il Mostro potrebbero essere spiegate come un’evoluzione del modus operandi dello stesso omicida.

La successione cronologica spiegherebbe anche perché il Mostro non abbia lasciato superstiti (se si esclude Signa), mentre agli attacchi di Zodiac sono sopravvissuti due ragazzi.
Scrivo osserverà che se i due serial killer fossero la stessa persona, allora Zodiac, che viene prima del Mostro, avrebbe necessariamente un’esperienza minore. Per questo motivo sarebbe più impreparato e commetterebbe errori che in seguito, in Italia, riuscirà a evitare.

Copertina del lavoro di ricerca di De Gothia. Secondo lo studioso del caso Mostro, il serial killer si sarebbe ispirato a un film horror nella predisposizione del rituale degli anni ’80

“Maniac”
Il ricercatore De Gothia e l’avvocato Nino Filastò ritengono che la causa del cambiamento del modo di agire del Mostro negli anni ’80 possa essere l’ispirazione cinematografica.
In particolare, la tesi di De Gothia nasce dall’analogia fra il nuovo rituale del Mostro, l’escissione del pube, e quello del protagonista della pellicola horror “Maniac”, uscito nelle sale americane e in Italia all’inizio dell’ ’81, poco prima del ritorno del serial killer dopo quasi sette anni di apparente inattività.

Nel film, che ha ottenuto successo negli Stati Uniti suscitando scandalo e proteste per le scene di violenza macabra e l’accanimento nei confronti delle vittime femminili, l’italo-americano Joe Spinell interpreta Frank Zito, un violento assassino di New York che recide lo scalpo delle donne uccise per farlo indossare a manichini.

L’Eden è uno dei tre cinema di Roma che ha proiettato “Maniac” nel febbraio dell’ ’81

Il film arriva per la prima volta a Firenze ad agosto, dopo il primo delitto del Mostro. De Gothia e il blogger Antonio Segnini, che ne ha sintetizzato il lavoro di ricerca, informano che la distribuzione del film di Spinell nelle sale italiane si è arenata poco dopo la prima nazionale in tre cinema di Roma e a Palermo. Solo qualche altra sparuta sala della penisola lo avrebbe proiettato in seguito.

Che il il serial killer si sia ispirato alle pubblicità? O forse aveva visto il film a Roma?

Solo coppie, sempre la stessa pistola?
Secondo gli esperti del RaCIS, il Mostro avrebbe attaccato esclusivamente coppie utilizzando la stessa pistola (a differenza di Zodiac).
Si tratta di un assunto mai accertato, non di una conclusione investigativa. Nasce dalla decisione degli inquirenti di Firenze di circoscrivere le indagini sul Mostro, appunto, alle coppie uccise con la stessa pistola. Una tesi da dimostrare sulla quale ci sono molti dubbi.
Nel corso degli anni, gli studiosi del caso Mostro, a partire dall’avvocato Filastò, hanno individuato molteplici casi irrisolti a Firenze e nelle vicinanze che potrebbero essere crimini non riconociuti del serial killer.
Per fare tre esempi significativi, risalenti al solo ’84, ci sono:

L’omicidio di un taxista a San Franciso dopo tre precedenti aggressioni ai danni di coppie appartate a nord della Baia, da parte di Zodiac, deriverrebbe da una scelta delle vittime “più randomica”, casuale, asseriscono i consulenti del RaCIS.
Ma è davvero così?
Una spiegazione ragionevole alla rottura dello schema del serial killer “californiano” viene data dalla criminologa Sharon Pagaling Hagan in un contenuto extra del film “Zodiac” del 2007 (video in basso).
Hagan ipotizza che il serial killer statunitense abbia deciso di colpire a San Francisco per diventare famoso anche in città. E che la scelta di spostare la sua attenzione su un taxista sia stata dettata dal differente contesto urbano, molto differente dalle zone isolate di campagna dove trovare coppie e dileguarsi è più facile.
Nel 2020, Zodiac verrà sospettato di un precendente omicidio di un taxista, Ray Davis.
Anche poco più a sud della “zona Mostro”, nel ’97, viene uccisa in circostanze misteriose una taxista, Alessandra Vanni.

I messaggi
Hagan definisce la corrispondenza di Zodiac con la stampa, soprattutto il Chronicle, una “bizzarra tecnica di marketing”.
L’obiettivo del serial killer, con le lettere e i messaggi cifrati, afferma la criminologa, sarebbe stato far parlare di sé i media.
D’altronde era arduo carpire l’attenzione dei giornalisti in un territorio con un’elevata “concorrenza” criminale. Nella sola San Francisco, a metà del ’69, si contavano già quasi 100 omicidi dall’inizio dell’anno (fonte). Una situazione che poco aveva a che vedere con la relativamente quieta campagna nei dintorni di Firenze, e in generale l’Italia degli anni ’80, dove rispetto alla California del ’69 il tasso di omicidi era circa quattro volte inferiore (dati Istat).

È vero che, come osserva il RaCIS, apparentemente il Mostro ha spedito una sola lettera. Ma è anche vero che non ha avuto bisogno di scrivere per essere al centro dell’attenzione mediatica. Può essere questo il motivo per cui non ha spedito lettere (o almeno non ufficialmente) alla stampa?
Supponendo che il serial killer non avesse padronanza della lingua italiana, la scelta del silenzio forse sarebbe stata imposta anche da quella cautela che gli riconoscono i periti di Modena.

La busta a Della Monica
Sia Zodiac sia il Mostro hanno sfidato chi li ha indagati.
In un’intervista a La Città dell’1 agosto 1984, il capo della criminalpol toscana Giuseppe Grassi (prossima immagine), metteva in discussione un simile atteggiamento da parte del “maniaco delle coppie” fiorentino perché fino ad allora non aveva spedito lettere.
Come a voler rispondere, l’anno successivo il Mostro ha inviato un messaggio per posta. Destinatario, il sostituto procuratore Silvia Della Monica.

Nell’ ’84, il capo della Criminalpol toscana definisce il caso Mostro “il più difficile” della sua carriera. Non ritiene che il serial killer abbia complici


Il plico, spedito da San Piero a Sieve, dove Della Monica aveva in affitto una casa vacanza, conteneva all’interno di una busta di cellophane sigillata con colla extraforte un lembo del seno dell’ultima donna uccisa. I ritagli con cui era composto l’indirizzo provenivano da una rivista che sarà rintracciata dalla ricercatrice Valeria Vecchione nel 2020.

La ricercatrice ha potuto confrontare i ritagli sulle riviste dell’epoca grazie a una fotocopia del retro delle lettere scollate fornitale dal documentarista Paolo Cochi.

In questo caso c’è una similarità, osserva il RaCIS, perché anche Zodiac ha allegato prove dei suoi delitti in alcuni messaggi, ossia i ritagli della camicia insanguinata di Paul Stine.

Camicia ritagliata da Zodiac di Stine

In realtà c’è molto di più.
Nel suo ultimo atto, al Mostro, bastano poche righe per incorrere, forse di proposito, in un tipo di errore ortografico che si osserva tre volte nella corrispondenza di Zodiac anche lì associato a una parola divisa dal trattino.

“Disap-arire”, “dif-icile” e “discon-esso” di Zodiac vs “republi-ca” del Mostro. L’autore del messaggio a Della Monica rimanda il trattino di una sillaba, andando a capo con “ca”. Vuole alludere a qualcosa?

Non è l’unica analogia riscontrata. Lo sono anche il periodo di circolazione della rivista da cui sono ritagliate le lettere, fra il 14 e il 20 dicembre, e l’obiettivo di far sentire la sua “vicinanza” al destinatario (sottocapitolo 20 dicembre e successivo).

Altre somiglianze
Le similarità fra Zodiac e il Mostro citate dal RaCIS si fermano alle loro vittime preferenziali, coppie in intimità che vengono aggredite specialmente di notte in aree remote della campagna.

Il ricercatore Jacopo Cioni, con l’aiuto di Nick Mon, ha fatto una scoperta su un’altra caratteristica in comune dei loro modus operandi.

Stando alla datazione e agli orari ufficiali dei loro crimini, Zodiac e il Mostro hanno sempre agito quando la luna era sotto l’orizzonte o coperta da ostacoli naturali.

In alto, uno stralcio della lettera di Zodiac del 4 agosto 1969. A suo dire, gli agenti dello sceriffo di Solano guidati dal sergente Les Lundblad avrebbero insinuato che la notte del 20 dicembre 1968 fosse una illuminata e si potessero distinguere le sagome degli oggetti. Zodiac obietta che non è vero perché la scena del crimine era circondata da alberi e colline. Si sta implicitamente riferendo all’assenza del chiarore lunare.

Ulteriori somiglianze emergono anche da un confronto fra il modus operandi del serial killer americano descritto in un documento del Department of Justice (messo a disposizione insieme ad altri rapporti sul sito del ricercatore Michael Butterfield), che su richiesta dello sceriffo di Napa Earl Randol aveva inviato l’agente Mel Nicolai a supportare le indagini locali su Zodiac.
Si legge infatti:

"...gli piace la pubblicità, non va in panico in situazioni di stress, si diverte a ridicolizzare la polizia..."

Osservazioni che calzano sul Mostro.

La preda più pericolosa
Secondo il “mostrologo” Francis Trinpet, un’analisi delle azioni omicidiarie del Mostro mette in luce un’agire simile a quello di un cacciatore, laddove le prede però sono esseri umani.

Nel suo primo testo cifrato del 31 luglio 1969, Zodiac delinea espressamente la sua attività omicidiaria come una “caccia” agli esseri umani.

"Mi piace uccidere la gente perché è molto divertente è più divertente che uccidere la selvaggina nella foresta perché l’uomo è l’animale più pericoloso di tutti..."

Per molti studiosi americani, “si tratta di “un’allusione diretta al film “The most dangerous game”, dove il nobile russo Zaroff, l’antagonista, definisce gli esseri umani quasi con gli stessi termini (“le prede più pericolose”).

Il ricercatore Daniele Trinchieri mi segnalerà che potrebbe anche riferirsi a un’installazione del ’63 allo zoo del Bronx a New York, dove sotto uno specchio si legge.

"Stai guardando l'animale più pericoloso del mondo. Solo lui tra tutti gli animali mai vissuti può sterminare (e lo ha fatto) intere specie di animali. Ora ha il potere di spazzare via tutta la vita sulla terra."

Nel 2023, un utente del forum zodiackiller.com, ShaneV, scoprirà che nella lettera all’avvocato Melvin Belli il serial killer ha probabilmente fatto una citazione a un film sulla stessa tematica di “The most dangerous game”.
Nella lettera, affrancata 20 dicembre 1969, Zodiac scrive:

"...temo che perderò il controllo di nuovo e farò la mia nona, posibilmente (sic) decima vittima. Per favore aiutami sto annegando..."

“La decima vittima”, osserva ShaneV, è il titolo di un film italiano di Elio Petri uscito nelle sale degli Stati Uniti nel ’66 che vede protagonisti Marcello Mastroianni e Ursula Andress. La pellicola è ambientanta a Roma e New York, in un futuro distopico in cui la caccia agli esseri umani è diventata uno sport: “La grande caccia”.
Il trailer recita:

"...per ogni individuo, il traguardo più ambito era la decima vittima."

4. LA FIRMA DEL SERIAL KILLER

Mentre la “cinefilia” del Mostro rientra solo nel campo delle ipotesi, per quanto riguarda Zodiac cosa si può dire?

Dopo un intervallo di tre anni (1971-1974), il serial killer americano torna a scrivere apparentemente per un’ultima volta.
Nella sua ultima lettera affrancata 29 gennaio 1974, cita espressamente “L’esorcista”, uscito da circa un mese nelle sale cinematografiche del suo paese, conquistando il pubblico e l’attenzione mediatica. L’ondata di entusiasmo per il celebre film horror sarebbe durata per molti mesi in varie nazioni.

Zodiac, che in questa lettera stranamente non usa né il suo nomignolo né la croce celtica che contraddistidguono la sua passata corrispondenza, scrive al Chronicle:

Ho visto "L'Esorcista" e penso 
che sia la migliore com-
media satirica che abbia mai guardato.

Qualche anno dopo l’avvio dell’inchiesta giornalistica, rileggerò un articolo a firma di Alberto Pasolini Zanelli del 10 febbraio 1974, e chiendomi il perché della differenza fra il rituale di quell’anno e i successivi degli anni ’80 mi sembrerà di aver risolto l’arcano.

La perizia De Fazio-Galliani-Luberto evidenzia come il corpo della vittima femminile del ’74, Stefania Pettini, si presentasse supino, con gli arti distesi, e un ramo leggermente inserito nella vagina. Precisando:

"Sono state registrate 96 lesioni da punta e taglio che interessano pressoché esclusivamente la parte anteriore del corpo della Pettini, dal volto fino al terzo superiore delle cosce."

Non ci sono soltanto ferite agli organi vitali, constatano gli esperti.

"Altre lesioni sono invece piuttosto superficiali e sono distribuite per lo più irregolarmente sul torace, sull’addome e sulle cosce [...]"

Se il Mostro degli anni ’80 ha citato “Maniac“, non è che nel ’74 ha fatto lo stesso con “L’Esorcista”?

In basso a sinistra, due fotogrammi della scena della levitazione nel film espressamente menzionato da Zodiac pochi mesi prima della comparsa del serial killer “toscano”.
La penultima foto a destra mostra il corpo martoriato della ragazza uccisa dal Mostro coperto da un lenzuolo. La posizione e la peculiarità delle ferite sembrano richiamare la scena della levitazione, quando la bambina posseduta si libra nell’aria supina, con gli arti distesi, mentre l’acqua santa aspersa dai sacerdoti le procura molteplici tagli sulla pelle già gravemente sfregiata.

In un’altra scena del film, la bambina si masturba con un crocefisso. Il ramo potrebbe essere stato inserito nella vagina della vittima per alludere quella scena.

“L’Esorcista”, a differenza di “Maniac”, però, non era ancora uscito nei cinema italiani. Il giorno del delitto si sarebbe dovuto aspettare ancora sei giorni per vederlo alla prima nazionale a Milano e Roma.
Dove potrebbe averlo guardato il serial killer “italiano”?

La firma: un annegamento
Nella parte successiva della lettera “dell’Esorcista”, il serial killer appone la sua “firma”.
Stavolta non usa “Zodiac”. Questa parola è completamente assente nella sua ultima lettera ufficiale del ’74. Non c’è neppure la sua tipica croce celtica.
Al loro posto, il serial killer decide di fare un indovinello.
Scrive infatti:

"Firmato, il sinceramente vostro:

Si tuffò nell'onda spumosa
e un'eco emerse dalla
tomba del suicida

titwillo titwillo titwillo"

Che cosa significa?

L’indovinello sulla firma di Zodiac contiene un brano che parla di un annegamento tratto dall’operetta comica “The Mikado” del duo Gilbert e Sullivan.
I versi (spiegati qui in inglese) descrivono la triste fine di un uccellino che canta per attrarre una partner, ma non viene corrisposto e disperato si getta in un’onda annegando.

La “tomba del suicida” è l’acqua in cui il protagonista del racconto si annega.

Ricorda la sorte analoga nella tragedia “Amleto” di Shakespeare di Ophelia. Questo nome comparirà durante i colloqui con Bevilacqua.

In basso, la strofa cantata da Mitchell Butel in una riproduzione teatrale dell’Opera Australia rende meglio l’idea.

Quale collegamento potrebbe esserci fra l’identità di Zodiac e questo brano?

Il serial killer deve avere apprezzato il Mikado, perché è già la seconda volta nella sua corrispondenza che estrapola e riporta le battute di Ko-Ko il boia supremo, uno dei personaggi principali dell’opera di Gilbert e Sullivan.
L’FBI ricorda il precedente del 26 luglio 1970 (immagine in basso).

Molti ricercatori negli ultimi anni si sono chiesti a quale spettacolo del “Mikado” Zodiac potrebbe avere assistitito nel caso lo avesse visto nell’area di San Francisco, e l’attenzione è ricaduta su una coincidenza che non passa inosservata.

Nei giorni successivi all’omicido di Stine viene promossa sul Date Book, inserto dedicato agli spettacoli nell’edizione domenicale del San Francisco Chronicle e dell’Examiner, una nuova rappresentazione del “Mikado” da parte dei Lamplighters, storica compagnia teatrale conosciuta in città per portare in scena le opere di Gilbert e Sullivan.

I Lamplighters hanno rappresentato il “Mikado” a partire dal 18 ottobre 1969 per varie settimane consecutive al Presentation Theatre, a poco più di un chilometro e mezzo dalla scena del crimine.

Il teatro prendeva il nome dalle “Sisters of the Presentation”. Era infatti ubicato all’interno del comprensorio di questo istituto religioso di suore a San Francisco, insieme a un liceo femminile frequentato fino a qualche anno prima da una conoscenza di Joe Bevilacqua (capitolo “Connessione Mikado”).


5. Joe Bevilacqua

Nel 2017, vagliando le testimonianze dei processi sul Mostro, mi imbatto quella di Joseph alias Giuseppe Bevilacqua soprannominato “Joe” (trascrizione ufficiale).
Lui, italo-americano dal fisico tozzo, corpulento, e dalla battuta pronta, ha testimoniato al processo Pacciani nel 1994.
Dalla registrazione integrale dell’udienza su Radio Radicale apprendo che è nato il 20 dicembre 1935 a Totowa, in New Jersey, Stati Uniti.

Al tempo dei delitti, Bevilacqua lavorava per l’American Battle Monuments Commission presso il Cimitero Americano di Firenze, dove ha lavorato e risieduto fra il luglio 1974 e il dicembre 1988, prima di trasferirsi a Nettuno, al cimitero americano di Roma-Sicilia (fonte).

Nell’area rurale a sud di Firenze dov’era situato il cimitero, si sono verificati la maggior parte dei crimini imputati al Mostro. In questa zona i soli attacchi del serial killer, registrati in località poco abitate al confine di quattro comuni, hanno portato il tasso di omicidi ai livelli medi di un territorio di 100 mila abitanti all’epoca (dati Istat 1985).

Bevilacqua è arrivato a Firenze esattamente nell’intervallo di pochi mesi fra l’ultima lettera ufficiale di Zodiac e il primo attacco commesso senza dubbio dal Mostro.

Sopra, Bevilacqua ritratto insieme al presidente Bill Clinton, al presidente George Bush Sr., al vicepresidente Dick Cheney fra l’ ’89 e gli anni 2000.

Nella primavera 2017, dopo un’attenta verifica identifico alcune delle decorazioni militari sulla divisa dell’ABMC, fra cui una Silver Medal, una Bronze Star (risulterà un doppio riconoscimento al valore) e un Purple Heart (altri dettagli nel post biografico).

In basso, la foto di Bevilacqua con lo speaker Newt Gingrich risalente agli anni ’90 che ho utilizzato per ricostruire il suo medagliere.

Contatto con gli inquirenti
La testimonianza di Bevilacqua al processo Pacciani ha avuto origine da un suo contatto spontaneo con i Carabinieri, che lo hanno sentito come possibile testimone nei primi mesi del ’92.

Non otterrò mai il verbale di queste dichiarazioni perché dal 2018 al momento in cui scrivo, la Procura di Firenze non sarà in grado di trovarlo (immagine in basso). Le parti offese mi diranno di non averne una copia.

Risposta del procuratore aggiunto Luca Turco a una delle molteplici richieste per una copia del verbale delle dichiarazioni di Bevilacqua inviate fra il 2018 e il 2023

Sopperiscono parzialmente alla lacuna, due fonti indirette del ’94.
La deposizione dell’italo-americano al processo Pacciani (prossimo video, quella completa si può ascoltare qui dal minuto 6) e le motivazioni della sentenza di primo grado.

Da quest’ultima si appura che le dichiarazioni di Bevilacqua sarebbero state rese il 14 luglio 1992, cioè lo stesso giorno del sopralluogo effettuato insieme alla polizia scientifica nell’area dell’ultimo omicidio del Mostro in Via Scopeti a San Casciano, vicino al cimitero dove viveva all’epoca.

In alto, la copia della mappa della zona degli omicidi consegnata da Bevilacqua ai Carabinieri e riprodotta nel verbale di sopralluogo del 14 luglio 1992. Quel giorno l’italo-americano è stato accompagnato dalla polizia scientifica sui luoghi da lui indicati per scattare delle fotografie in seguito mostrate in aula durante la sua deposizione.

La scrittura di Bevilacqua su questo foglio non è completamente in maiuscolo, a differenza di quella che vedrò a casa sua e sul biglietto con i suoi contatti che mi mostrerà, ed è solo parzialmente in stampatello minuscolo (caratteristica di Zodiac). Chiederò un consulto a un esperto, ma mi dirà che servono più campioni omogenei per un confronto calligrafico. Mappa e firme non sono sufficienti. La Procura di Firenze deciderà di non disporre questo accertamento (dal 2018 al 2023).

Via Scopeti. La stradina sterrata che porta alla vicina scena del crimine dell’ ’85, dove le vittime avevano piantato una tenda

L’uomo sospetto avvistato nell’ ’85
Nel ’92, Bevilacqua dichiara ai Carabinieri che un suo cognato di Firenze gli avrebbe portato a Nettuno, dove lavorava dall’ ’89, un giornale con una foto di “tale Pietro Pacciani”, suo concittadino di San Casciano in Val di Pesa ufficialmente indagato dalla Procura dall’autunno del ’91.
A quel punto, l’italo-americano, che aveva qualcosa da dire riguardo all’ultimo delitto del Mostro, si sarebbe messo in contatto con i Carabinieri di Nettuno che lo avrebbero indicato ai colleghi di Firenze.

Nel verbale “irreperibile”, si riporta che a Bevilacqua viene sottoposta dai Carabinieri una fotografia di Pacciani. L’italo-americano afferma di intravedere “una certa somiglianza” tra l’uomo nella foto e uno sconosciuto avvistato vicino alla scena del crimine di Via Scopeti qualche giorno prima dell’ultimo delitto del Mostro.

Nella successiva deposizione in aula del ’94 (prossimo video), Bevilacqua tralascia la visita del cognato e afferma di non avere visto foto di Pacciani prima di essere sentito dai Carabinieri. Sostiene di essersi fermato a guardare l’uomo sospetto proprio perché non sapeva chi fosse e lo ribadisce.

Nel 2017 a me, e l’anno successivo ai Carabinieri, racconterà una versione diversa sulla sua conoscenza di Pacciani, affermando che sapeva già chi fosse quando lavorava a Firenze.

L’avvistamento della coppia francese
Nell’udienza del 6 giugno 1994, Bevilacqua identifica Pacciani con certezza nello “sconosciuto” dell’ ’85. Racconta di averlo visto al margine del bosco di Scopeti in prossimità di un sentiero che conduceva alla scena del crimine.

Il testimone aggiunge che avrebbe anche avvistato le vittime, per due volte, nei giorni precedenti all’omicidio, ufficialmente fatto risalire a domenica 8 settembre 1985, mentre andava in auto lungo Via Scopeti. La seconda, le vittime erano già nella piazzola dove sarebbero stati uccisi.
L’italo-americano ricorda di aver notato che la donna indossava un costume da bagno nero. Non lo dice al processo, ma nelle dichiarazioni di due anni prima ai Carabinieri sostiene che sua moglie Meri Torelli, sposata nell’agosto dell’ ’84, fosse con lui in auto quella volta.
Bevilacqua precisa che la distanza in linea d’aria fra il cimitero dove abitava e la scena del crimine era di “300, 400 metri”.

Nel 2018, dirà di avere visto le due vittime nella piazzola del crimine il giorno precedente all’omicidio.

Altre informazioni sul delitto dell’ ’85
Sulla data dell’aggressione di Scopeti rimane incertezza. Secondo il medico legale Mauro Maurri sarebbe occorsa domenica 8 settembre. Altri esperti, fra cui il professore Francesco Introna, hanno indicato una data antecente a causa dello sviluppo avanzato delle larve di mosca riscontrato sulle foto dei corpi delle vittime. Anche la ricerca coordinata dal documentarista Paolo Cochi sulla base del parere convergente di cinque entomologi forensi conclude per una retrodatazione del crimine.

A supporto della retrodatazione, ci sono anche gli scontrini rinvenuti nell’auto delle vittime citati nel libro “Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata” di Vieri Adriani, Francesco Cappelletti, Salvatore Maugeri (edizioni Ibiskos Ulivieri), che si fermano a venerdì 6 settembre.

In alto, una foto aerea del Cimitero Americano e Via Scopeti del 1982. In blu, un sentiero che accosta la recinzione del cimitero e, risalendo la collina, conduce in Via Scopeti. Il dislivello è di una novantina di metri.
I ricercatori Nicola Blasco e Roberto Terrinazzi hanno verificato che percorrendo questo e altri sentieri limitrofi si impiegano circa dieci – quindici minuti per raggiungere la recinzione del cimitero e, poi, il fondovalle.

In “Un uomo abbastanza normale” (Mondandori, 1994) il detective che nel 1986 succede a Sandro Federico alla direzione della Squadra Anti-Mostro, Ruggero Perugini, ipotizza che il serial killer abbia colpito vicino alla sua residenza nel 1985.
Arrivato ormai al quinto anno consecutivo di “sfida” aperta alla città e alle forze dell’ordine, il Mostro, secondo l’ufficiale di polizia che è stato all’accademia FBI a Quantico, avrebbe deciso di non arrischiarsi nel colpire lontano da casa.

“Un uomo abbastanza normale”, pagina 76

Parafrasato dal Corriere della Sera al margine della cattura di Ted Kaczyinski, il detective della SAM, citando anche Zodiac, dice che:

"...è tipico di questi criminali cercare un contatto con la polizia e coinvolgersi nelle indagini. È il brivido della sfida, la ricerca della notorietà."

Durante l’udienza del 6 giugno 1994, Bevilacqua si dimostra evasivo nelle risposte che riguardano il suo passato. Non dice alla Corte di essere un reduce del Vietnam, un veterano pluridecorato dell’esercito.
Perché?

Confronto Bevilacqua – Pacciani

In alto, lo spezzone video dell’udienza con il confronto fra Bevilacqua e Pacciani, ritenuti abbastanza somiglianti d’aspetto.

L’italo-americano è più alto. Al processo dice di arrivare a 5’7”, circa 1.72 cm. Sul suo tesserino militare, si legge 68 pollici, l’equivalente di 5’8”, la stessa misura nella descrizione dell’identikit di Zodiac di San Francisco.

Il video culmina con un’insinuazione del legale dell’imputato Rosario Bevacqua diretta al presidente della Corte Enrico Ognibene, e riferita al suo quasi omonimo: “Se fosse lui il Mostro?”.
Bevacqua, che difende Pacciani insieme al collega Pietro Fioravanti, tenta di mettere in cattiva luce l’accusatore del suo assistito, ma forse nutre anche un sospetto genuino nei suoi confronti.

Il numero delle lettere del nome “Joe Bevilacqua” è compatibile il nome cifrato del serial killer “enigmista” spedito il 20 aprile 1970.

Confronto visivo fra il nome di Bevilacqua e quello criptato di Zodiac nella lettera del 20 aprile 1970

20 dicembre, un giorno speciale?
Anche la data del compleanno di Bevilacqua, 20 dicembre, sembra confacersi al caso Zodiac, nel quale ricorre due volte.
Grazie al lavoro della ricercatrice Vecchione, nel 2020, si scoprirà che la data ritorna anche nell’unico messaggio certo del Mostro, il plico a Silvia Della Monica del settembre 1985. La rivista da cui sono state ritagliate le lettere, infatti, è stata in circolazione dal 14 al 20 dicembre 1984 (stralcio in basso).

In particolare, nel caso americano il 20 dicembre ricorre nel:

  • 1968 – una coppia, Betty Lou Jensen e David Faraday, viene uccisa in una piazzola di Lake Herman Road, vicino a Vallejo;
  • 1969 – l’ufficio postale di San Francisco affranca la lettera indirizzata all’avvocato Melvin Belli. È abbastanza probabile che sia anche la data di spedizione, visto che all’epoca in città la posta veniva ritirata quotidianamente nei giorni feriali, anche due volte.

La “telefonata di compleanno”
Il 22 ottobre 1969, un sedicente Zodiac identificato alcuni mesi dopo dalla polizia in un uomo con problemi mentali, Eric Weil, ha telefonato a Belli in diretta televisiva.
Già nel suo messaggio cifrato di 340 caratteri dell’8 novembre, il vero serial killer smentisce di essere l’autore di quella telefonata, ma verrà decrittato dai ricercatori David Oranchak, Sam Blake e Jarl Van Eycke solo nel 2020.
Così, nel dicembre 1969, probabilmente per riappropriarsi della “sua” storia, l’autentico Zodiac decide di contattare realmente l’avvocato Belli spedendogli una lettera.

Melvin Belli

Nel libro “Zodiac” di Robert Graysmith e nell’omonimo film di David Fincher, viene citata un’altra telefonata di un presunto Zodiac diretta a Belli, questa volta all’utenza della sua abitazione, che viene fatta risalire agli stessi giorni in cui il serial killer ha spedito la lettera all’avvocato, cioè alla fine del dicembre ’69.

Ho ricostruito la vicenda a questo link.

In un telegramma dell’FBI del 14 gennaio 1970, si legge che un soggetto non identificato ha telefonato a casa Belli sostenendo di essere il serial killer (non si specifica quando, ma solo che l’avvocato si trovava in Europa). Spazientito per l’assenza di Belli, il sedicente Zodiac avrebbe detto alla domestica:

"Non posso aspettare. Oggi è il mio compleanno."

La possibilità che Zodiac abbia realmente corso il rischio di chiamare casa Belli non va esclusa, anche perché sulla busta della lettera all’avvocato ha copiato il font del numero civico da quello materialmente affisso all’abitazione (immagine in basso, scoperta di MK Zodiac Project). Per farlo, ci deve essere passato molto vicino.

Alcuni ricercatori americani (che hanno fornito approfondimenti meticolosi sul caso Zodiac) hanno messo in discussione la datazione della telefonata. A loro dire sarebbe stata effettuata non a dicembre ma a gennaio. L’autore, aggiungono, è lo stesso millantatore che aveva già contattato in diretta tv a Belli a ottobre. Questo perché il telegramma “urgente” dell’FBI di San Francisco che informa della telefonata la sede centrale di Washington D.C. è di metà gennaio e il millantatore sarebbe nato in quei giorni.

Una mia ricerca a ritroso nella corrispondenza FBI dà ragione a Graysmith però.

Il telegramma sulla telefonata di compleanno, in realtà, è una risposta a uno scambio di messaggi dell’FBI che risale al 29 dicembre 1969. In quella data, si legge nella risposta della sede di Washington D.C. del 12 gennaio 1970 (immagine in basso), l’ufficio di San Francisco aveva inviato al quartier generale una lista di sospettati della polizia “con stessa o simile data di nascita” (censurate).
È chiaro quindi che la “telefonata di compleanno” doveva essere già stata effettuata, anche se l’FBI non ne era stata messa a conoscenza.


6. I COLLOQUI DEL 2017

  • 10 aprile 2017
    Bevilacqua mi fornisce il suo numero di cellulare tramite la direttrice del cimitero americano di Sicilia-Roma Melanie Resto, da me contattata il 7 aprile. Alla direttrice Resto avevo chiesto di far recapitare a Bevilacqua un messaggio allusivo sulla sua possibile presenza in California nel periodo di attività di Zodiac.
    Sotto lo scambio di messaggi.
  • 26 maggio 2017
    Primo dei sette colloqui di circa due – tre ore (riscontrati da un’analisi dei tabulati dei Carabinieri) fra me e Bevilacqua nella sua abitazione di Sesto Fiorentino e nell’area di Falciani, vicino a Firenze, dove mi reco spesso in quel periodo. Sono già stato nel capoluogo toscano a inizio di maggio, accompagnato dall’avvocato Edoardo Orlandi, quando ho fatto visita a Giampiero Vigilanti. Per una dimenticanza, retrodaterò all’inizio di maggio anche il primo incontro con Bevilacqua nelle dichiarazioni ai Carabinieri del 2018.
    Gli altri incontri con l’italo-americano accertati dagli ufficiali dell’Arma sono datati:
  • 27 maggio 2017
  • 30 giugno 2017
  • 28 luglio 2017
  • 09 agosto 2017, mattina
  • 09 agosto 2017, pomeriggio
  • 10 agosto 2017

Primo colloquio. Nell’appartamento dell’81enne Bevilacqua, ci siamo solo io, l’italo-americano e il suo cane “Ophy” . Una gigantografia di Gesù all’ingresso dell’abitazione cozza con la statuina di un toro che sembra incornare una donna al centro del tavolo a cui sediamo.
Il ricercatore Daniele Trinchieri mi segnalerà che probabilmente l’opera raffigura Licia di “Quo Vadis?”.

Il giorno dopo, sparisce il toro e compare la moglie Meri Torelli, che, sebbene ogni tanto sia presente in casa, non assiste ai colloqui.
La signora Torelli si presenta come una cattolica osservante.
Prima di sposarsi con Bevilacqua alla fine dell’agosto 1984, risiedeva vicino all’abitazione di Susanna Cambi, uccisa il 22 ottobre 1981 insieme a Stefano Baldi a Calenzano (uno dei tre duplici omicidi più distanti dal cimitero americano), e di Gabriella Caltabellotta, rinvenuta morta il 1 marzo 1984 a nord di Firenze.

Vietnam
Durante i colloqui, Bevilacqua mi racconta di essere stato nell’esercito per 20 anni, fra il 1954 e il 1974, precisando di essere diventato a Livorno, nel 1964, un investigatore militare dei reparti di Criminal Investigation (CID) dell’esercito (approfondisco più avanti).

Nei primi incontri, però, ci addentriamo di più sulla sua esperienza in Vietnam.

Bevilacqua mi racconta delle operazioni “Search and destroy” (cerca e distruggi), quando era a capo di un plotone nel 27° Reggimento, 25° Divisione Fanteria, nei dintorni di Cu Chi nel 1968. Bevilacqua ha ricevuto varie medaglie al valore quell’anno (documenti inerenti sono nel post biografico).

Di quelle che ha ottenuto, il Purple Heart per una ferita di guerra conferitogli nel novembre del ’68 ha certamente un alto valore simbolico, ma è la Silver Medal la più importante.
Uno stralcio della motivazione che mi farò dare dal National Personnel Records Center di Saint Louis nel 2019, recita.

"...Il Sergente di Prima Classe Bevilacqua si è distinto per le sue azioni eroiche il 9 marzo 1968, mentre prestava servizio come sergente di plotone nella Compagnia B, 1° Battaglione 27° Reggimento Fanteria, in un’operazione di combattimento nella Repubblica del Vietnàm. 
Quando da tre lati il suo plotone finiva sotto intenso fuoco nemico di armi di piccolo calibro, automatiche e razzi RPG, il sergente Bevilacqua reagiva immediatamente, manovrando la sua squadra in posizione di difesa.
Mentre il plotone iniziava la ritirata per permettere gli attacchi aerei sulle postazioni nemiche, un uomo veniva ferito gravemente e immobilizzato dai colpi nemici.
Il sergente Bevilacqua notava l’uomo rimasto indietro e, mettendo a repentaglio la propria vita, strisciava per circa sessanta metri sotto l'incessante fuoco nemico, per raggiungerlo e portarlo in salvo.
Rendendosi conto che a causa degli spari incessanti fosse impossibile trasportarlo, legava la corda del suo fucile alle proprie gambe e lo trascinava per circa ottanta metri, portandolo al sicuro..."

I due volumi che sfogliamo durante gli incontri saranno da me spediti al Napa Sheriff’s Department nell’estate 2020.

Il ’68, un alibi?
Bevilacqua è stato in Vietnam nel ’68. Questo significa: alibi per il delitto Signa e per l’attacco di Lake Herman Road di Zodiac?
Per quanto riguarda il duplice omicidio italiano, quasi sicuramente. Ma si è visto, in quel caso aleggia l’enigma della pistola.
Bevilacqua era a Camp Darby, vicino a Pisa, fra il ’71 e il ’74, nel periodo in cui l’ipotetico depistaggio potrebbe essere stato attuato al tribunale di Perugia o di Firenze.
Il soldato americano aveva le conoscenze e le competenze per portarlo a termine?
Si vedrà nei capitoli successivi che Bevilacqua ha lavorato come investigatore militare, anche sotto copertura. Non gli sarebbero mancati né gli agganci né le capacità per portarlo a termine.

Fornisco una spiegazione dettagliata sul perché il ’68 non sia un alibi per il caso Zodiac qui. In breve, lo stesso Bevilacqua, rispondendo ai Carabinieri nel 2018, li informerà di essere passato per la California per andare in Vietnam. Stando ai prospetti della Pan Am (stralcio in basso), San Francisco si trovava sulla principale rotta commerciale che collegava gli Stati Uniti continentali al paese del Sud-Est asiatico.
L’aereoporto della limitrofa Oakland, in particolare, era uno dei maggiori scali impiegati nei trasferimenti delle truppe che andavano e venivano da Saigon. Viste le numerose decorazioni al valore ottenute quell’anno sul campo di battaglia, è possibile che Bevilacqua si sia recato a San Francisco nel periodo natalizio per trascorrere una licenza breve con il permesso del comando.

Durante il colloquio del 27 maggio, Bevilacqua mi mostra alcuni album fotografici e accenna al suo lavoro nei reparti investigativi della polizia militare.

Sotto, la copertina di un libricino che spedisco a Bevilacqua dopo i primi incontri di maggio. Il culto della Madonna che scioglie i nodi ha origine dalla devozione di una coppia di sposi.
Essendo io stesso un credente cattolico e le vittime del Mostro e di Zodiac prevalentemente coppie, decido di regalarlo ai due coniugi. Verrà portato come “prova” al mio processo per diffamazione.

Libro di preghiere regalato a Bevilacqua

A Bevilacqua darò in seguito personalmente anche “L’Ortodossia” di Gilbert Keith Chesterton, scrittore e apologeta cristiano noto per i racconti gialli di Padre Brown, della cui possibile causa di santità la Chiesa Cattolica ha dibattuto in anni recenti.

Decido di chiedere l’intercessione della Madonna che scioglie i nodi e di Chesterton per la soluzione di questa triste vicenda.

Chesterton è l’unico inglese dopo Enrico VIII ad aver ricevuto il titolo di “Defensor Fidei” da un Papa

Nella sua deposizione del 12 ottobre 2023, la signora Torelli confermerà che Bevilacqua è lucido e lo resterà sempre fino alla sua morte nel 2022, nonostante una delle figlie, Stella, metterà in dubbio il suo stato di salute mentale a margine di un ricovero ospedaliero per una malattia cardiaca nel 2021.

Nel 2017, l’unico problema di salute di cui mi mette al corrente l’italo-americano durante i colloqui sono i calcoli renali da poco estratti che conserva in un flaconcino su un’anta della libreria nel suo ufficio.

Non sembra avere deficit cognitivi. Anzi.

In basso il cane di Bevilacqua, “Ophy”, diminutivo di Ophelia. Noto personaggio di Shakespeare ed emblema del suicidio per annegamento, causato da un amore non corrisposto.

Tenuto conto che l’ultima firma di Zodiac è un brano su una sorte identica causata dallo stesso motivo, un suicidio per annegamento tratto dal “Mikado” di Gilbert e Sullivan , può definirsi un riscontro reale non solo alla teoria dell’acqua ma alla possibile firma di Zodiac.

Ophelia, dipinto di John Everett Millais

7. CONNESSIONE “MIKADO”

La figlia di Bevilacqua, Anna Maria, che ha postato l’immagine antecedente di Ophy è sposata con John David Male, originario di San Francisco e tifoso della squadra locale dei Giants.

Bevilacqua è un appassionato di baseball ed è stato presidente onorario della squadra italiana dei Lions Nettuno fra gli anni ’90 e 2000.
Il cappellino che sfoggia spesso nelle immagini con i familiari (qui in basso) è un cappellino dei San Francisco Giants.

La suocera di Anna Maria Bevilacqua, Luanne Fordemwalt, negli anni ’60 – ’70 risiedeva a San Francisco (vedi immagini in basso).
Nell’anno in cui esplodeva il caso Zodiac, si è laureata all’università statale della città californiana, sposandosi nel dicembre del ’69.

Dal suo profilo Facebook, e da una ricerca sugli album fotografici studenteschi delle scuole americane, appurerò che prima di andare all’università, la signora Fordemwalt ha frequentato la Presentation High School delle Suore della Presentazione.

Da quando l’archivio di newspapers.com ha reso possibili le ricerche online su milioni di vecchie edizioni di giornali statunitensi, alcuni ricercatori del caso Zodiac hanno messo in luce che, a partire dal 18 ottobre 1969, una settimana dopo l’omicidio di Paul Stine, la compagnia dei Lamplighters, nota a San Francisco per mettere in scena le opere di Gilbert e Sullivan, si è esibita in una nuova versione de “Il Mikado”, operetta che Zodiac avrebbe citato più volte nella sua corrispondenza.

Dove è stato rappresentato il Mikado?
Al teatro della scuola femminile della signora Fordemwalt, il Presentation Theatre, che per anni sarebbe stato il palco dei Lamplighters.

Il comprensorio delle “Sisters of Presentation”, oggi quasi interamente di proprietà dell’Università di San Francisco, distava meno di 2 chilometri dalla scena del crimine dell’11 ottobre 1969.

Lo stesso marito di Annamaria Bevilacqua, John D. M., in epoca successiva, ha abitato quasi dirimpetto all’istituto.

La scuola si trovava a poca distanza anche dal cinema Bridge (ora sede della “S.F. baseball academy”) all’incrocio fra Geary e Blake Street, dove il giorno dell’omicidio di Stine era in proiezione “Prendi i soldi e scappa”, con Woody Allen nei panni di Virgil Starkwell.

Inoltre, era di fianco al Lone Mountain College, un college anch’esso femminile e gestito da un’istituto cattolico, che nei giorni dell’invio al Chronicle del nome cifrato di Zodiac ha rappresentato “Didone e Enea” di Henry Purcell e Nahum Tate.

Scoprirò che sia il rosso Virgil del New Jersey sia l’eroe dell’omonimo poeta dell’Antica Roma vengono richiamati nel caso Zodiac.

Nessuno dei collegamenti diretti con San Francisco emergerà dalle dichiarazioni di Bevilacqua ai Carabinieri del 2018, nonostante precise domande sulla California poste alla presenza di familiari informati (capitolo “Bevilacqua e Pacciani).

Ogni riferimento alla città californiana verrà omesso anche dalla signora Torelli e dalla figlia Anna Maria nelle loro deposizioni al mio processo per diffamazione (la trascrizione è qui).

Al posto del cinema Bridge, ora c’è un centro per allenarsi a tirare e a battere a baseball. Anche qui tifano per i Giants

30 giugno 2017
Presento a Bevilacqua un pro forma sulla stesura della sua biografia. Non ho più il contratto originale, ma anche se di pessima qualità la scansione della firma apposta quel giorno dall’anziano “committente” lascia intravedere qualcosa che di solito non fa.

Ancora una volta, mi porta un album da sfogliare. Sul frontespizio, c’è disegnata una croce celtica.
Resto interdetto per qualche secondo, prima di girare pagina.


8. APPUNTI, CID E COLLEGHI

Bevilacqua mi racconta che nel 1964 è entrato nel 5° Distaccamento di Criminal Investigation della Military Police a Livorno, uno dei tanti reparti CID che comporranno la Criminal Investigation Division. Mi dice che l’unità era guidata dal chief warrant officer Robert Colombo.
Nei trascorsi di Bevilacqua mancano riferimenti al CID dopo il ’66, ma l’italo-americano sostiene di essere stato incaricato di attività sotto copertura. I documenti ufficiali non riporterebbero il suo vero “lavoro” per le unità CID.

Proprio per questo motivo, gli appunti che prendo nel corso dei colloqui risulteranno importanti nelle mie ricerche successive.

Nel 2018 ne consegnerò una parte utile alle indagini, relativa agli incarichi di Bevilacqua nell’esercito fra il ’54 e il ’74, agli assistenti del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, gli ufficiali della polizia giudiziaria Liberato Ilardi e Andrea Giannini. All’epoca Turco è il magistrato titolare delle indagini sul Mostro.
Gli appunti saranno analizzati dal RaCIS.

Le annotazioni non riportano l’ammissione di Bevilacqua (capitolo qui), a differenza di quanto lascerà intendere una nota firmata dagli ufficiali Ilardi e Giannini (capitolo Denuncia) e di quanto penserà il comandante del ROS di Firenze, Giuseppe Colizzi.

Bevilacqua cercherà di screditarli nella sua querela del 13 giugno 2018, insinuando che siano stati modificati. Forse ha da temere qualcosa?
Di certo, sarebbero importanti alle indagini perché contengono informazioni riservate sui suoi incarichi e spostamenti non presenti nei trascorsi ufficiali.

A parte i riscontri che verranno alla luce negli anni successivi, la genuinità degli appunti è corroborata anche da qualche errore di incomprensione sulla pronuncia delle date, come per esempio si evince dall’annotazione “62/63” (seconda immagine della galleria precedente) al posto di “72/73” (date riportate nei trascorsi ufficiali).

Cliccare per ingrandire. Selezione degli appunti con omissis in grigio e allineamento per favorirne la comprensione

Dovrò immergermi in un lungo lavoro di ricerca per verificare la correttezza delle informazioni annotate nel 2017 e comprendere appieno i riferimenti alla carriera militare di Bevilacqua.

Negli appunti ci sono vari riferimenti ai commilitoni di Bevilacqua, il suo comandante nel 5° CID a Livorno Colombo, a Frank Chiusano e Raymond D’Addario, membro dell’unità CID della 25° Divisione Fanteria quando Bevilacqua ne ha fatto parte nel ’68.

Nella mio articolo apparso sul Giornale del 29 maggio 2018 è presente un refuso sul nome di Colombo. Cito il padre Joe (vedi annotazioni a pag. 9 degli appunti) del quale Bevilacqua mi parla in riferimento a una leggenda di famiglia che lo vuole come fonte di ispirazione del noto tenente Colombo.


Colombo e D’Addario, i due colleghi del CID più citati, sarebbero stati a conoscenza degli spostamenti di Bevilacqua in quegli anni, anche in California.

Quando ammetterà la sua colpevolezza per i crimini del Mostro e di Zodiac, Bevilacqua citerà entrambi alludendo al fatto che avrebbero intuito qualcosa, ma lascerà la frase in sospeso (capitolo Ammissione).

Le principali informazioni di Bevilacqua sui suoi ex colleghi verranno successivamente riscontrate dalle risposte alle mie richieste FOIA al National Personnel Records Center di Saint Louis (in basso, stralci tratti dai loro trascorsi militari; le foto erano all’interno del dossier).

Assegnazioni pubbliche di Bevilacqua nel 5° CID della polizia militare a Livorno fra il 1964 e il 1966

Faccio notare una coincidenza che riguarda Colombo.
L’ex capo di Bevilacqua è tornato a Livorno nel maggio 1975, dove è rimasto fino al 1979 (dettagli nelle prossime immagini). La sua permanenza in Toscana copre la maggior parte dei presunti anni di inattività del Mostro stabiliti dalle sentenze.

Un’altra coincidenza, stavolta, riguarda D’Addario.
Nella sua ultima lettera attribuita, risalente al gennaio 1974, Zodiac inserisce un simbolo che allude ai delitti delle autostoppiste di Santa Rosa, cittadina a nord della baia di San Francisco che verrà citata da Bevilacqua nel colloquio del 28 luglio 2017, quando mi dirà di essere stato in “una base a sud di Santa Rosa” nel ’69.

Prima di entrare nel CID, D’Addario ha lavorato nell’OSI. I “cugini” detective dell’Air Force (mentre sui componenti della Marina indaga il più noto NCIS).
A metà degli anni ’50, il futuro collega di Bevilacqua era di stanza in California, e per alcuni anni è stato all’Hamilton Air Force Base di Novato, unica base compatibile con la confidenza di Bevilacqua, escluso il Presidio di San Francisco.

Forse Zodiac li ha comprati in questa base gli scarponi Wing Walkers indossati nell’aggressione al lago Berryessa?


In basso a destra, nella lettera del 29 gennaio 1974 il simbolo a forma di K disegnato da Zodiac è probabilmente copiato da quello a sinistra, comparso due anni primi su alcuni giornali fra cui il Press Democrat di Santa Rosa in riferimento all’omicidio di Kim Wendy Allen nei dintorni della città.

D’Addario e la moglie sono citati nell’elenco telefonico di Santa Rosa a partire dal 1974 (immagine in basso a sinistra).
L’ex detective del CID all’inizio del 1973 risiedeva nella costa atlantica, ma doveva essere già nella Bay Area di San Francisco quando Zodiac ha spedito la sua ultima lettera alla fine del gennaio 1974, visto che il nome di una delle sue figlie viene menzionato da un giornale locale il giorno precedente alla data di affrancatura della lettera (immagine in basso destra).

D’Addario e Colombo potrebbero essersi resi conto che la presenza in California di Bevilacqua era concomitante con l’attività di Zodiac?
Forse è quello che lui sospetta.
Putroppo D’Addario è deceduto nel 2008, mentre Colombo morirà per cause naturali il 28 giugno 2018, senza essere stato interpellato dalla Procura, nonostante probabilmente sapesse l’italiano (ha avuto una moglie italiana).

In alto, la decodificazione della “K” e degli altri simboli in fondo all’ultima lettera di Zodiac proposta da Kevin Robert Brooks e segnalata dal ricercatore Richard Grinell.
Ruotando e spostando i simboli, si legge distintamente il verbo “uccidere”. To kill.
Lo stesso termine viene sottolineato nella lettera spedita da “un amico”, qualche giorno dopo.
L’ultima lettera “ufficiale” di Zodiac si concluderebbe pertanto con questo monito al direttore del Chronicle:

"...Se non vedo questo messaggio sul tuo giornale farò qualcosa di orribile di cui sai sono capace
uccidere!"

9. “UNDERCOVER”, SOTTO COPERTURA

Stando a Bevilacqua, i suoi incarichi dovevano rimanere segreti perché lavorava sotto copertura, ed è per questo che non sarebbero presenti nei suoi trascorsi ufficiali (scaricabili qui, con traduzione), dove non si fa mai riferimento alla California.

Bisogna dire, però, che il CONARC acquartierato in Virginia a cui l’italo-americano viene assegnato tra il febbraio 1969 e l’aprile 1970 era anche al comando della 6° Armata con sede al Presidio di San Francisco.

Organizzazione del Continental Army Command nel quale Bevilacqua ha prestato servizio nel 1969

Ho già parlato dei teorici alibi di Bevilacqua nel ’68.

Anche dall’aprile 1970 all’inizio del 1971 ci sono assegnazioni di Bevilacqua che sembrano incongruenti con l’attività di Zodiac in California (per quanto sporadica). Ne parlo in fondo al capitolo sulla Khaki Mafia.

In ogni caso, avvalersi di investigatori di stanza in altre basi per svolgere attività sotto copertura nel ristretto ambiente militare in cui operano dovrebbe essere una prassi dei reparti CID. Troverò un esempio in tal senso relativo a un’operazione anti-droga effettuata dal CID di Camp Darby, coadiuvato dai Carabinieri e dalla Procura di Pisa, risalente al 1971 (qui in basso).

Nel gennaio 2019, otterrò un riscontro alle affermazioni di Bevilacqua sulle attività sotto copertura da un suo comandante di battaglione in Vietnam, il tenente colonnello Mark. L. Reese.
Questo è ciò che mi scriverà Reese:

"Quando nel settembre 1968 ho assunto il comando del Primo Wolfhounds, il Sergente di Prima Classe Bevilacqua era il mio Sergente per le Operazioni. Lo consideravo un soldato valoroso. 
Poco dopo che ho assunto il comando, il Comandante della Divisione gli ha affidato un incarico speciale da svolgere sotto copertura.
È stato mandato all’Accademia Sottufficiali della Divisione, per determinare se fossero state commesse attività illecite in quella unità. Gli è servita circa una settimana per raccogliere prove su un traffico di droga e un giro di prostituzione, che coinvolgevano vari sottufficiali e credo almeno un ufficiale.
Quando è tornato aveva una storia interessante da raccontare."

Come accennato nel precedente capitolo, una risposta a una mia richiesta FOIA comproverà che D’Addario è stato investigatore dell’unità CID nella 25° Divisione di cui faceva parte Bevilacqua tra l’agosto e il novembre del ’68.
Nei miei appunti presi durante i colloqui del 2017, annoto che Bevilacqua lo definisce “chief” (capo o supervisore) collegandolo, oltreché al Maryland, a Saigon e al Vietnam.

Nell’immagine in basso, metto a confronto i riferimenti alle attività sotto copertura di Bevilacqua in concomitanza con gli incarichi ufficiali nel suo dossier militare.
Mi dice di aver lavorato per varie unità CID dal 1964 al 1974, in contemporanea agli incarichi ufficiali.

A sinistra in basso, annoto l’attività investigativa per il CID mentre era nella 25° Divisione Fanteria in Vietnam. Attività confermata da Reese.
A destra, l’incarico di 16 mesi sotto copertura che lo ha portato anche in California, in concomitanza con l’assegnazione al CONARC nel ’69-’70.


10. KHAKI MAFIA

A pagina 13 degli appunti, riporto l’affermazione di Bevilacqua di essere stato in California nel ’69 (e nel ’70, mi dice il 28 luglio 2017 a Falciani, anche se non lo riporto) dove avrebbe svolto incarichi sotto copertura. L’italo-americano sostiene di non poter parlare del suo “lavoro”, ossia delle attività da “infiltrato”, ma specifica che in quel periodo avrebbe svolto un incarico sotto copertura di 16 mesi a “contatto diretto” con gli indagati.

Nonostante rimanga nel vago, Bevilacqua sostiene di aver partecipato alle indagini dei CID sulla “Khaki Mafia”, nomignolo dato a un gruppo di sottufficiali dell’esercito al seguito del sergente maggiore William O. Wooldridge, che ha fatto affari sporchi nella gestione delle club e delle mense dell’esercito attraverso un azienda denominata “Maredem” con sede a Fullerton, California. Il nomignolo ha dato il titolo all’omonimo libro di Robin Moore e June Collins, basato sul di lei tentativo di combattere il sistema corrotto che il gruppo di militari aveva messo in piedi in Vietnam.
Un capitolo del libro è dedicato al reggimento dei Wolfhounds ed è ambientato nel periodo in cui vi ha prestato servizio Bevilacqua.

La presenza nel foglio dei trascorsi di Bevilacqua del doppio incarico anomalo con la qualifica di “inserviente di mensa” e poi “di club” (supervisore) dopo il tirocinio di 2 anni nel 5° CID di Livorno sarebbe spiegato dalla sua partecipazione all’inchiesta sulla Khaki Mafia.
Si veda l’immagine in basso.
Penso che si tratti di una modifica apportata ai trascorsi ufficiali di Bevilacqua negli anni successivi per giustificare il suo inserimento nell’ambiente da infiltrare.

Sopra a sinistra il colonnello Henry Harold Tufts, a capo della CID Agency (di lì a poco “command”). Il testo evidenziato evidenziato è una sua risposta alla sottocommissione investigativa permanente del Senato sulla Khaki Mafia datata 13 marzo 1971, in cui parla degli albori dell’inchiesta.

"Credo che all'inizio del 1969 questa sottocommissione abbia inviato il suo staff in Vietnam. Questo ha portato a galla una serie di quelle che noi chiamiamo indagini sui club e sulle mense. La CID Agency era al suo stato embrionale, era appena stata attivata (1 ottobre 1969 NdR). Abbiamo indagato sul caso Maredem, che ora è scaturito in un'azione giudiziaria in California, e sono venuti fuori molti altri casi."

Tufts qui sta accennando all’incriminazione a Los Angeles degli azionisti di Maredem risalente a qualche settimana a cui si è arrivati grazie al lavoro dei CID, del Senato e – si legge in questo articolo del New York Times – a un’indagine di sette mesi di un gran giurì coadiuvato dai detective militari.

A questo link le trascrizioni complete delle audizioni del Senato (1969 – 1971).

L’importanza che l’inchiesta sulla Khaki Mafia riveste mi sarà fatta notare nel 2018 dal regista e story teller anglo-americano Hugo Berkeley.

Su vari giornali dell’epoca compaiono contemporaneamente in prima pagina le notizie sui crimini di Zodiac e le audizioni del Senato sulla Khaki Mafia (immagini sotto). Nel frattempo, i detective del CID stanno ancora indagando.

Nel luglio del 1969, su spinta della sottocommissione investigativa permanente del Senato, il 1° CID e altri reparti CID, in seguito coordinati dalla CID Agency acquartierata all’epoca a Washington D.C., aprono una serie di indagini su vari continenti focalizzandosi soprattutto in California, Vietnam e Germania, in concomitanza con il principale periodo di attività di Zodiac (dalla prima rivendicazione del 5 luglio 1969 alla scomparsa nel marzo 1971).

Oltre alla Maredem, facente capo a Wooldridge e altri sottufficiali che vendevano cibi e vivande a prezzi maggiorati ai club e alle mense dell’esercito in Vietnam attraverso attività di corruzione, anche alcune aziende di San Francisco con cui la Khaki Mafia faceva affari finiscono nel mirino dei reparti CID.

Nel 2019, mi farò dare dall’U.S. Army Crime Record Center, il rapporto principale sugli indagati a cui è allegato quello sull’azienda di Pellegrini.


In particolar modo, la Great West Food Packers di San Francisco (citata nelle audizioni del Senato, galleria sopra). La sede era a poco più di un chilometro di distanza dall’incrocio davanti al Geary Theatre dove, secondo gli investigatori, Zodiac è salito sul taxi di Paul Stine, ucciso di lì a poco l’11 ottobre 1969.
Lungo il percorso diretto che unisce i due luoghi si trovano anche gli uffici del San Francisco Chronicle, destinatario della maggior parte della corrispondenza del serial killer (immagine in basso).
Il responsabile delle vendite militari dell’azienda, Pellegrino Pellegrini di Palo Alto (ucciso per gelosia dal marito della sua segretaria nel 1972), viene sentito più volte dagli agenti del CID nell’autunno 1969 (fornirò dettagli in un post a parte).

Tra il 2020 e il 2021, otterrò dall’Università del Michigan, grazie soprattutto alla direttrice della Labadie Collection Julia Herrada, altri rapporti ereditati dal colonnello Tufts.
Ho reso disponibile la traduzione giurata degli stralci di maggiore interesse nella sezione “documenti d’indagine”.

La “coincidenza” più evidente riguarda l’indagine sul Generale Carl C. Turner, ex capo della polizia miltare statunitense, accusato fra le altre cose di avere sottratto una pistola ai corpi di reato del CID del Presidio di San Francisco. L’area dove Zodiac è fuggito dopo l’omicidio di Stine l’11 ottobre 1969.

L’indagine su Turner è stata avviata il 25 settembre 1969 (prima pagina del rapporto in alto a sinistra). Due giorni dopo, Zodiac ha aggredito una coppia al lago Berryessa. La vittima sopravvissuta, Bryan Hartnell, compare (a destra) sulla prima pagina del Napa Register del 7 ottobre 1969 insieme al generale Turner in audizione al Senato.

In basso, di colore azzurro, il percorso del taxi di Stine prima dal punto di partenza a pochi metri dal Geary Theatre a quello di arrivo, nelle vicinanze del Presidio. Entrambi sono limitrofi a due aree dove erano in svolgimento indagini sulla Khaki Mafia.

Ci sono altri collegamenti nell’area, come il comprensorio delle Sisters of the Presentation, istituto che comprendeva il liceo femminile dove qualche anno prima aveva studiato la consuocera di Bevilacqua, e nel cui teatro i Lamplighters hanno messo in scena una rappresentazione di successo del “Mikado” nel 1969, citato più volte da Zodiac.
Nei pressi dell’istituo c’era il The Bridge, cinema che nei giorni del delitto Stine stava proiettando “Take the money and run” di Woody Allen (dettagli nel capitolo Teoria dell’acqua).
“Zodiac” sostiene di essersi travestito per commettere l’omicidio (lettera del 9 novembre 1969). Sospetterò che abbia vestito i panni del protagonista del film, mettendo occhiali con montatura spessa e una parrucca rossa per assomigliarli.

Una delle indagini principali nell’area di San Francisco riguarda i traffici fra un sottufficiale e un’azienda del cognato usata per rifornire di pizze mense e club militari in Vietnam, la Sanremo Italian Food Company di Los Altos (9 ottobre 1969 – 1 giugno 1970).
La San Remo era proprietaria del ristorante “Italiano” al centro commerciale Hillsdale di San Mateo (ennesima coincidenza).

Stando alle trascrizioni del processo Wooldridge che mi invierà la NARA di Riverside (è davvero una coincidenza questa) quel rapporto era a fondamenta delle accuse della procura distrettuale di Los Angeles nei confronti di Wooldridge e gli altri imputati (galleria in basso).

Uno degli interrogativi principali sui trascorsi di Bevilacqua è perché nel 1970 risulti assegnato in Germania, se si recava in California.
L’inchiesta sulla Khaki Mafia è stata una maxi operazione che si è svolta in coordinamento fra reparti CID dislocati su più continenti, anche in Europa.
Nella risposta del CRC pubblicata più in alto, mi verrà detto che solo i rapporti investigativi constano di circa 40 mila pagine.
Sotto un memorandum informa che fra il 1 luglio 1969, data ufficiale dell’inizio dell’inchiesta, e il settembre 1970, erano state aperti 90 filoni di indagine, di cui 71 completati.

Scoprirò che una delle maggiori e più complesse indagini è stata avviata l’11 marzo 1970 dal 9° CID della 7° Armata in Germania, coadiuvato dalla CID Agency di Washington D.C. e da altre unità in varie parti del mondo, fra cui Vietnam e California. L’indagato principale degli investigatori era il brigadiere generale Earl F. Cole. Uno dei “pezzi grossi” dell’inchiesta sulla Khaki Mafia insieme a Wooldridge.

Cole ha gestito il sistema dei supermercati militari in Europa e, prima, aveva avuto ruoli di responsabilità nel comando statunitense Vietnam. È stato ritenuto in combutta con un businnessman di Los Angeles soprannominato il “re dei soldi del Vietnam”, William Crum.
In collegamento con Cole, e accostato spesso a lui, c’era il colonnello Jack Ice, all’epoca delle indagini di stanza al Presidio di San Francisco. Insieme a loro, sono state indagate varie aziende in Vietnam e in patria, fra cui la Anicral di Reno, Nevada. Città che si trova a poca distanza dal lago Tahoe dove forse Zodiac ha rapito e ucciso l’infermiera Donna Lass nello stesso periodo delle indagini su Cole.

Insomma, se avesse lavorato sotto copertura per nell’indagine su Cole, nonostante (o proprio per) la sua assegnazione in Germania, Bevilacqua avrebbe avuto vari motivi per trovarsi nel nord della California anche fra l’aprile e l’ottobre del ’70, soprattutto nell’area del lago Tahoe, come mi racconta durante i colloqui del 2017 (vedi capitolo Parad-ice).

Concludo con un dettaglio sull’assegnazione di Bevilacqua in Germania.
Anche se la mattina del 27 aprile 1970 si fosse trovato fisicamente a Heidelberg, come lascia pensare un’interpretazione letterale dei suoi trascorsi, il quartier generale della 7° Armata era a circa un’ora d’auto dall’aeroporto di Francoforte, uno degli scali più trafficati al mondo.
Dai prospetti della Pan Am si evince che il sergente avrebbe potuto essere a San Francisco la sera di lunedì 27 aprile, quindi in tempo per spedire la “Dragon card” di Zodiac affrancata dalle poste locali il pomeriggio del giorno dopo.

Ciò non toglie che un’assegnazione addirittura in Germania sembra stonare con un’attività in California nello stesso periodo.
C’è qualcosa che possa spiegare questa stranezza?

Cliccare per ingrandire. Voli della Pan Am da Francoforte a San Francisco, alla fine di aprile 1970

11. LA STRANA COINCIDENZA DI RIVERSIDE

Tre settimane dopo l’incriminazione di Wooldridge e altri soci di Maredem a Los Angeles e quattro giorni dopo l’audizione del colonnello Tufts in Senato, Zodiac torna a scrivere dopo alcuni mesi di pausa (sparendo 9 giorni dopo, per tornare un’ultima volta nel ’74), e invia l’unica lettera della sua corrispondenza accertata con destinatario il Los Angeles Times, confermando il collegamento con l’omicidio della studentessa Cheri “Jo” Bates del ’66 emerso da un’inchiesta del giornalista Paul Avery.
In una lettera intitolata “La confessione”, l’omicida di Bates aveva minacciato di asportare le “parti femminili” delle sue future vittime.

L’orologio con cinturino strappato trovato sulla scena del crimine che il CBI ha ricondotto a un supermercato militare oltreoceano

Sebbene la polizia di Riverside abbia sospettato di un collegamento con i militari, è passata praticamente inosservata ai siti specializzati del caso Zodiac la coincidenza cronologica fra l’omicidio Bates e l’arresto per spionaggio del sergente Herbert Boeckenhaupt da parte dei detective dell’aeronautica dell’OSI (di cui ha fatto parte D’Addario fino al luglio del ’67), a Riverside, nei giorni antecedenti all’omicidio.
Ne parlerò con il nickname PaninoAlBanchetto su Sneak JB nel 2020.
Boeckenhaupt viene arrestato “in segreto” a Riverside lunedì 24 ottobre 1966. Dopo essere stato interrogato alcuni giorni dall’OSI viene consegnato all’FBI il giorno successivo all’omicidio Bates.
Entrambe le notizie compaiono in prima pagina sul San Francisco Examiner del 31 ottobre 1966 e sull’edizione del Corriere della Sera del 2 novembre.


Su altre notizie d’agenzia, si legge che l’arresto di Boeckenhaupt faceva parte di un’operazione anti-spionaggio della NATO che è stata effettuata in coordinamento anche con l’Italia.
Che Bevilacqua sia stato a Riverside per seguire questa operazione?
Non possono dirlo i suoi trascorsi militari ufficiali visto che il periodo corrispondente al caso Bates è quello in cui compaiono le assegnazioni probabilmente fittizie come “inserviente” di mensa e di club.


12. LA TEORIA DELL’ACQUA

Nel 2020, la ricercatrice Kristi Hawtorne scoprirà un altro caso riconducibile forse all’attività nel sud della California a cui Zodiac accenna nella lettera al Los Angeles Times. L’omicidio del taxista Ray Davis, a Oceanside, è stato commesso quattro anni prima di quello di Cheri Jo Bates, il 10 aprile 1962, ma ancora una volta molto vicino a una base militare. In questo caso, quella dei Marines di Camp Pendleton.

All’epoca, Bevilacqua era un addestratore CBR (chimico, biologico, radiologico). Vista la particolarità del suo lavoro, anche se assegnato a Fort Dix, in New Jersey, potrebbe essersi recato temporaneamente a Camp Pendleton per addestrare delle reclute.

L’omicidio di Davis ha tratti in comune con i crimini ufficiali di Zodiac. Dalla scelta della vittima, un taxista come Paul Stine, alla rivendicazione con annesso terrorismo psicologico (ha minacciato di uccidere un autista di bus).
C’è anche il riferimento all’acqua nel nome della scena del crimine, una costante che fa notare Graysmith in “Zodiac”, in quella che verrà definita “teoria dell’acqua” nel film sul serial killer di Fincher (link alla scena).

Prima di Graysmith, era stato il ricercatore Gareth Penn a evidenziare i riferimenti all’acqua negli omicidi di Zodiac, ricorrenza già vagamente accennata nel ’69 dallo psichiatra Leonti Thompson.

Oltre alle possibili Oceanside, equivalente oceanico di “lungomare”, e Riverside, “sponda del fiume”, le località certe delle scene del crimine di Zodiac sono: Lake Herman Road, Blue Rocks Spring (torrente), lago Berryessa, Wash…ington Street (wash significa “lavare” – Zodiac fa più volte riferimento a questa parola). A cui si aggiunge forse anche lago Tahoe.

“Scusa non ho scritto, ho soltanto lavato la mia penna” recita la cartolina di Zodiac inviata l’8 novembre 1969. L’omicidio di Paul Stine nei pressi dell’incrocio fra Cherry e Washington Street, in un’area residenziale vicina alla base del Presidio di San Francisco, risale al mese precedente.

I poliziotti intervenuti dopo il delitto di Stine, trovando il corpo esanime del taxista riverso nella vettura, hanno notato che chiavi e portafogli erano stati sottratti. Si è subito pensato a una rapina.
Tre bambini hanno visto l’aggressore. Lo hanno descritto sui 40 anni, con occhiali spessi e capelli castano rossicci.
Zodiac sostiene di essersi travestito.

Scoprirò che la descrizione che viene fatta dai testimoni si attaglia a quella di Woody Allen /Virgil Starkwell in “Prendi i soldi e scappa” al cinema “The Bridge” di San Francisco a partire dall’8 ottobre 1969.
La pellicola, con protagonista Virgil, rapinatore maldestro del New Jersey nato nel dicembre 1935, è già uscita nelle sale di Los Angeles e New York da un paio di mesi.

Il “Bridge” si trova a un chilometro circa dalla scena del crimine e a qualche isolato dal teatro “Presentation”, dove dieci giorni dopo sarà portato in scena il “Mikado” di Gilbert e Sullivan citato da Zodiac nel ’70 e nel ’74 (capitoli 3. Firma e 6. Mikado).

Un mese dopo, l’agente Donald Fouke conferma in un memorandum di essersi imbattuto nel possibile sospettato ma di non essersi fermato in quanto era stato comunicato che l’uomo fosse di colore.

La persona successivamente identificata in Zodiac da Fouke aveva una strana andatura “quasi claudicante”, i capelli rossi, una giacca blu con la zip e pantaloni marroni.
Il travestimento è identico a quello che Virgil indossa in alcune scene del film, e che ben si nota nell’incontro con la lavandaia e sua futura ragazza Louise. In questa scena (prossimo video), c’è uno scambio di battute focalizzato sulla parola “wash”, lavare.

Circa un anno dopo, nella cartolina di Halloween che contiene quello che sembra un indovinello, Zodiac sottolinea le lettere “lav…”.
A cosa vorrà alludere?

28 luglio 2017
Il giorno prima tempi.it ha pubblicato un mio articolo su Vigilanti, ultimo indagato della Procura di Firenze sul caso Mostro che ho incontrato insieme all’avvocato-criminologo Orlandi all’inizio di maggio.
Meri Torelli è preoccupata.
Lui non molto. “Guarda che mia moglie ti tiene d’occhio”, mi fa.
L’italo-americano chiama Vigilanti “Raggianti”.
Quel giorno ci rechiamo a Falciani, nei pressi del cimitero americano di Firenze (confermato da Bevilacqua e riscontrato dai Carabinieri).
Non sono ancora a conoscenza della coincidenza fra i casi Bates e Boeckhenaupt. Nel corso dell’incontro e di ritorno dal bar Marconi, dove ci siamo fermati a parlare, gli chiedo tre volte se è stato a Riverside nel ’66.
L’italo-americano risponde sempre di sì.
Alla terza – siamo sotto casa sua – al sì, aggiunge con aria divertita: “E a te chi l’ha detto?”


13. PARAD-ICE

Mentre eravano seduti a un tavolo fuori dal bar Marconi, ho tirarto fuori all’improvviso una cartina del lago Tahoe e ho chiesto a Bevilacqua se era stato lì nel 1970.
Dopo un lungo silenzio, in cui ho ripetuto più volte la domanda, mi ha risposto “ho capito, ho capito” e ha ammesso di essere stato lì nel 1970, nel periodo in cui è stata rapita e uccisa Donna Lass, possibile vittima di Zodiac.
Una parte dei suoi resti è stata identificata di recente.
Senza dargli alcuna indicazione su dove Donna Lass, e chiedendogli genericamente dove avrebbe nascosto un corpo nell’area del lago Tahoe, Bevilacqua ha dato un’occhiata a nord della cartina. Poi ha detto: “Lo getterei da un elicottero”. Indicando a ovest. “Qui, su uno di questi picchi. Nessuno lo troverebbe.”
E senza elicottero? Ha scartato Emerald Bay (“troppi Ranger”).
Dopo qualche secondo ha detto: “Lo porterei qui”. E ha cerchiato con la penna che gli avevo dato il comprensorio sciistico di Heavenly (foto in basso).
“Perché?” gli ho chiesto.
“Perché ‘Heaven’ significa ‘paradiso'”, ha replicato con un sorrisetto.


Il teschio di Donna Lass è stato trovato in un altro luogo, ma la stazione di partenza della funivia di Heavenly si trovava lungo il percorso di circa 1 km fra il luogo di lavoro e il suo appartemento vicino a dove sarebbe stata rapita.


“Paradiso”, anzi “parad-ice” (trattino mio) come lo scriveva Zodiac, era un’ossessione del serial killer, il quale sosteneva di credere che nell’aldilà le persone che aveva ucciso sarebbero diventate sue schiave.
Stando alla decifrazione che ho pubblicato qui, “paradice” è anche la parola chiave per riordinare le lettere dell’anagramma alla fine del primo messaggio cifrato di Zodiac.
Bisogna evidenziare che in due messaggi spediti il mese successivo al rapimento di Donna Lass, il serial killer ha apposto un francobollo della missione Apollo 8, con l’incipit della bibbia che in inglese recita: “In the beginning God…”.
La frase completa è: “In the beginning God created the heavens and the earth”.

Il centro sportivo Zodiac
Prima di arrivare a Falciani, nel paese limitrofo al Cimitero Americano, Tavarnuzze, un cartello indica il centro sportivo “Zodiac”.
Mi sono imbattuto in questa coincidenza ai primi di maggio. Un uomo del posto mi ha detto che la struttura aveva aperto i battenti con qualche campo da tennis negli anni ’80. In precedenza, la più vicina era un centro chiamato “Valle Verde” (il poligono di tiro citato da Mattei in “Coniglio il martedì”?).
Scoprirò che la società Zodiac Srl, intestata inizialmente a Leonetto Mugelli, noto impreditore edile di Impruneta con la passione per le corse d’auto, è stata avviata nel ’78. Il centro di Tavernuzze è stato ufficialmente aperto nel settembre dell’ ’81, quasi in concomitanza con la ripresa dell’attività del Mostro.
Potrebbe esserci qualche connessione con Bevilacqua?
Apparentemente no, anche se lui, in auto, mi dice con nonchalance che una delle figlie ha lavorato al centro sportivo (probabilmente la maggiore, Maria Lisa).
È probabile, penso, che l’italo-americano conosca Mugelli.


14. ULISSE

  • 9 e 10 agosto 2017
    Siamo sul balcone di casa Bevilacqua, perché in sala stanno sostituendo le piastrelle del pavimento. Di fronte a noi, al di là dell’Autostrada del Sole, le colline a sud-ovest di Firenze insanguinate dal Mostro negli anni ’80.
    Gli ho portato un brano del colloquio che Mario Vanni e Lorenzo Nesi hanno il 30 giugno 2003 nel carcere di Pisa. Vanni, condannato all’ergastolo come complice di Pietro Pacciani e Giancarlo Lotti per alcuni omicidi del Mostro, sostiene che il vero serial killer sia un americano. Un nero.
    Facendo un po’ di confusione, Vanni racconta che Pacciani avrebbe incontrato l’americano in un bosco. L’uomo avrebbe detto di chiamarsi “Ulisse”, come l’eroe di Omero, attribuendosi i delitti del Mostro.
    Il brano dell’intercettazione che faccio leggere a Bevilacqua è questo.

Vanni: È stato Ulisse a… che ha ammazzato tutte queste gente! Nero
Nesi: Chi gli è il nero?
Vanni: È un americano!

Nella parte successiva, che non faccio leggere a Bevilacqua, Vanni utilizza più volte la parola “negro” al posto di “nero”.

Poi l’intercettazione prosegue così.

Nesi: E in dò gli era questo americano?
Vanni: E in dò gli era, nel bosco lo trovi! Lo trovò nel bosco ogni cosa gli aveva, che gli era stato lui a fa questi delitti!
Nesi: Ma chi l’ha detto questo?
Vanni: Eh?
Nesi: Perchè ora, fino a ora tu m’ha detto che questi omicidi l’ha fatti il Pacciani!
Vanni: Eh!
Nesi: E questo nero chi gli è?
Vanni: Ulisse si chiamava.

Nome cifrato di Zodiac. Spunta “Bekim” se si sostituiscono i simboli non alfabetici in corrispondenza del cognome di Joe Bevilacqua

Nella decrittazione del nome di Zodiac compare la parola “Bekim” (capitoletto “Il nome di Zodiac”). Dimostrerò che la “M” è stata messa in quel punto del testo cifrato sicuramente di proposito.
Forse qualcuno avrà intuito la connessione diretta con Ulisse. Altrimenti, basta googlare.
Ho dedicato un post apposito su questo tema.

1968, serie tv RAI “Odissea”. L’attore Bekim Fehmiu interpreta “Ulisse”

Si noti che una delle società indagate nell’inchiesta sulla Khaki Mafia, la San Remo Italian Food Company, era proprietaria del ristorante “Italiano” al centro commerciale Hillsdale di San Mateo. Lì si trovava uno dei cinema dove il 20 aprile 1970, data di spedizione della lettera con il nome cifrato di Zodiac, era in proiezione il film “The Adventurers” con protagonista Bekim Fehmiu.

Dopo aver letto lo stralcio del colloquio Vanni-Nesi, Bevilacqua è furente.
“Penso che lo uccideranno”, dice.
“Penso che uccideranno Vanni”.
Bevialcqua non sa che il postino è morto e non lo aggiorno (sostiene che i familiari gli facciano leggere solo Famiglia Cristiana e non usa lo smartphone), ma lo tranquilizzo informandolo che la polizia ha identificato Ulisse in Mario Robert Parker, come è effettivamente avvenuto, su indicazione della testimone Gabriella Ghiribelli. Non gli spiego che l’identificazione è rimasta incerta.


15. “IL MIO NOME È JOE” E ALTRE DECIFRAZIONI

Premessa. Tolte le lettere con allusioni, suggerimenti, etc., Zodiac ha spedito quattro lettere con messaggi cifrati (anche se il suo nome non è tecnicamente “cifrato”):

31 luglio ’69 – Testo cifrato di 408 simboli
8 novembre ’69 – Testo cifrato di 340 simboli
20 aprile ’70 – Lettera con il nome di Zodiac
26 giugno ’70 – Lettera con il codice Mt. Diablo

E almeno due con indovinelli espliciti:

27 ottobre ’70 – Cartolina di Halloween
29 gennaio ’74 – Lettera dell’Esorcista

Possibile che ci siano allusioni e riferimenti, anche importanti, che sono sfuggiti finora, ma i principali indovinelli / decifrazioni sono stati risolti, perché il primo testo cifrato di 408 simboli è stato decrittato nel ’69 dai coniugi Bettye e Donald Harden, il secondo di 340 nel 2020 dai ricercatori Oranchack, Blake, Van Eycke. Il ricercatore Brooks ha decodificato i simboli finali dell’ultimo messaggio accertato. E quelle che seguono sono le altre decifrazioni / soluzioni complete da me fornite a partire dal 2018, in ordine cronologico:

Segue un riepilogo delle soluzioni.

Anagramma del 408 risolto con “paradice”
Alla fine del primo messaggio cifrato di Zodiac decrittato dai coniugi Harden si legge una serie di lettere senza senso: ebeorietemethhpiti.
Forse un anagramma? Per qualche anno, crederò che in qualche modo si nasconda il nome “Giuseppe Bevilacqua”. Ma non riuscirò a dimostrarlo.

Nel giugno 2022, proverò a utilizzare “paradice” per ordinare il possibile anagramma con un metodo classico (immagine in basso). La parola chiave “paradice” va tradotta in una sequenza di numeri a seconda della posizione delle lettere nell’alfabeto (la P è settima, la A è prima, la R è ottava e via dicendo).
La sequenza quindi è 71824635.
A questo punto, bisogna riordinare l’anagramma (evidenziato in viola in basso) collocando le lettere a seconda della posizione indicata dai numeri. La prima riga va riordinata una seconda volta (colonna a destra) con lo stesso metodo.
Nella soluzione ci sono due parole al contrario in italiano. “E” e “bere”.

Il significato della soluzione in italiano è:

"Io bevo e [bere e] tracanno sono il bersaglio"

La soluzione della parte iniziale è rafforzata da tre punti:

  • il “pe” rimasto in sospeso (nella riga successiva che non va riordinata) acquista senso formando la frase “I tope”, “io tracanno”. A questo punto è possibile che sia il metodo giusto;
  • nel successivo messaggio cifrato Zodiac ha inserito varie parole al contrario, fra cui lo stesso “ecidarap” (paradice);
  • nell’Halloween Card Zodiac inserisce la sua inziale per camuffare la Z del rabarbaro italiano Zucca. Il verbo “tope” è associato allo smodato consumo di alcolici.
Ricerca su Goole della traduzione di “bere”

Perché “bere” invece di “bevo”?
Forse perché in inglese l’infinito è uguale all’indicativo presente tolto il “to” (bere = to drink; bevo = drink). Probabilmente, è una scelta tesa a evitare di dare un indizio troppo marcato (la conoscenza dell’italiano) alla polizia, nel caso qualcuno avesse indovinato la parola chiave.
La sua padronanza dell’italiano, e il suo uso, sono alla base dell’indovinello di Halloween.

Codice Mt. Diablo
Il testo cifrato di 32 simboli inviato il 26 giugno 1970 è successivo al “nome cifrato” di Zodiac, che lascio in fondo al capitolo.
Allegata alla lettera c’è una mappa con disegnata una bussola che indica il nord geografico (errata di 2° a est). Si legge che la bussola deve essere rivolta verso il nord magnetico.
L’autore del messaggio crive che la mappa insieme al testo cifrato indica il luogo dove avrebbe posizionato la bomba.
Afferma che l’obiettivo della bomba non è più uno scuolabus perché la scuola è chiusa per ferie.

In una lettera del mese successivo, il killer enigmista suggerisce che la soluzione attiene a “pollici e radianti”. Una distanza e un angolo, quindi.
La soluzione è effettivamente alfanumerica e contiene una distanza in miglia e un angolo in gradi (che ha un giro in più).

"Foothill Blvd Hillcrest 14 mi far 570°"

Oltre a indicare il luogo dove avrebbe posizionato una bomba, Zodiac fornisce una distanza senza decimali, 14 miglia, e la misura di un angolo, 570°, (un azimut, in questo caso).
È la rotta da seguire dalla cima del Mt. Diablo all’obiettivo (stando alla mappa usata da Zodiac), che si trova nella cittadina di San Leandro. Per determinarla, l’autore del testo cifrato si è servito del metodo classico per orientarsi con bussola e mappa.

La decifrazione contiene un errore semantico, in quanto scambia “away” con “far”. Entrambi significano “lontano” in italiano, però solo “away” può essere usato con il significato di “distante” in inglese. Non è comunque il primo errore marchiano in cui incorre per gli standard madrelingua. Nella lettera precedente ha scritto “cid” invece di “kid”, bambino. “Cerous” invece di “curious”, curioso.

Per verificare la soluzione si può utilizzare l’immagine a questo link e sovrapporla alla mappa di Zodiac.

Foothill Boulevard e Hillcrest indicano una zona precisa di San Leandro dove si trova la stazione dello Sceriffo di Alameda “Eden Township”, che stando alla mappa di Zodiac è distante 14 miglia e decimali (nella realtà, 16 e mezzo) dalla cima del Mt. Diablo e si trova a un angolo di 570° (210° e un giro) rispetto al nord magnetico del 1970 nell’area sulla cartina.

Il luogo della decifrazione è indicato con precisione millimetrica dal puntatore della bussola “allungato” allineando i segmenti con cui sono suddivisi i quadranti.

Cartolina di Halloween
La vera cartolina è di colore verde. Quella usata per spiegare la soluzione è una riproduzione del film Zodiac, che ho preferito alle fotocopie in bianco e nero dell’FBI, comunque disponibili nella soluzione completa.

La cartolina è prestampata ma Zodiac ha aggiunto vari dettagli (il ritaglio di una zucca, di uno scheletro, disegni, scritte etc.) prima di inviarla al giornalista Paul Avery.
Risulta affrancata il 27 ottobre 1970.
Nell’immagine in basso, la prima pagina recita così:

Lo sento nelle mie ossa,
desideri conoscere il mio nome,
e allora ti darò un indizio...

Nella cartolina in vendita che Zodiac ha acquisito la zucca non c’è. L’ha incollata lui.
E non è solo in tema con Halloween per l’autore.

Il serial killer aggiunge anche due simboli che non ha mai usato prima. Immagine in basso, evidenziati in rosso e in arancione.

La Z, apparentemente la sua iniziale (mai usata né prima né dopo se si esclude il Mostro), sembra solo casualmente messa vicino a quel punto.
Sembra, perché si ripete anche sulla busta, in basso, dove etichetto tutti gli indizi, anche quelli non ancora citati.

Zucca
Nel 2018 avevo citato quello che secondo me era il motivo dell’inserimento della zucca nell’Halloween card. L’ho tolto per mancanza di un riscontro.
Ho deciso di re-inserirlo dopo aver risolto nel 2023 l’anagramma del cipher 408:

"Io bevo e tracanno sono il bersaglio"

Quello che nel 2018 mi ha fatto pensare è stato questo vassoio.

Anche se non ho trovato riscontro finora che la stilizzazione della Z di zucca con il pallino staccato risalga a prima del ’72, la ragazza cinese che forma una Z era già dagli anni ’50 simbolo del liquore.

Al di là di un richiamo al cipher 408, il pallino staccato potrebbe assumere i contorni di un macabro riferimento.
Il motto della pubblicità del Rabarbaro Zucca in quegli anni (’68, ’69) recita:

"L'aperitivo che non fa perdere la testa."

Zucca può anche significare “testa”, in italiano.
Di una delle vittime a cui potrebbe alludere questa cartolina, Donna Lass, è stato trovato solo il teschio ad oggi.

QQ ad alta voce. Che gioco è?
La soluzione primaria dell’indovinello di Halloween viene messa in bella vista. Sarebbe comprensibile a chi parla la lingua italiana, non a un americano che non la conosce.

La cartolina prestampata allude a un gioco sul nome del mittente che Zodiac fa proprio.

L’autore del messaggio decide di scrivere “Peek-a-boo, sei spacciato!” e disegna degli occhi. Peek-a-boo è il gioco del cucù.
Che cosa vorrà significare?

“Cucù” in italiano ha lo stesso suono di “QQ”.

La soluzione dell’indovinello della cartolina (l’indizio sul nome del mittente) è la lettera Q.

La soluzione non è scontata, così l’autore fornisce una conferma nell’ultima pagina. Questo è lo scopo dello strano simbolo a forma di “VF” sotto lo scheletro nelle pagine interne.

Nel disegnare il “nido” a forma di Q attorno all’uccello (un cuculo) l’autore forse ha tentato un po’ maldestramente di emulare la Q della copertina del singolo dei Fifth Dimension “Aquarius – Let the sunshine in” che qualche mese prima di inviare l’Halloween Card ha utilizzato nel metodo di cifrazione del “nome di Zodiac”.

Fumetti western
Nell’indovinello di Halloween Zodiac contiene citazioni tratte da due copertine di fumetti western.
Entrambi i fumetti hanno in comune la parola “rosso”:

  • Red Ryder, dal quale copia un marchio di bestiame (scoperta citata da Graysmith nel 2002). Il ricercatore Morf ha scoperto che era un vero marchio intestato al figlio del disegnatore Fred Harman III;
  • Redmask, da cui copia le frasi nell’ultima pagina (scoperta del ricercatore Tahoe27).

Braille
Per “facilitare” la soluzione, l’autore inserisce un simbolo, una sorta di VF, tratto da un fumetto western, Red Ryder (immagine in basso).
Scoprirà che nel numero 14 del fumetto (cifra disegnata sopra il teschio interno) Red Ryder diventa temporaneamente cieco.

In alfabeto Braille, usato per leggere dalle persone non vedenti, i quattro pallini che l’autore del messaggio ha aggiunto al simbolo significano significano “ie”.
“Ie” dall’inglese si traduce “cioè”.

Che lettera è una “P” rovesciata?
Reggendo la pagina con un dito sui puntini come se si dovesse leggere Braille, e girando pagina, l’altro dito indicherà uno spazio limitrofo alla “P” di Rope.
Sulla stessa riga c’è una “N” rovesciata.
Perché l’ha girata? Cosa vuole suggerire?
Di certo, se si rovescia la “P” come la “N”, la lettera diventa una “q” minuscola. La conferma della soluzione.

Il fatto che Zodiac abbia scelto il simbolo VF del Ranch di Red Ryder dipende probabilmente dal nome cifrato che ha mandato qualche mese prima. Due simboli di quel testo sono tratti da un sigillo che raffigura un toro (animale presente anche a casa di Bevilacqua nella forma di una statuina, durante il nostro primo incontro).

Nella cartolina di Halloween non manca una citazione sull’acqua, tramite un altro fumetto western, con protagonista Redmask (immagine in basso). I quattro by… sull’ultima pagina della cartolina (by fire, by gun etc.) sono stati copiati da una ruota della morte disegnata sulla copertina del numero 30 del fumetto sponsorizzato da Tim Holt. La scoperta del riferimento è del ricercatore Tahoe27.
La testa di Redmask (a cui allude lo scheletro di Zodiac con una maschera rossa nelle pagine interne della cartolina) copre parzialmente un quinto “by” seguito dall’iniziale di una parola misteriosa: “w…”.

Il nome di Zodiac

Premessa in tre punti:

A differenza dei testi cifrati citati in precedenza, il 408 con il suo anagramma finale e il Mt. Diablo Code con la sua freccia, così come il 340 (ne parlo a questo link), il “nome di Zodiac” non si basa su un cifrario a sostituzione.

Lo si capisce quando si scopre che l’autore del messaggio ha riprodotto la maggior parte dei simboli in modo pressoché identico da testi che forse ha consultato in una biblioteca pubblica (Graysmith ha ipotizzato che facesse ricerche in biblioteca, in effetti).
Nell’immagine in basso è evidente la somiglianza fra il codice con il nome di Zodiac e due riproduzioni contenute in libri su iscrizioni antiche digitalizzati da qualche anno.

A sinistra, sopra il cipher l’iscrizione in antico greco “anetheke”. A destra, le due lettere Brahmi “mi” e “ya”, che risultano anagrammate nelle prime lettere a sinistra sopra e sotto al cipher

Anetheke” , che in inglese viene tradotto in “set up as a votive / dedicated” (eretto / dedicato), faceva parte di una formula dedicatoria alle divinità che si trova nelle iscrizioni di molti templi della Grecia antica.
Il verbo “set up” , che in inglese significa anche “impostare”, “mettere a punto”, è citato nella seconda pagina della lettera. Difficilmente può essere una coincidenza.

Il ricercatore Tom Voigt, primo a divulgare l’accostamento sul sito zodiackiller.com, suppone che Zodiac abbia copiato presente in “The Alphabet” di Frederic W. Goudy per via della particolare forma di Theta, simile alla croce celtica. L’iscrizione proviene da un tempio di Poseidone, divinità del mare, erroneamente localizzato nel libro presso un lago Tenaro (in realtà, capo Tenaro).

A destra, la probabile fonte del simbolo a forma di ancora. Farò questa scoperta nella pagina di Wikipedia sull’alfabeto Brahmi. È un tentativo di traduzione in Brahmi dell’archelogo Alexander Cunningham di un’iscrizione su un sigillo di Harappa in “The inscriptions of Asoka”. Sarebbe il nome: “L-achh-mi-ya”.

  • Altro punto fondamentale della premessa è che già nel 2017 conosco la possibile soluzione, anche se non so come arrivarci: Joe Bevilacqua.
    Sarebbe possibile risolvere quello che si dimostrerà un “puzzle” senza saperla?
    Forse sì, ma solo dopo aver risolto l’anagramma alla fine del 408, l’indovinello basato sul verbo italiano “bere” che allude alla sua identità:
"Io bevo e [bere e] tracanno sono il bersaglio"

Soluzione che però scoprirò solo nel 2023.
In ogni caso, proverò a costruire una decrittazione “autonoma” rispetto agli altri indovinelli e testi cifrati (che userò solo come conferme) in un post sulla decifrazione del nome del 2020.
Non va comunque dimenticato che Internet nelle ricerche rimane un impareggiabile strumento che non era a disposizione negli anni dei crimini di Zodiac e del Mostro.

  • Infine, ma non meno importante. Mi viene dato un suggerimento dal potenziale autore del messaggio, Bevilacqua. Il quale verosimilmente non aveva alcuna intenzione di far scoprire il suo nome negli anni ’60.

“Perché ha scritto ‘ceroso’?”
Il 10 agosto 2017 porto con me a casa di Bevilacqua il libro “Zodiac” di Graysmith.
Discutiamo del caso americano. Nonché della lettera del 20 aprile 1970 con il nome cifrato di Zodiac (immagine in basso).

Noto che non menziona mai il nomignolo del serial killer. Dice sempre “lui”.

Al di là di quello che scoprirò negli anni successivi, già nell’estate 2017 capisco, in linea di massima, come Zodiac ha crittato il nome. E questo proprio da un’indicazione dell’italo-americano, che inizia a leggere la lettera con un sorrisetto, soffermandosi sulla prima riga sotto il testo cifrato.

Il testo cifrato con la frase sottostante
Il mio nome è - 

[SIMBOLI]

Io sono moderatamente ceroso (sic) di sapere
quanti soldi avete sulla mia
testa ora.

“Strano. Perché ha scritto ‘ceroso’ invece di curioso?” dice Bevilacqua.

“Ah,” aggiunge, “tu pensi che sia un errore…”

Riflettendo sulla sua sottolineatura, qualche settimana dopo intuirò come andrebbe letto il messaggio cifrato.

Probabilmente nell’intento di Zodiac (almeno negli anni ’60) non avrebbe dovuto essere “decifrabile”.

“Ceroso” è in corrispondenza delle lettere “lac” del cognome Bevilacqua.
La “lac” è la sostanza principale della ceralacca…

Non è un testo cifrato a sostituzione. I simboli servono solo a indicare (a se stesso) la decodificazione. Quelli sotto LAC, esclusa la M di Bekim, ricalcano, scoprirò, le lettere Bhrami di una pubblicazione dell’archeologo Alexander Cunningham su un sigillo di Harappa in India che secondo lui conteneva il nome Lachmya. Perché il primo simbolo sia stato modificato, si vedrà a breve.

I sigilli vengono usati per imprimere la ceralacca sulle pergamene, le lettere, e altri documenti lasciando un marchio o uno stemma.

Anche il resto del testo cifrato, che inizia con le lettere AEN, è concepito così.

Due parole iniziano come il testo cifrato di Zodiac nell’Oxford Dictionary che ho in casa. Enea ed Eneide, l’eroe e il poema di Virgilio

Il messaggio cifrato è una sorta di rebus che combina le parti del vero nome di Zodiac con il testo cifrato e la frase sottostante. Come nella prima parte in basso.

Si legge il nome in italiano dell’eroe del poema di Virgil

“Qua-nam”, nell’ultima parte della decifrazione, è la traduzione in latino di “in quale modo”, “how”, presente nella parte di frase sottostante al testo cifrato.

come i delfini sentano, è straordinario

Nella lettera del 20 aprile 1970, dopo essersi lamentato che la bomba che ha progettato ha fatto cilecca, l’autore del messaggio afferma di essere stato “sommerso dalla pioggia”.
Nel libro “Zodiac”, stesso brano in cui cita la teoria dell’acqua, Graysmith si chiede cosa può significare questa informazione.

"Forse la pioggia aveva inondato la cantina dove diceva di avere costruito le sue bombe? Viveva in una zona remota che era stata tagliata fuori dal mondo esterno?
Toschi e Armstrong controllarono i sospettati che vivevano in aree che erano state recentemente alluvionate."
“…la mia bomba per il bus ha fatto cilecca. Sono stato sommerso dalla pioggia che abbiamo avuto un po’ di tempo fa”

Arma che fa cilecca? Sommerso dalla pioggia?
Credo che la frase non abbia a che vedere con un evento reale ma sia nuovamente un’allusione al film “Prendi i soldi e scappa”, protagonista Virgil Starkwell, il goffo rapinatore del New Jersey.

L’ultima combinazione è Bevi – mildly. Immagine in basso, nel riquadro azzurro.
“Mildly” in italiano si può tradurre in “moderatamente”, sebbene in questo contesto in inglese andrebbe usato “moderately”.
Quindi: bevi moderatamente…

A questo punto, si spiegano i continui riferimenti all’acqua del serial killer, l’anagramma “io bevo e tracanno”, la citazione dell’amaro Zucca, e, da ultimo, la firma finale. Un brano su un annegamento.

Tutte le soluzioni sono convergenti, coerenti.

Nel prossimo capitoletto, spiego la scelta dei simboli utilizzati da Zodiac che non ho ancora motivato.

Aquarius – let the sunshine in
Quando il 28 luglio, a Falciani, ho chiesto a Bevilacqua cosa ne pensasse di Zodiac, l’italo-americano, imperturbabile, ci ha pensato un attimo, poi mi ha risposto con un mezzo sorriso.
“Penso che siano cinque persone.”
Perché proprio “cinque”?, mi sono chiesto.
“Sì, penso che lui è cinque persone“. Mi ha mostrato la mano con le dita aperte.
Non darò molto peso a questa affermazione finché nella decrittazione del nome di Zodiac non mi imbatterò in un celebre brano dei Fifth Dimension, vincitore del Grammy come migliore registrazione nel 1970. Qui sotto.

In alto, la copertina del brano dei Fifth Dimension usato da Zodiac in una parte della criptazione del suo nome che significa: “Acquario – lascia entrare la luce del sole”.
Il brano è composto da due canzoni del musical hippy “Hair”, che significa capelli.

Nella frase sotto al testo cifrato, invece di chiedersi semplicemente a quanto ammontasse la sua taglia, Zodiac scrive “quanti soldi avete sulla mia testa ora…“. Un’allusione?

Sicuramente, il musical era in scena al Geary Theatre quando l’11 ottobre 1969 Zodiac è salito sul taxi di Stine, a pochi passi dal teatro.

La cartolina di Zodiac con un paragrafo “sottosopra” del 5 ottobre 1970, penultima immagine, è composta da ritagli presi dall’inserto del San Francisco Examiner che qualche settimana prima ha pubblicato la pubblicità di Hair “sotto sopra”.

Il metodo della parte della decifrazione che attiene alla canzone dei Fifth Dimension è alluso dalla parola “set up”, traduzione letterale del vocabolo in greco antico “anetheke”, che Zodiac ha quasi sicuramente copiato dalla riproduzione di un’iscrizione nel tempio di Poseidone (dio del Mare) a Capo Tenaro in “The Alphabet” di Frederic W. Goudy, per costruire il suo testo cifrato (primo a divulgare l’accostamento, il sito zodiackiller.com del ricercatore Tom Voigt).

Si veda sotto la somiglianza fra l’iscrizione, in bianco e nero, e i simboli.

Nella prossima immagine, la prima parte della seconda pagina con il diagramma del funzionamento della bomba.
Metto in evidenza il concetto alluso dall’autore del messaggio, sostituendo all’incipit “the bomb is…” con quello della prima “My name is…”.

[Il mio nome è] impostato così..

In breve (immagine in basso), in corrispondenza del simbolo di Hair (l’8 che lui ha cerchiato) sul testo cifrato bisogna sovrapporre la seconda pagina della lettera con il sole posizionato sulla riga “My name is”, in modo che il testo cifrato sia su una “corsia”, e il bus su un’altra.
In corrispondenza degli 8 di Hair cerchiati, i “raggi di sole” disegnati della lettera rappresentati da un paio di frecce, traslano virtualmente due lettere nella “corsia” del bus, dove probabilmente andrebbe riportato il suo nome (la E la I di Bevilacqua).

In basso, metto in evidenza il concetto della decifrazione muovendo solo il disegno del bus invece di tutta la seconda pagina della lettera.

Sarà per alludere alla soluzione che Bevilacqua chiama Vigilanti “Raggianti”?

Puoi farlo usando l’immagine a questo link o quella nella galleria in basso.

Non avendo portato a Bevilacqua la seconda pagina della lettera di Zodiac con cui si dovrebbe effettuare la decrittazione sulla base della canzone dei Fifth Dimension, tutto questo lo intuirò successivamente. In buona parte, facendo ricerca sul sito newspapers.com, che contiene milioni di edizioni di quotidiani statunitensi e ad altre fonti che cito nella decrittazione.

Internet non esisteva all’epoca dei delitti del serial killer. Non esistevano informazioni digitalizzate reperibili in una frazione di secondo con qualche parola chiave che facilitano una ricerca complessa.

Le coincidenze con il delitto di Alessandra Vanni
Da notare che il riferimento ai “sigilli” è presente anche nel delitto del 9 agosto 1997 della taxista Alessandra Vanni trovata nella vettura da lei guidata in via Doccia, davanti al cimitero di Castellina in Chianti, mani legate dietro al sedile con uno spago.
La scena del crimine si trova vicino a un tumulo del periodo etrusco lungo una strada che porta a Firenze (passando da Falciani).
Nel 2018, segnalerò alla Procura di Siena una serie di coincidenze che porteranno all’acquisizione del DNA di Bevilacqua.

I Carabinieri della stazione locale, alcuni giorni dopo l’omicidio, ricevono una lettera anonima con una citazione dell’Apocalisse di San Giovanni in latino.

"Quis est dignus aperire librum, et solvere signacula ejus?"

La traduzione è: “Chi è degno di aprire il libro e sciogliere i sigilli?”

Lettere, ceralacca e sigillo

Forse è solo una persona che vuole aiutare le indagini?
Quello che mi mette in allerta, oltre all’uso del latino e il riferimento ai sigilli, è che in corrispondenza di LAC sotto lo schema della bomba usato per decifrare il nome di Zodiac è presente la parola “string”, che in inglese significa soprattutto spago.

Lo spago viene usato anche per “sciogliere” i sigilli.

Ai giorni nostri, sigillo, ceralacca e spago vengono spesso utilizzati nella composizione degli inviti alle nozze. Fonte dell’immagine

Nello stesso caso ci sono:

  1. Un riferimento al paradiso analogo a quello del caso Lass, dal momento che forse l’omicida è salito sul taxi della vittima nei pressi di via del Paradiso a Siena;
  2. Un riferimento all’acqua, come in tutti i crimini attribuiti con certezza a Zodiac dal momento che la scena del crimine è in Via Doccia.
  3. La tipologia della vittima, una taxista. A Zodiac viene attribuito con certezza il delitto Stine, ma in anni recenti, come si è visto, è emerso un altro omicidio sospetto di un taxista risalente al ’62.

Dal caso Vanni, Bevilacqua è stato scagionato dal DNA estratto dalle unghie della vittima.
Il dubbio a me però rimane forte.

Legare le mani della vittima con lo spago dietro al sedile può avere un significato simbolico per l’omicida. Ma dalla foto (in basso) risulta evidente che la posizione in cui legandole le mani si vengono a trovare, dietro al sedile, permetterebbe all’omicida nel sedile del passeggero di manipolarle facilmente, minimizzando il contatto e senza uscire dal taxi.

Per questo motivo, perché negli anni ’90 si era a conoscenza del DNA, e la sfida alla polizia faceva parte del modus operandi di Zodiac, continuo ad avere qualche dubbio.
Non è che il colpevole ha inserito nelle unghie della vittima la pelle di qualcun altro?

Le mani di Alessandra Vanni dietro al sedile legate da uno spago, “string” in inglese

Qualche giorno dopo l’ultimo incontro con Bevilacqua, spedirò la copertina con le impronte di Bevilacqua all’ufficio dell’FBI di San Francisco in un plico anonimo senza messaggio, ritenendo probabile che le rileveranno inserendole nel loro database. “Forse salta fuori qualcosa”, penso. Ma non accadrà nulla.


16. AMMISSIONE DI COLPA

  • 12 settembre 2017
    Il 12 settembre e non l’11, a differenza di quanto dichiarerò per una svista nei primi articoli e agli inquirenti, Bevilacqua ammette al telefono le proprie responsabilità nei crimini del Mostro e di Zodiac. Nonostante mi abbia chiesto di non parlarne al telefono, gli ho appena letto la decifrazione del nome di Zodiac basata in parte su una sua indicazione.
    “C’è il tuo nome”, lo informo.
    “Lo sapevano”, risponde spaventato.
    “Chi?”
    “D’Addario e Colombo. Lo sapevano perché…” Lascia la frase in sospeso, come ha fatto più di una volta quando abbiamo parlato del Mostro. La mia impressione, che rimarrà inalterata, è che si tratti di un suo sospetto. D’altronde fra il ’75 e il ’79, quando Colombo è di nuovo a Livorno, il “Mostro” non ricompare facendo apparentemente ritorno solo nell’ ’81. Forse temeva di essere scoperto?
    “Perché non ti sei costituito?” chiedo.
    “Per non mettere nei guai altri”, risponde a voce più bassa.
    “I tuoi familiari?”
    “Sì.”
    Anche se la legge italiana lo permette, non registro di nascosto la conversazione. Il motivo è etico-professionale. Bevilacqua si sta confidando e io mi sono proposto come suo “biografo”. Da giornalista, non ritengo corretto registrarlo in quel momento.
    La conversazione va avanti per qualche minuto, mentre sollecito il mio anziano interlocutore a costituirsi.
    “Sai quanto tempo è passato?” dice.
    “L’omicidio non va in prescrizione”, replico.
    Abbiamo una breve discussione. “Parla con un prete.”
    “Lo sai. L’unico prete con cui ho parlato mi ha detto che ero il ‘diavolo incarnato’.”
    Durante i colloqui mi ha raccontato di un cappellano battista che lo aveva accusato di crimini di guerra in Vietnam.
    A un certo punto, sembra convincersi.
    “Cosa devo portare? La pistola?” chiede alludendo alla Beretta del Mostro.
    “Devo portare la pistola?” ripete.
    Sento distintamente un lamento in sottofondo. È la moglie Meri. Che infatti di lì a poco interviene per soccorrere il marito che non riesci più a sentire a causa di una strana interferenza (siamo intercettati?).
    La signora Torelli annota il numero dell’avvocato Francesco Moramarco, un penalista che lavora per uno studio di cui si avvale Tempi.
    All’avvocato, informato in precedenza della mia inchiesta giornalistica, chiedo che lo aiuti nell’atto pratico di costituirsi. Per questo, lo avviso dell’ammissione di Bevilacqua, informandolo che sarà contattato a breve.
La versione più nota della possibile pistola del Mostro era conosciuta con il nome “Jaguar” negli Stati Uniti. L’abitazione di Bevilacqua non sarà mai perquisita (al 2023) nonosante la denuncia del 2018

Un anno dopo, l’avvocato Moramarco dirà ai carabinieri di essere stato contattato il 12 settembre 2017 dal “presunto” Bevilacqua, ma di avergli dato solo l’indirizzo del suo ufficio. E di non averlo richiamato.
I tabulati contraddicono Moramarco. Le telefonate risultano infatti due. La seconda, di circa tre minuti, non è stata effettuata da Bevilacqua ma dall’avvocato.

Nel 2018, durante indagini della Procura di Firenze scaturite dalla mia denuncia, il comandante del ROS fiorentino Giuseppe Colizzi non segnalerà l’incongruenza di Moramarco, preferendo evidenziare invece una considerazione fuori verbale dell’avvocato che getta cattiva luce sul denunciante (immagine in basso a destra).

Questo modo di “riassumere” gli accertamenti da parte del comandante Colizzi non sarà un caso isolato nell’indagine su Bevilacqua.
Le note complete si trovano a questo link.

  • Nella nota di Colizzi sulle dichiarazioni dell’italo-americano del 30 maggio 2018, verrà omessa una grave contraddizione sulla sua conoscenza di Pacciani, per evidenziare, invece, le insinuazioni sul sottoscritto.
  • Nella nota sul rapporto criminologico del RaCIS, non saranno citate le conclusioni degli esperti, ma verrà data una lettura parziale di un confronto Zodiac-Mostro estrapolato dal contesto.
  • Nella nota sull’analisi dei tabulati, liquidando la “fantomatica ammissione” Colizzi ometterà ogni riferimento (perché omesso da chi fa l’analisi, apparentemente) alle telefonate fra il sottoscritto e Bevilacqua del 12 settembre 2017, nonostante sia impossibile non vederle nei tabulati completi essendo immediatamente precedenti ai contatti riscontrati fra Moramarco e Bevilacqua (vedi immagine precedente).
  • 13 settembre 2017
    Mi trovo a Firenze per accompagnare Bevilacqua dai carabinieri. Telefono e scopro che ha cambiato idea.
    “‘Un amico’,” spiega, “mi ha detto di rispondere sempre ‘no, no, no’.” “Dietro di te non c’è nessuno,” aggiunge.
    Ancora una volta è affiancato dalla moglie. Nonostante lei abbia ascoltato l’ammissione, Bevilacqua non si costituirà.
    I due coniugi, interpellati in seguito dalle autorità, negheranno tutto, omettendo di citare i contatti telefonici con l’avvocato Moramarco.

Nelle loro due analisi parziali dei tabulati del 2018, i carabinieri non noteranno le telefonate del 12 settembre 2017 intercorse fra il sottoscritto e Bevilacqua, anche se si accorgeranno degli immediatamente successivi contatti con l’avvocato Moramarco, non dichiarati dall’italo-americano. Non so il motivo.
I tabulati completi verranno messi agli atti del fascicolo d’indagine su Bevilacqua non prima della sua archiviazione e solo su mia sollecitazione, nel 2023.
Sarebbero serviti a confermare la mia versione degli eventi.

Annotazione sull’analisi dei tabulati del ROS, 7 luglio 2018. Il redattore dell’annotazione vede le due telefonate fra Bevilacqua e l’avvocato Moramarco
  • 14 settembre 2017
    Invio la prima segnalazione riguardante Bevilacqua a Carabinieri e questura di Firenze.
    Si tratta di due PEC vuote con allegata la soluzione sintetica del nome di Zodiac nella lettera del 20 aprile 1970.
    In questo post, la decifrazione completa, logica quantunque bizzarra, del nome di Bevilacqua.
    Invierò alcune segnalazioni generiche al distaccamento FBI italiano e alla Procura di Firenze, prima di recarmi di persona dai Carabinieri nel febbraio 2018 dopo avere atteso invano che Bevilacqua si costituisca.
    Scriverò anche qualche commento su un forum sul Mostro, segnalando la decifrazione del nome di Zodiac sul blog di un ricercatore, Martin Rush, nel dicembre 2017.

17. LA DENUNCIA

Premessa. Fino al 2022 non avrò modo di leggere gli atti investigativi della Procura e del ROS di Firenze.
Potrò conoscere le indagini su Bevilacqua solo quattro anni dopo averlo denunciato, quando verrò a conoscenza dell’archiviazione del procedimento per omicidio a suo carico (richiesta non notificata ai parenti delle vittime) e consulterò il fascicolo comprendente anche le mie sommarie informazioni ai Carabinieri nel 2018 (non viene rilasciata una copia al potenziale testimone al momento dell’escussione).

  • Febbraio 2018
    Nell’autunno 2017, le mie segnalazioni alla Procura di Firenze via email hanno ottenuto una risposta standard. Presentare denuncia formale seguendo i dettami del codice di procedura penale. Nessuna replica invece dall’ufficio FBI, nonostante mi permetta qualche provocazione. Per esempio, allego a un’email una foto con una noce americana. In inglese “nut”, noce, significa anche “pazzo”.
    In quel periodo, sono ancora convinto che la telefonata fra me e Bevilacqua sia stata intercettata. Ho aspettato ad andare dagli inquirenti di persona credendo che l’italo-americano fosse sotto controllo e che si sarebbe costituito, perlomeno su impulso della signora Torelli (si è presentata come una devota cattolica e ha ascoltato l’ammissione del marito).
    Smetto di aspettare a metà febbraio del 2018, recandomi dai carabinieri di Monza che mi chiedono un riassunto dei colloqui avuti con Bevilacqua. Non ho ancora concluso le mie ricerche, anche se all’epoca sono convinto del contrario.
    Oltre all’ammissione, nel resoconto che consegno ai Carabinieri di Monza il 22 febbraio cito alcuni elementi indiziari relativi all’udienza del ’94, fra cui i trascorsi militari di Bevilacqua, omessi al processo, e il suo cambiamento di versione sulla “non” conoscenza di Pacciani ribadita più volte nella sua deposizione.
    Su questo argomento, l’italo-americano confermerà quanto da me dichiarato quando verrà sentito dai Carabinieri del ROS di Firenze il 30 maggio.
  • 1 marzo 2018
    Decido di sporgere denuncia a Lecco. Scelgo la stazione dei Carabinieri di questa città perché non è distante da casa mia, e per contrapporre un rimando ai numerosi del serial killer.
    Il territorio di Lecco è quello dei protagonisti del più classico dei romanzi italiani, i “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, Renzo e Lucia. Una coppia, come le vittime preferenziali del Mostro e di Zodiac, che viene separata dalla brama di un piccolo tiranno.
    Il comandante della Stazione, il maresciallo maggiore Salvatore Fornaro, mi sente a sommarie informazioni.
Litografia di Lecco nell’edizione finale de “I promessi sposi”
  • 16 aprile 2018
    Ho un incontro informale presso la Procura di Firenze con i funzionari di PG Liberato Ilardi e Adrea Giannini che assistono il pm Turco nelle indagini sul Mostro. Li preavviso che Il Giornale pubblicherà la mia storia su Bevilacqua. Sono scettici.
    Un mese e mezzo dopo, Ilardi e Giannini redigeranno una nota con i loro ricordi di questo colloquio, attribuendomi, fra le altre cose, un’informazione falsa di Bevilacqua fornita ai Carabinieri il giorno successivo alla data di redazione del loro scritto (immagini seguenti).
    Il 30 maggio, l’italo-americano (Amicone, nell’annotazione) sosterrà che nel 2017 avrei ricevuto il suo contatto dal consolato USA di Milano.
    Non è quello che è accaduto.
    Come visto nel capitolo Colloqui e dichiarerò al ROS il successivo 19 giugno, ho contatto Bevilacqua tramite la direttrice del cimitero americano di Sicilia-Roma Melanie Resto che gli ha fatto recapitare un mio messaggio allusivo sul suo oscuro passato. È stato lo stesso Bevilacqua a fornirmi il suo numero di telefono, indicandomi dove abitava (l’indirizzo era anche sulle Pagine Bianche).

I contenuti di questa annotazione sembreranno “ispirare” un articolo su La Nazione del 2 giugno 2018 a firma di Stefano Brogioni, dal quale Bevilacqua potrà facilmente dedurre la mancanza di una registrazione dell’ammissione.

Annotazione della polizia giudiziaria di Firenze sull’incontro informale avvenuto in Procura il 16 aprile. All’epoca, il fatto che l’ammissione non fosse stata registrata avrebbe dovuto rimanere segreto
  • 7 maggio 2018
    Bevilacqua riceve una mia lettera in cui gli chiedo delle prove (allo scopo di convincere chi indaga). Cerco di allettarlo con la possibilità di un accordo per la pubblicazione della sua biografia con un’importante casa editrice italiana.
Estratto della lettera spedita il 4 maggio 2018
  • 19 maggio 2018
    La prima parte del mio reportage sulla connessione Zodiac-Mostro esce su tempi.it. Seguono altre due puntate. Nella terza (21 maggio 2018) si fa riferimento a Zodiac, senza fare esplicito riferimento a Bevilacqua quale sospetto, ma additando un ex investigatore del 5° CID di Livorno.
    Il finale è edulcorato per far sì che il permaloso italo-americano non si indisponga e scelga di costituirsi.

22 maggio 2018
Incaricato da Bevilacqua, l’avvocato Paolo Russo redige una breve diffida per la lettera recapitata più di due settimane prima in cui auspicavo che si costituisse (la diffida non giungerà a destinazione perché mi sono trasferito da poco è ho sbagliato a indicare il mio nuovo numero civico).

La diffida non entra nel merito di frasi come “spero che ti consegni” (per cosa…?). Intima di non vendere e divulgare materiale scritto…

"...se inerente la storia e le vicende di vita personali e professionali del sig. Bevilacqua, prima di averne potuto preventivamente vagliare ed esaminare il contenuto integrale e la sua veridicità e/o attendibilità."

La diffida:

  • non si esprime sulla richiesta di una prova;
  • non cita l’auspicio di costituirsi;
  • non contiene riferimenti al mio reportage sulla connessione Zodiac-Mostro.

La terza e ultima parte del mio articolo è stata pubblicata 24 ore prima della redazione della diffida. Ci si aspetterebbe che il testo vergato dall’avvocato Russo la citi.

Invece no.

Non il minimo accenno alla puntata del giorno precedente (Mostro = l’americano Zodiac).
Era impossibile da non notare essendo titolo di apertura sulla homepage di tempi.it (sotto).

Bevilacqua e la moglie sanno che collaboro con tempi.it.
Quando mi sono presentato a casa loro il 28 luglio 2017, senza che li informassi, la signora Torelli aveva già visto e letto il mio articolo su Vigilanti apparso su tempi.it il giorno precedente.

I coniugi Bevilacqua incaricano un avvocato e gli fanno spedire una diffida senza prima dare un’occhiata a tempi.it?
È inverosimile, ma è quello che diranno.
Lui, ai Carabinieri e nella successiva querela.
Lei, contraddicendosi, in tribunale nel 2023.

  • 29 maggio 2018
    Fino al 29 maggio, Bevilacqua non sa ancora della mia denuncia.
    Probabilmente ha deciso di non parlare all’avvocato Russo degli articoli sulla connessione Zodiac-Mostro su tempi.it per evitare di metterlo a conoscenza delle telefonate del settembre 2017.

D’altronde il mio reportage, che si conclude con toni edulcorati e “attendisti”, senza riferimenti espliciti e ribadendo l’esortazione a costituirsi, potrebbe non essere percepito come una minaccia immediata.

Forse ci si può accordare, no?

29 maggio 2018. Il titolo del mio articolo scelto dal Giornale

Il 29 maggio, però, l’italo-americano viene colto alla sprovvista dalla pubblicazione sul Giornale del resoconto della sua ammissione e il giorno dopo dalla visita dei Carabinieri.

Come giustificare agli investigatori l’omessa citazione nella diffida degli articoli di tempi.it senza risultare sospetto?
Perché non ne ha parlato all’avvocato Russo?

Ecco allora la convenienza di “non sapere nulla”, con il supporto della moglie.
Si noti nell’immagine in basso come, nel 2023 al mio processo per diffamazione, la signora Torelli si contraddica su questo dettaglio rilevante.


18. LE VERIFICHE DEL ROS. BEVILACQUA E PACCIANI

  • 30 maggio 2018
    Bevilacqua viene ascoltato da due ufficiali dei Carabinieri del ROS di Firenze come persona informata sui fatti. Questo è il link alle sue dichiarazioni.

    L’ex investigatore dell’Army CID con 20 anni di carriera nell’esercito, operazioni sotto copertura, un anno di guerra in Vietnam, è anziano ma lucido e autonomo. Stranamente, viene sentito dal ROS a casa sua e alla presenza di tre familiari invece che nella poco distante stazione dei Carabinieri di Sesto Fiorentino.
    I parenti sono la moglie, una figlia e il nipote. Sono assenti la figlia e il genero di San Francisco vicini di casa.
    I motivi sarebbero stati l’età e lo stato di “apprensione” di Bevilacqua, sostiene il comandante del ROS Colizzi nella sua nota del 2 giugno 2018.

    Questa decisione impedisce ai Carabinieri di prelevare il DNA dell’italo-americano, che sarà acquisito solo due anni dopo dalla Procura di Siena.

Le dichiarazioni di Bevilacqua del 2018 consistono in un verbale di tre pagine scarse sottoscritto da lui e dai familiari presenti.

L’italo-americano viene sentito su tre temi. I colloqui con me, il suo coinvolgimento come testimone nel caso Mostro e genericamente sui suoi viaggi in California.

Le domande dei Carabinieri sono generiche.

Bevilacqua sostiene di non sapere nullla della mia inchiesta giornalistica sul Mostro e “dimentica” che l’ho contattato tramite un messaggio sul suo passato in California recapitatogli dall’ex collega Melanie Resto.
A fronte delle sei volte che mi sono recato a casa sua, stando agli accertamenti dei Carabinieri, nel cita tre senza scendere nei dettagli.
Cerca di insinuare sospetti sulla mia professionalità.

Si dimentica di essere tornato dal Vietnam negli Stati Uniti all’inizio del ’69 e non “alla fine” del ’69, cioè prima e non dopo che cominciassero le rivendicazioni di Zodiac a San Francisco.

Nel verbale si riporta che sarebbe andato via da Firenze nel ’79, invece che nell’ ’89. Una svista che passa inosservata, evidentemente, nonostante il verbale di tre pagine venga letto ad alta voce dai Carabinieri e sottoscritto, pagina per pagina, da Bevilacqua e due parenti informate.

E sulla California cosa dice? No, non cita la consuocera Luanne, e il genero vicino di casa, anche se il suo cappellino preferito è lì da qualche parte in casa a ricordargli di loro.

Con la “puntualizzazione” sul significato di Riverside si chiude il verbale. Che vuol dire, spiega:

"A fianco al fiume" 

La chiosa di Bevilcqua nel verbale si tradurrebbe in inglese così:

"By the river."

È la stessa espressione (cambia solo l’articolo) con cui termina il titolo della canzone del “Mikado” da cui è tratta l’ultima firma di Zodiac.

“Su un albero a fianco a un fiume”, o per meglio dire “in riva a un fiume”

Accantonando sviste, dimenticanze e insinuazioni, Bevilacqua conferma quanto da me anticipato agli inquirenti nel resoconto dei colloqui del 2017 consegnato il 22 febbraio e il 16 aprile 2018 sulla sua conoscenza di Pacciani.

Un fatto non pubblico, visto che l’italo-americano ha dichiarato il contrario al processo Pacciani.

Bevilacqua avrebbe saputo chi fosse il “Vampa”, principale sospetto Mostro della Procura di Firenze, già almeno dagli anni ’80, quando lavorava al Cimitero Americano di Firenze.

Nel ’94, alla corte che processava il “Vampa” per gli omicidi del Mostro, Bevilacqua ha dichiarato il contrario (video in basso). Ribadendolo più volte.
D’altronde elemento fondamentale della sua testimonianza era l’identificazione di Pacciani in uno “sconosciuto”.

"Io non sapevo chi era."

L’italo-americano ha sostenuto che, nei giorni precedenti al duplice omicidio del 1985, aveva notato un uomo sospetto ai margini di un bosco nei pressi della scena crimine.
Ha aggiunto che si era fermato a guardare quell’uomo perché non l’aveva mai visto.

In seguito, avrebbe notato somiglianze fra lo “sconosciuto” e Pacciani, asserendo di non sapere chi fosse prima che la polizia gli mostrasse una sua foto (o prima che a mostrargliela fosse il cognato, stando al verbale delle sue precedenti dichiarazioni).

Infine, in udienza Bevilacqua ha indicato con certezza Pacciani come lo “sconosciuto”.

Settembre 1985. Bevilacqua si imbatte in uno “sconosciuto”

Bevilacqua non si contraddice sulla restante parte della testimonianza del ’94, che rimane pressoché inalterata.
L’italo-americano sostiene infatti:

  • di aver visto le vittime il giorno prima del loro omicidio avvenuto vicino al cimitero americano di Firenze dove viveva e che la ragazza, Nadine Mauriot, indossava un costume da bagno nero;
  • di aver dovuto legare i suoi cani la notte del delitto.

L’unica ma grave discrepanza, impossibile da non notare dai titolari delle indagini sul Mostro, è quella sulla sua conoscenza di Pacciani.
Nonostante la contraddizione metta in dubbio l’attendibilità di Bevilacqua (riscontrando la mia), non si legge alcun accenno ad essa negli atti del ROS e della Procura dell’indagine sull’italo-americano che sarà archiviata nel 2021. Per quale ragione?

Nel 2004, l’avvocato Pietro Fioravanti, difensore storico del “Vampa”, insieme al collega Bevacqua, è stato sentito da Giuttari, responsabile del GIDES, e l’ufficiale Davide Arena, su delega del sostituto procuratore di Perugia Giuliano Mignini, nell’ambito delle indagini sulla morte di Francesco Narducci (qui le dichiarazioni). Fioravanti ha ricordato che Pacciani ha mormorato la parola “infame” quando si è avvicinato a Bevilacqua durante il confronto sull’altezza. Secondo Fiorvanti, Bevilacqua sapeva qualcosa di più di quanto avesse detto al processo.

La conoscenza di Pacciani da parte di Bevilacqua verrà confermata dalla signora Torelli nell’udienza del 12 ottobre 2023 del mio processo per diffamazione (stralcio della sua deposizione in basso).

Nel ’94, Bevilacqua è stato ritenuto attendibile e la sua deposizione è stata una delle basi della condanna di Pacciani in primo grado. Il che significa che si tratta di una vera e propria falsa testimonianza.

La contraddizione dell’ex militare statunitense è grave anche perché gli inquirenti sanno che Vanni, definito “complice” di Pacciani dalle sentenze, ha asserito che il vero serial killer fosse un americano incontrato in un bosco dal Vampa, un certo “Ulisse”.
Dovrebbero anche sapere che l’identificazione di Ulisse in Parker da parte della teste Ghiribelli è dibattuta. E che “lungo la recinzione” del cimitero dove, a suo dire, Bevilacqua si sarebbe imbattuto in Pacciani, si staglia il bosco degli Scopeti.
Per finire, è lo stesso italo-americano in udienza nel ’94 a dire che lui, per quei boschi, ci è passato “migliaia di volte”.

Al 2023 l’ufficio del pm Turco, che ha la responsabilità degli atti del processo Pacciani, non sarà in grado di rintracciare il verbale delle dichiarazioni rese da Bevilacqua ai carabinieri il 14 luglio 1992. Quello che si evince dalla sentenza di primo grado è che si discosta dalla deposizione del ’94 per:

  • l’incertezza del riconoscimento del contadino da parte di Bevilacqua;
  • la presenza della moglie Meri Torelli nell’auto la volta in cui l’italo-americano avrebbe visto la futura vittima Nadine Mauriot in bikini.

19. STOP ALL’INDAGINE E ARCHIVIAZIONE

Le dichiarazioni di Bevilacqua dovrebbero mettere in allerta chi indaga, ma non succede.
Gli inquirenti fiorentini non vagliano il suo passato.
La sua abitazione non viene perquisita.
Al 2023, il Dipartimento di Giustizia americano non sarà mai consultato né avvisato sui contenuti delle mie dichiarazioni dalla Procura di Firenze.
Il DNA di Bevilacqua verrà acquisito, sì, ma dalla Procura di Siena nel 2020.

  • 1 giugno 2018
    L’avvocato di Bevilacqua Elena Benucci trasmette un comunicato in cui il suo assitito smentisce l’ammissione e di essere un serial killer. Il testo viene pubblicato da vari giornali, compresi la Repubblica e La Nazione, principale quotidiano di Firenze.

Una “pista morta” sin dall’inizio
Ignorando il segreto d’ufficio, gli inquirenti della Procura comunicano a La Nazione che la mia denuncia su Bevilacqua sarebbe priva di risontri, “una pista già morta” . Si apprende da un articolo del 2 giugno 2018 di Stefano Brogioni: “La bufala Zodiac in Tribunale”.
Il pezzo ricalca i contenuti della nota sul colloquio del 16 aprile 2018 degli ufficiali della PG Ilardi e Giannini, compreso l’errore sul Consolato USA.
Bevilacqua, ovviamente a conoscenza dei contenuti indiziari dell’ammissione di colpa del 2017, può facilmente dedurre che manca una registrazione.
La mossa della Procura è inequivocabile. Non faranno attività di sorveglianza. Da questo momento, invierò ciclicamente a Bevilacqua messaggi via email tramite il suo avvocato cercando di farlo sentire “attenzionato”. Il mio intento è evitare che si senta tranquillo.

In basso, lo stralcio di interesse dell’articolo. Il vago riferimento ai “forum” in un’altra parte del testo attiene a imostridifirenze sul quale ho scritto in anonimato usando prevalentemente il nickname “Panino Al Banchetto”. Come già detto, ho postato qualche commento su Bevilacqua anche nel 2017 usando altri pseudonimi.

L’opinione della Procura divulgata sul principale quotidiano di Firenze all’inizio dell’indagine rende nota al pubblico (e ovviamente anche a Bevilacqua) la scarsa considerazione nella mia testimonianza
  • 19 giugno 2018
    Vengo sentito a sommarie informazioni testimoniali dal ROS di Firenze (qui il verbale). Faccio il nome dell’avvocato Francesco Moramarco, da me indicato a Bevilacqua allo scopo di aiutarlo a costituirsi.
  • 28 settembre 2018
    Data di redazione del rapporto RacIS Carabinieri sulla connessione Zodiac-Mostro-Bevilacqua (disponibile qui integralmente).
    Gli psicologi forensi dei carabinieri analizzano i casi del Mostro di Firenze e di Zodiac sulla base della letteratura disponibile. Gli esperti, nelle loro conclusioni, ravvedono un “interesse psico-criminologico” nelle esperienze di Bevilacqua non escludendo che possa essere uno o entrambi i serial killer. Per farlo, spiegano, suggeriscono ulteriori accertamenti, che però Procura e ROS di Firenze decidono di non effettuare.

Parte delle conclusioni del RaCIS (in alto a destra) non vengono citate dal comandante del ROS, che si limita a estrapolare una comparazione tra il Mostro e Zodiac nelle pagine interne del rapporto dove, comunque, gli estensori evidenziano differenze ma anche analogie.
Il confronto del RaCIS, in ogni caso, pecca nella dimenticanza della minaccia dell’omicida di Riverside di recidere le parti femminili della sua futura vittima.

  • 19 marzo 2019
    Consegno alla Procura i documenti biografici ufficiali di Bevilacqua sui suoi trascorsi militari e sulla sua presenza a Firenze fra il luglio 1974 e il dicembre 1988. Non viene menzionata, ma allego anche l’email del tenente colonnello Reese che riscontra l’attività investigativa sotto copertura di cui mi ha parlato nei colloqui del 2017. Ri-allegherò l’email anche nel 2020 e nelle successive integrazioni.

  • Novembre 2020
    Il sostituto procuratore Nicola Marini della Procura di Siena, coadiuvato dall’agenti Carlo Brandini, Nicola Leonardi e colleghi, fa acquisire il profilo genetico di Bevilacqua nell’ambito delle indagini sul caso di omicidio di Alessandra Vanni (esito del confronto negativo).
    Il profilo viene inserito nel database del Ministero dell’Interno e condiviso con la Procura di Firenze. Non ci sono tracce del DNA attribuibili al serial killer con certezza nei delitti fiorentini, e anche in questo caso il confronto ha esito negativo.
    Il pm Turco si opporrà alla trasmissione del profilo di Bevilacqua al Department of Justice per un controllo sul caso Zodiac ed eventuali altri crimini.
    Avverto i detective americani della disponibilità del profilo del DNA di Bevilacqua (immagine in basso).
    Alla fine, sarò io a doverlo trasmettere alle autorità statunitensi per la prima volta nel novembre 2023 (ultima tappa).
  • 9 novembre 2020
    Sporgo una nuova denuncia nei confronti di Bevilacqua, per detenzione illegale di arma da fuoco, specificando in un atto per la prima volta che l’ammissione è stata ascoltata dalla moglie e ricordando l’importanza della pistola che avrebbe dovuto consegnare ai Carabinieri costituendosi.
    Nessuna perquisizione è stata effettuata al 2023.

Allego all’atto la prima ricostruzione del possibile depistaggio del Mostro, e porto all’attenzione degli inquirenti un elemento scovato dal ricercatore Revilix, sul forum Sneak JB Fellowship ideato da Filippo Cangemi alias JimMorrison84, che potrebbe essere una prova importante.

Nella sua relazione balistica dell’ ’85 (prossime immagini), il consulente della Procura Giovanni Iadevito, che ha esaminato i bossoli e proiettili del duplice omicidio di Scopeti dell’ ’85, osserva la presenza di una sostanza biancastra.
La sostanza è concentrata nel cratere del percussore. Questo fa ritenere all’esperto che si sia “fissata” in quel punto al momento dello sparo, quando il percussore della pistola si è impresso sul fondello del bossolo. Dunque, argomenta logicamente Iadevito, doveva essere già presente sui bossoli prima che il serial killer sparasse.

Successivamente, è stato effettuato un esame chimico della sostanza biancastra. Secondo gli estensori della perizia Iadevito-D’Uffizi-Crea, potrebbe trattarsi di un mix di silicone, gesso e zinco.
L’esame è stato condotto con strumenti degli anni ’80. Con i mezzi di oggi, sarebbe ovviamente molto più accurato.

Revilix, a conoscenza di questi accertamenti, evidenzia che nei rapporti dell’ABMC del cimitero americano di Firenze, quando Bevilacqua ne era direttore, viene citato più volte il prodotto Nubex (qui il brevetto), silicone liquido che veniva massicciamente spruzzato sulle croci e gli altri marmi bianchi del cimitero provenienti da Lasa, allo scopo di impermeabilizzarli e preservarne il candore.

Prima di presentare la nuova denuncia, mi reco in Inghilterra per un consulto ai National Archives. Il carteggio fra la Nubold Ltd. e la Building Research Station che ha testato “Nubex” e “Nubindex” riscontra il nome commerciale del silicone liquido usato al cimitero americano, non citato nel brevetto, confermando l’uso per l’impermeabilizzazione delle costruzioni in pietra.

Nella denuncia, informo gli inquirenti della scoperta di Revilix, allegando i documenti sul silicone Nubex e gli estratti che ne parlano nei rapporti dell’ABMC. Evidenzio che sarebbe utile ripetere l’esame chimico sulla sostanza effettuato negli anni ’80.

Il mio tentativo è vano.
Agli atti del fascicolo non risulta alcun accertamento su questa denuncia.
Le indagini del pm Turco e del ROS guidato dal comandante Colizzi si fermano al 2018.

  • 6 aprile 2021
    Il procedimento per omicidio a carico di Bevilacqua viene archiviato dal gip Gianluca Mancuso (a mia insaputa). In violazione della legge, i familiari delle vittime e i loro difensori non hanno ricevuto le notifiche obbligatorie della richiesta del pm Turco. Questa decisione (o grave dimenticanza?) impedirà alle parti offese di rilevare errori e lacune, e di opporsi tempestivamente chiedendo un approfondimento dell’indagine.

    Il 22 aprile, il 22 maggio e il 5 ottobre 2021 deposito tre integrazioni alla mia denuncia, con il risultato delle mie ricerche divulgate in gran parte in questo post. Allego anche una relazione sul possibile depistaggio del ’68 nel caso Mostro.

    Nell’arco dell’anno, gli inquirenti ricevono numerosi riscontri alla mia testimonianza, comprese informazioni sui legami lavorativi (Khaki Mafia) e familiari (Luanne Fordemwalt) che collegano l’italo-americano all’area di San Francisco ai tempi di Zodiac.

    Segnalo l’importanza della scoperta del numero della rivista utilizzata dal Mostro per la composizione della busta a Della Monica da parte della ricercatrice Vecchione nel 2020, che oltre alle analogie “ortografiche” contiene riferimenti compatibili con Zodiac “anticipati” in tempi non sospetti (primo articolo su tempi.it del 2018).

Come ho scritto in precedenza, la rivista scelta dal Mostro era in circolazione edicola fra il 14 e il 20 dicembre, quest’ultimo giorno, data di nascita di Bevilacqua ricorrente nel caso Zodiac. Inoltre, contiene un riferimento a un tema caro al serial killer, l’acqua (teoria dell’acqua).

La firma di “Zodiac” anche nel commiato del Mostro
Come ha dimostrato la ricercatrice Vecchione, probabilmente per renderne difficile l’individuazione, l’autore della missiva a Della Monica ha certosinamente ritagliato una a una le lettere, mischiandole. Se avesse applicato questo metodo su tutte le lettere, avrebbe complicato il confronto fra i ritagli e le pagine delle riviste dell’epoca rendendo quasi impossibile l’individuazione.
Il Mostro ha però fatto un’eccezione (che conferma la regola), incollando una parola intera sulla busta, un “DELLA”.
Vista la meticolosità con cui ha separato gli altri ritagli, il Mostro probabilmente si aspettava che quella parola, facilitando le comparazioni, sarebbe stata utilizzata per individuare il magazine. E così è accaduto realmente, anche se solo nel 2020.
Ma perché questa scelta?
Probabilmente perché in questo modo sarebbe stato lui a indirizzare le ricerche di chi lo stava indagando.
Verso dove?
Verso il titolo da cui ha ritagliato DELLA, quello sottostante, da dove ha preso anche le ultime due lettere sulla busta.
La “Z” (di Zorro?)e la “E” di acque.
La sua firma.

  • 25 settembre 2021
    Apprendo dell’esistenza della querela di Bevilacqua da una risposta della cancelleria della Procura di Firenze. L’anno prima mi ha dato una risposta negativa.
    Decido di sporgere denuncia per calunnia nei confronti dell’italo-americano.
    Porto ulteriori documenti a riprova delle mie dichiarazioni e degli incontri, che si aggiungono agli altri depositati nel 2021, che saranno completati di lì a breve.
    Più di un anno dopo, a pochi giorni dalla morte di Bevilacqua nel dicembre 2022, non risulterà essere mai stato aperto un procedimento penale sulla base di questa denuncia, stando alla verifica dei cancellieri della Procura di Firenze del database delle notizie di reato (documento in basso).
  • Febbraio 2022
    Ricevo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del mio procedimento per l’asserita diffamazione di Bevilacqua e scopro che l’indagine per omicidio nei suoi confronti è stata archiviata quasi un anno prima. L’ultima mia informazione dell’epoca era che avevano acquisito il suo DNA.
    Lo segnalo al cronista della Nazione Stefano Brogioni.
    Complice il fatto che nemmeno i parenti delle vittime ne siano stati informati, la notizia dell’archiviazione fino a quel momento non è mai stata resa pubblica.
  • Marzo 2022
    Fino al 2024, il Dipartimento di Giustizia non verrà mai stato contattato dalla Procura di Firenze per uno scambio di informazioni sull’ex funzionario americano.
    Neanche gli uffici di polizia competenti per il caso Zodiac riceveranno informazioni dagli inquirenti fiorentini, sebbene più volte venga messo in evidenza che hanno prove fisiche per eventuali confronti.
    Non parlo solo del DNA, ma anche delle impronte parziali di mano insanguinate nel taxi di Paul Stine, ucciso da Zodiac l’11 ottobre 1969.

Il pm Turco, titolare anche del mio procedimento per diffamazione, nega però un approfondimento dell’indagine chiesto dalle mie legali.

Dopo l’archiviazione del fascicolo Bevilacqua ottenuta senza avvertire le parti offese, ritiene superfluo effettuare un controllo prima di chiedere il mio rinvio a giudizio, che otterrà dallo stesso gip Mancuso.

In basso, un’email del 31 marzo 2022 in cui sollecito l’assistente del pm, il luogotenente dei Carabinieri Liberato Ilardi, a contattare gli investigatori americani per le impronte, fornendogli un contatto con un detective che si occupa del caso Zodiac.

Tentativo inutile.

  • 22 settembre 2022
    Dopo aver informato negli anni precedenti le forze dell’ordine di Vallejo, Napa e Riverside, invio una segnalazione completa sul caso Bevilacqua al San Francisco Police Department in cui ancora una volta si fa presente la disponibilità del suo profilo del DNA nel database delle forze dell’ordine in Italia.
    Alla segnalazione allego un documento contenente le traduzione degli atti principali dell’indagine su Bevilacqua, i rapporti sulla Khaki Mafia e altre informazioni sui collegamenti tra l’italo-americano e l’area di San Francisco.
  • 3 novembre 2022
    Vengo rinviato a giudizio per diffamazione dal gip Mancuso, dopo il rigetto del pm Turco di interpellare le autorità statunitensi per una verifica del DNA di Bevilacqua con i campioni del caso Zodiac.
  • 23 dicembre 2022
    Affetto da una patologia cardiaca, Bevilacqua muore all’età di 87 anni senza che le forze dell’ordine statunitensi siano mai state contattate dalla Procura di Firenze per informazioni sul suo conto. E senza mai essere stato ascoltato da un magistrato fiorentino né come indagatocome parte offesa. Uno scrupolo non necessario per i magistrati di Firenze che si sono succeduti sul suo caso fino al 2023.
  • 7 – 15 novembre 2023
    Per indagini difensive il pm Marini mi autorizza ad avere il profilo genetico di Bevilacqua tramite delega al ricercatore Daniele Trinchieri e posso trasmetterlo alle autorità americane per un controllo.
    Per la prima volta le autorità statunitensi possono fare un confronto con i profili genetici estratti dai campioni del caso Zodiac.

Postilla: il depistaggio


Nel 2021, ho segnalato alla Procura la necessità di incaricare un consulente qualificato per effettuare un confronto tra bossoli e proiettili del Mostro trovati nel fascicolo Mele e le descrizioni nella perizia Zuntini del ’68, visto il lungo periodo di interruzione della catena di custodia.
Ho trasformato il riassunto della relazione, con interviste a 21 esperti e un test balistico, in questo post.
Gli inquirenti fiorentini dovrebbero chiedere un parere tecnico approfondito per accertare se i reperti finiti (non si sa come e non si quando) nel fascicolo Mele siano gli stessi descritti nel ’68.

Per quanto possa sembrare assurdo, non c’è agli atti del caso Mostro nulla che lo certifichi. Ci si trova di fronte a un assunto ereditato dal passato basato, al massimo, su somiglianze generiche e una verifica “informale” risalente all’ ’82 (citata dalla sentenza Rotella dell’ ’89).

  • Gennaio 2024. La Procura non vuole il confronto
    La richiesta di questo accertamento è stata avanzata di recente dagli avvocati dei familiari delle vittime, che hanno suggerito di utilizzare per il confronto anche il possibile proiettile ritenuto nel corpo di Antonio Lo Bianco, una delle vittime del ’68.

In risposta a questa richiesta, nel gennaio 2024, il pm Turco e la collega Beatrice Giunti sottoscrivono una memoria che fa propria una nota non di un esperto balistico qualificato, ma del loro assistente della locale sezione di Polizia Giudiziaria, il luogotenente Ilardi. Una nota che contiene errori causati da impreparazione in ambito balistico, nella quale si rigetta ritenendolo superfluo l’esame comparativo.

Equivocando, volutamente o meno, lo scopo dell’accertamento (che non è appurare che i bossoli e proiettili siano stati sparati dal Mostro, ma se sono gli stessi del ’68), la nota redatta da Ilardi e sottoscritta dai due pm afferma quanto segue.

Dietro alla falsa sicurezza di Ilardi si nasconde un falso sillogismo:

  • Siccome i reperti sono del Mostro,
  • allora sono sicuramente gli stessi del ’68.

A differenza di quanto sostiene l’ufficiale di PG, la perizia Minervini del 2016 (8 anni fa) non “scioglie i dubbi” sul fatto che i bossoli e proiettili siano gli stessi del ’68. E nulla può essere escluso al riguardo, se non a priori, come segnalo nella relazione del 2021 e come obiettano le parti offese nella loro istanza respinta.

Né Ilardi né i pm, né i loro predecessori, hanno finora accertato:

  1. Come i bossoli e i proiettili sparati dal Mostro siano finiti nel fascicolo Mele;
  2. Quando ci sono finiti;
  3. I nominativi di tutti coloro che li hanno avuti sottomano fra il ’68 e l’ ’82;
  4. Se i reperti siano effettivamente gli stessi di Signa (tramite un parere scritto di un esperto).

Per quanto ne sanno gli inquirenti, bossoli e proiettili del Mostro potrebbero avere fatto il giro del mondo migliaia di volte negli anni ’70 prima di finire nel fascicolo Mele.

Davanti a reperti mal custoditi per lungo tempo, la Procura dovrebbe sentirsi in obbligo di verificare se siano gli stessi di quando avvennero i fatti.
Così accade negli Stati Uniti, dove i bossoli e i proiettili trovati nel fascicolo Mele non sarebbero acquisiti come prova in un processo proprio per la lunga interruzione della catena di custodia.

Beretta calibro .22 della serie 70 con canna corta

Errori banali nella memoria dei pm
Come se non bastasse nella sua nota ripresa dai pm, Ilardi, che non è un esperto balistico, incorre in errori banali nel tentativo di dimostrare che non c’è bisogno di chiedere un parere scritto a un perito.
La nota dell’assistente di PG fatta propria dai pm (pagina 14) riporta una castroneria risaputa almeno da 50 anni a proposito di un rigonfiamento sui bossoli del ’68.

"Questa particolare impronta presente sui bossoli segnalata già nel '68 dall'attento colonnello Zuntini, non sfuggì ai successivi periti".

Gli esperti balistici che il sottoscritto ha consultato, senza la pretesa di sostituire una perizia come fa la nota Ilardi, avrebbero spiegato che questa “impronta” esibita come prova certa di una “identificazione” è un segno comune che si riscontra nell’utilizzo nelle pistole calibro .22 di cartucce del tipo “superspeed”.
L’errore è anche più grave di quanto già non sia visto che è stato “corretto” dallo stesso Zuntini nella sua perizia sul delitto del ’74, cioè mezzo secolo fa, dove infatti lo definisce un segno diffuso sui bossoli espulsi dalle pistole automatiche:

"Altro segno caratteristica delle pistole aut. è... un piccolo rigonfiamento che si forma per la mancanza di appoggio in tal punto in corrispondenza del quale sull’arma abbiamo la gola di caricamento della cartuccia."

Ma c’è di peggio.
A pagina 3 della memoria dei pm, Ilardi dice di essere riuscito a indentificare (a differenza del perito che non si eprime in proposito nella sua relazione, anche se a voce ipotizza che possa trattarsi di una Beretta) la marca e il modello della pistola di Signa da un unico dettaglio, un particolare carpito da una rilettura delle dichiarazioni di Stefano Mele dell’epoca.
Mele afferma a proposito dell’arma del delitto del ’68 che rispetto a una Beretta 9 mm in dotazione all’epoca ai carabinieri:

"Aveva la canna molto più lunga."

Con una buona dose di pressapochismo si sostiene:

"Effettivamente, la pistola che più somiglia a quella descritta da MELE è una Beretta
della serie 70 calibro 22 LR"

In basso a sinistra una foto della Beretta della serie 70 nella nota di Ilardi. A destra solo un paio di esempi delle miriadi di pistole con la canna “molto più lunga” di una Beretta 9 mm degli anni ’60 che non appartengono al Mostro.

La Procura prima o poi sarà costretta a chiedere un consulto a esperti, ponendo queste semplici domande.

  • Le descrizioni della perizia del ’68 sono compatibili con i reperti trovati nel fascicolo Mele?
  • Le descrizioni possono escludere che i reperti allegati non siano quelli descritti?
  • Le descrizioni presentano incongruenze con i reperti allegati?
  • Quali?

Le risposte che la Procura otterrà sono già agli atti del caso Bevilacqua dal 2021.
La realtà è che nulla esclude che i reperti siano stati sostituiti e le descrizioni presentano almeno una grave incongruenza.

Problematiche
Dall’ ’82 a oggi gli inquirenti si sono limitati a dare per scontato che le prove fossero le stesse per tre motivi.

  1. Le pallottole erano Winchester superspeed calibro .22;
  2. Il segno del percussore era a forma di sbarretta;
  3. Alcune caratteristiche delle deformazioni dei proiettili erano compatibili.

    Ma sono sufficienti queste somiglianze per escludere una sostituzione?
    A proposito delle somiglianze dei bossoli, un esperto balistico interpellato nel 2021 mi dirà:
"È come dire che un'auto ha quattro ruote e un volante."

La forma del percussore non è sufficiente a identificare non solo l’arma, ma nemmeno il modello o la marca.
Molte pistole calibro .22, persino carabine, lasciano un segno del percussore a forma di sbarretta, mi diranno gli esperti balistici consultati nel 2021.
Per quanto riguarda la marca di cartucce. Si parla di Winchester. Anche chi non ha mai preso una pistola in mano probabilmente la conosce di fama. Le sue cartucce sono fra le più vendute al mondo. Reperirle sarebbe sato facile.
Rimangono solo le deformazioni dei proiettili. Dimostrerò con una prova al poligono che sono anch’esse replicabili con un minimo di ingegno e pazienza.

Il depistaggio
La terza e unica alternativa alle ipotesi sul collegamento fra la pistola del Mostro e il caso del ’68 è il depistaggio.
L’idea originaria si fa risalire al romanzo ispirato alle vicende del Mostro “Coniglio il martedì” di Aurelio Mattei, psicologo e consulente dell’intelligence italiana. Si tratta dell’ipotesi del depistaggio, cioè della sostituzione dei reperti trovati nel fascicolo Mele.

A parte Giuttari, gli inquirenti fiorentini fino ai giorni nostri (2023) hanno scartato a priori questa eventualità.
D’altronde, sottolineano, i reperti trovati nel fascicolo Mele provengono dalla pistola del Mostro. Questo significa che solo chi avesse avuto a disposizione la sua pistola, il serial killer stesso o un suo complice, avrebbe potuto effettuare una sostituzione, con l’obiettivo di depistare le indagini.

In effetti, Mattei si immagina il serial killer protagonista del suo romanzo accedere con un escamotage all’ufficio corpi di reato del tribunale e sostituire bossoli di un vecchio delitto con quelli della propria pistola recuperati sparando in un poligono a sud della città, “Valle Verde”.
Da questo punto di vista, il vero serial killer sarebbe stato molto facilitato nella realtà, visto che con ogni probabilità i reperti originali che avrebbe sostituito dovevano trovarsi nel fascicolo del processo Mele, dove sono stati trovati.
Ci sono due differenze, però, da quello che scrive Mattei.
Il serial killer deve avere agito prima del delitto del ’74. E deve avere sostituito anche i proiettili, non solo i bossoli come avviene nel romanzo.

L’incongruenza dell’espulsore

C’è qualche motivo concreto per sospettare un depistaggio nel caso di Signa?

Uno c’è. I reperti trovati nel fascicolo Mele sono simili a quelli descritti dal perito, ma non del tutto. Anzi, presentano un’incongruenza difficilmente spiegabile.

Sui bossoli del Mostro trovati nel fascicolo Mele le tracce dell’espulsore sono visibili a occhio nudo, riconoscibili anche da una persona poco esperta. L’arma del serial killer, come altre pistole, lascia questo segno ben marcato.
Allora perché nella perizia del ’68 le tracce dell’espulsore sui bossoli vengono definite “quasi irrilevabili” dall’esperto, il quale non riesce nemmeno a specificarne con esattezza la posizione?

Zuntini darà una descrizione incongruente anche con quanto da lui riportato nel ’74 quando avrà a che fare sicuramente con i bossoli del Mostro (come quelli trovati nel fascicolo Mele) e riuscirà facilmente a distinguere l’impronta lasciata dall’espulsore, indicandone la posizione. Il segno verrà da lui definito: “rilevabile”, “chiaramente impresso” e addirittura “duplice”.

Trascrizione della perizia Zuntini sui bossoli del Mostro del ’74, fonte: avv. Vieri Adriani

Questa incongruenza, difficilmente spiegabile, rafforza l’ipotesi che i bossoli di Signa descritti nel ’68 non siano gli stessi trovati nel fascicolo Mele.

Cavallo di Troia
Dove potrebbe essere avvenuto il depistaggio?
Nella cancelleria del tribunale di Perugia o di Firenze.
Non è necessario ricorrere a elaborati piani criminali per sottrare o inserire oggetti in un fascicolo penale, come quello dove si trovavano i corpi di reato di Signa.
Chiunque abbia esperienza delle sale letture delle cancellerie penali italiane (anch’io) potrebbe concordare che non sarebbe di certo una “mission impossible” sottrarre o inserire un sacchettino in un fascicolo senza dare nell’occhio, mentre il personale indaffarato si occupa di scartoffie. Tutt’altro.
D’altronde non è lì che vengono tenuti i corpi di reato, solitamente.

Esempio di fascicolo penale. La foto non è ritoccata. Come si può credere che sia un “posto sicuro” dove conservare bossoli e proiettili di un omicidio?

Se i veri bossoli e i proiettili di Signa fossero stati anche loro nel fascicolo Mele, sarebbero stati alla mercé di chiunque lo avesse consultato, potenzialmente anche un scaltro e temerario serial killer.
Una persona con esperienza con armi da fuoco, leggendo la perizia Zuntini avrebbe immediatamente capito che avrebbe potuto intestarsi quel delitto, sostituendo le prove con repliche di una pistola adatta. Una pistola che poi avrebbe potuto utilizzare per commettere i “delitti del Mostro”.
Il depistaggio avrebbe rappresentato un motivo concreto per continuare a utilizzare la pistola.
Che sia stato proprio il Mostro, magari il sedicente “cittadino amico”, a fornire ai Carabinieri le indicazioni per arrivare a Signa, offrendo loro una sorta di “cavallo di Troia”?

Ho ricostruito i vari passaggi di questa ipotesi, effettuando anche un test balistico.

Stefano Mele ha accusato se stesso e via via diversi amanti della moglie, ma il Mostro non è stato individuato fra loro

Il movente del depistaggio per Zodiac
Le verifiche degli inquirenti prima o poi avrebbero potuto approdare al caso Zodiac. Lo avrebbe potuto facilmente prevedere il serial killer, nel caso fosse stato un conoscitore delle tecniche d’indagine come fa intendere nella sua corrispondenza.

In un’era dove Internet e l’informazione digitalizzata istantanea non esistono, stizzito dalle “bugie” della polizia sui suoi errori, nella lunga lettera del 9 novembre 1969, il serial killer spiega che usa la colla del tipo Superattack sui polpastrelli per non lasciare impronte digitali, e afferma di sapere che la polizia può rintracciarlo non solo tramite un’indagine sulle armi, ma anche con una ricerca sui prodotti di uso domestico da lui eventualmente acquistati.

Con il “senno di poi”, dovrebbe risultare evidente l’utilità dell’eventuale depistaggio per un serial killer “straniero” che sa come indaga la polizia, già famoso e ricercato in patria, che intende proseguire all’estero i suoi crimini appartenenti una categoria rara (omicidi di coppie), senza rinunciare all’agognata fama.
Un serial killer come Zodiac sarebbe spinto ulteriormente dall’impellente desiderio di prendersi gioco della polizia rilevato dagli esperti, fra i quali il citato profiler FBI Ankrom.

Il depistaggio acquisterebbe ancora più valore agli occhi del futuro Mostro dall’esistenza di un alibi per il delitto del ’68 che gli consentirebbe, usando la stessa pistola, come effettivamente è accaduto, di scagionarsi (nelle intenzioni) dagli altri crimini che commetterà usandola.
Ecco allora che il depistaggio è capace di trovare una ragione pratica al perché il Mostro non cambi arma, trasformandola nella sua firma.
Perché potrà dire: “nel ’68, non c’ero”.