Se volete vedere i video sull’inchiesta giornalistica, eccoli qui.
Nell’estate del 2017, io e Joe Bevilacqua († 2022) abbiamo dei colloqui focalizzati sulla sua vita e sui casi Mostro di Firenze e Zodiac.
Ne verranno accertati sette in sei giorni fra il 29 maggio e 10 agosto 2017 in un’analisi dei tabulati dei Carabinieri del ROS.
Il 30 giugno sottoscriviamo un pro forma per la stesura della sua biografia. Questo accordo mi consente di avere un motivo per rivederlo. Io mi impegno alla discrezione e lui a non nascondermi niente.
Per andare direttamente all’ammissione, clicca qui.

Non sono un poliziotto ma un giornalista.
Se nei primi incontri ho scartato l’idea di registrare di nascosto il testimone italo-americano del processo Pacciani per timore di essere scoperto (ho fatto bene, scoprirò infatti che è un ex investigatore militare che ha lavorato sotto copertura) ora non posso farlo per rispetto dell’etica professionale.
Per questo motivo, non registrerò l’ammissione. Quando Bevilacqua deciderà di non costituirsi, inizierò a inviare segnalazioni alle autorità competenti fino a sporgere denuncia su quanto appreso presso la stazione dei Carabinieri di Lecco il 1 marzo 2018.

Qui si può leggere un articolo che spiega perché nel 2021 l’indagine per omicidio scaturita dalla mia denuncia verrà archiviata (senza informare le parti offese, in violazione della legge), dopo un’indagine gravemente lacunosa.
Il fascicolo su Bevilacqua verrà riaperto nel 2024, dopo che avrò personalmente trasmesso il profilo genetico al dipartimento dello Sceriffo della Contea di Napa e ai dipartimenti di polizia di Vallejo e San Francisco.
Attualmente (23 marzo 2025) c’è un’indagine in corso di concerto con la Procura di Firenze.
Nel frattempo, il 23 dicembre 2022, l’87enne Bevilacqua è deceduto a Sesto Fiorentino dove abitava dal 2010.
Il brano che segue è tratto dall’articolo “Zodiac – Mostro di Firenze. L’inchiesta giornalistica su Joe Bevilacqua”.


La “confessione” di Joe Bevilacqua
La “telefonata dell’ammissione” risale al 12 settembre, non l’11, a differenza di quanto per una svista dirò ai Carabinieri e riporterò nei primi articoli dell’inchiesta. Si tratta di tre chiamate consecutive presenti nei tabulati completi, come conferma anche una perizia chiesta da me. Contatti che “sfuggiranno” ai Carabinieri per errore (forse perché utilizzo l’utenza della mia abitazione e non del cellulare?).


Non registro di nascosto la conversazione, anche se la legge italiana lo permette. Il motivo è etico-professionale.
Ho preso l’impegno a non divulgare informazioni ricevute da Bevilacqua senza il suo consenso.

Dopo uno scambio di battute su dove sono stato in vacanza, lo informo che voglio discutere del nome cifrato di Zodiac.
“Non parliamo di queste cose al telefono,” risponde.
Lo ignoro dicendogli che c’è il suo nome nella soluzione. Gliela leggo.
"Lo sapevano!" replica spaventato Bevilacqua.
"Chi?"
"D'Addario e Colombo. Lo sapevano perché..."
L’americano lascia la frase in sospeso. Lo ha fatto altre volte parlando del Mostro. Dal tono della voce deduco che si tratti di un sospetto. D’altronde fra il ’75 e il ’79, quando Colombo era tornato a Livorno, il “Mostro” non ha firmato alcun crimine. Forse temeva di essere scoperto? Il ritorno apparente del serial killer risale all’ ’81.
Bevilacqua cita anche la “CIA del Maryland” (la National Security Agency?). Crede che anche loro “sappiano”.

Faccio un passo indietro per chiarire se c’è un malinteso.
"Magari ti hanno incastrato?" chiedo dubbioso.
"Per cinquant'anni?" replica lui.
Sì, sta ammettendo di essere Zodiac.
"Perché non ti sei costituito?" chiedo.
"Per non mettere nei guai altri," risponde a voce più bassa.
"I tuoi familiari?"
"Sì."
Lo invito a costituirsi. Deve andare dai Carabinieri.
"Sai quanto tempo è passato?" dice.
"L'omicidio non va in prescrizione," rispondo.
Abbiamo una breve discussione.
"Parla con un prete."
“Lo sai. L’unico prete con cui ho parlato mi ha detto che ero il 'diavolo incarnato'.”
Durante i colloqui mi ha raccontato di un cappellano battista che lo aveva accusato di una "faccenda" criminale in Vietnam.
A un certo punto, sembra convincersi.
"Cosa devo portare? La pistola?" chiede alludendo implicitamente alla Beretta del Mostro.
"Devo portare la pistola?" ripete.
Sento distintamente un lamento in sottofondo. È la moglie Meri. Che infatti di lì a poco interviene per soccorrere il marito che non riesci più a sentire a causa di una strana interferenza (siamo intercettati?).
La signora Torelli annota il numero dell’avvocato Francesco Moramarco, un penalista mio conoscente che lavora per uno studio di cui si avvale Tempi.
All’avvocato, che ho informato in precedenza della mia inchiesta giornalistica, chiedo che aiuti Bevilacqua nell’atto pratico di costituirsi. Per questo, lo avviso dell’ammissione, informandolo che sarà contattato a breve.

perquisita (al 2023)
Un anno dopo, l’avvocato Moramarco dirà ai carabinieri di essere stato contattato una sola volta il 12 settembre 2017 dal “presunto” Bevilacqua, ma di avergli dato solo l’indirizzo del suo ufficio. E di non averlo più sentito.
Il colonnello Colizzi riporterà che il legale milanese, senza farlo mettere per iscritto, ha messo in dubbio l’attendibilità della mia inchiesta giornalistica.
Per quanto riguarda i contatti fra Moramarco e Bevilacqua, i tabulati contraddicono in parte l’avvocato. Le telefonate fra lui e l’americano quel giorno, infatti, risultano due, non una.



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