Tutti gli errori della Procura di Firenze nell’indagine su Bevilacqua

Perché il caso Joe Bevilacqua è stato chiuso nel 2021?
La risposta è semplicissima. Perché Procura e Carabinieri del ROS di Firenze hanno indagato male.

Superficialità e sbagli da parte degli inquirenti fiorentini caratterizzano l’indagine sul testimone italo-americano del processo Pacciani scaturita dalla mia denuncia del 1 marzo 2018 per una sua ammissione di colpa per i crimini del Mostro e Zodiac.

Nei mesi precedenti a quella telefonata del 12 settembre 2017, ho avuto sette colloqui con Bevilacqua incentrati sulla sua vita e sui casi dei due serial killer.
L’esistenza dei colloqui è stata riscontrata in un’analisi dei tabulati dei Carabinieri nel 2018.

L’ammissione è stata fatta durante una conversazione telefonica. Non l’ho registrata di nascosto, anche se la legge italiana lo permette, per una ragione etico-professionale. Bevilacqua si stava confidando e non ho ritenuto corretto farlo.

Questa scelta non mi ha impedito di segnalare l’accaduto e testimoniare. Nonché di portare riscontri sul reale passato di Bevilacqua.
La mia attendibilità è emersa già all’indomani dell’avvio effettivo dell’indagine (si vedrà), ma è stata ignorata dai Carabinieri e dalla Procura di Firenze.

Dopo aver preavvisato con più di un mese di anticipo gli inquirenti, ho divulgato la notizia dell’ammissione, che è stata pubblicata sul Giornale il 29 maggio 2018.
L’indagine effettiva ha avuto inizio quel giorno con una delega del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco ai Carabinieri del ROS.

Il caso è stato archiviato tre anni dopo senza avvertire i parenti delle vittime, violando la legge. E questo non è che il corollario delle gravi “criticità” dell’indagine fiorentina su Bevilacqua che ho segnalato al nuovo procuratore capo di Firenze Filippo Spiezia in una memoria del marzo 2024.

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Riassunto
Biografia di Bevilacqua

Accertamenti non effettuati
Dopo la mia denuncia del 2018, Bevilacqua è stato indagato dal ROS di Firenze per il suo “ipotetico” coinvolgimento nei delitti del Mostro ai danni di coppie appartante nella campagna fiorentina fra il ’74 e l’ ’85.

I delitti sono collegati dalla pistola a un precedente del ’68, con una sentenza passata in giudicato mai revisionata che, ad oggi, lo attribuisce a un’altra persona.
Un mistero decennale su cui incombe l’ombra di un depistaggio del Mostro.

Nel 2022, leggendo gli atti nel fascicolo, mi sono ripetutamente imbattutto nelle personali convinzioni degli inquirenti invece di una valutazione acritica dei fatti.
Ma questo è il male minore.

Nonostante un grave indizio sull’inattendibilità dell’americano, che implicava il reato di falsa testimonianza, emerso già il giorno dopo l’avvio effettivo dell’indagine, nel maggio 2018, e altre falsità e omissioni nelle sue dichiarazioni ai Carabinieri riscontrate da documenti che ho depositato dal 2018 al 2020, gli inquirenti non hanno mai messo in discussione la sua versione dei fatti.

Il Dipartimento di Giustizia americano non è mai stato allertato o consultato (al 2023), nemmeno per una richiesta di informazioni, sebbene, tanto per fare un solo esempio, il suo genero vicino di casa fosse originario di San Francisco, l’area colpita da Zodiac a cavallo degli anni ’60 e ’70.

Stando alle carte, quando il caso Bevilacqua è stato chiuso, la Procura e i Carabinieri nemmeno sapevano se Bevilacqua avesse precedenti penali negli Stati Uniti.

Il testimone italo-americano del processo Pacciani è deceduto il 23 dicembre 2022 a 87 anni senza essere interrogato dai pm di Firenze o aver subito una perquisizione.

Bevilacqua con il cappellino dei San Francisco Giants.
Fonte: Stella Bevilacqua

Non sono state disposte verifiche sul passato di Bevilacqua. E non sono neanche stati valutati i documenti agli atti che ho depositato nel 2019 e nel 2020, comprensivi dei suoi trascorsi ufficiali (disponibili qui) e della testimonianza di un suo comandante in Vietnam che confermava l’esistenza di una sua attività investigativa sotto copertura.

Prove che mettevano in luce falsità e omissioni di Bevilacqua, oltre a riscontrare in parte le informazioni confidenziali che mi aveva dato.

Il DNA di Bevilacqua è stato prelevato dalla Procura di Siena nel 2020, grazie all’intervento del sostituto Nicola Marini, per il caso di omicidio di Alessandra Vanni.
Il ROS di Firenze non era stato in grado di farlo, a dire del comandante Giuseppe Colizzi, perché era stato deciso che bisognasse sentire Bevilacqua a casa sua in presenza dei familiari, invece che in una caserma con il suo avvocato.

Visto che la Procura di Firenze aveva respinto la richiesta avanzata dalle mie legali, avv. Simona Buccheri e Patrizia Gottini, ho dovuto trasmettere io stesso il profilo genetico di Bevilacqua alle autorità statunitensi nel 2023, per difendermi nel processo per la sua asserita diffamazione.

Finora, la Procura non è neanche riuscita a rintracciare il verbale delle dichiarazioni sul caso Pacciani che Bevilacqua ha reso ai Carabinieri nel ’92 e che dovrebbero essere all’interno del fascicolo processuale in custodia dei titolari dell’inchiesta.

Caso archiviato in sordina
Il procedimento per omicidio e detenzione illegale d’arma da fuoco su Bevilacqua è stato archiviato dal gip Gianluca Mancuso il 6 aprile 2021.

In che modo? Violando la legge.

Nel 2021, l’ufficio del procuratore aggiunto Luca Turco, titolare del fascicolo sul caso Mostro, non ha avvisato i parenti delle vittime della sua richiesta di archiviazione, nonostante l’obbligo previsto dal codice di procedura penale. Nemmeno io ho saputo dell’archiviazione.
In questo modo, le parti offese che da anni chiedevano verità e giustizia non hanno potuto rilevare errori, lacune (ce n’erano varie), opporsi e chiedere un approfondimento.

Il gip Mancuso, che mi ha rinviato a giudizio rifiutando di disporre un approfondimento dell’indagine, non se n’era accorto?

Neanche gli uffici di polizia competenti per il caso Zodiac sono stati informati dagli inquirenti fiorentini, sebbene abbia messo in evidenza più volte che avevano prove fisiche per eventuali confronti.

Non parlo solo del DNA, ma anche delle impronte parziali di mano insanguinate nel taxi di Paul Stine, ucciso da Zodiac l’11 ottobre 1969.

Nel 2022, il pm Turco, titolare anche del mio procedimento per diffamazione, ha respinto tutte le richieste di approfondimento dell’indagine avanzate dalle mie legali.

Dopo l’archiviazione del fascicolo Bevilacqua ottenuta senza avvertire le parti offese, ha ritenuto che fosse superfluo effettuare un controllo prima di chiedere il mio rinvio a giudizio, ottenuto dallo stesso gip Mancuso.

In basso, un’email del 31 marzo 2022 in cui sollecitavo l’assistente del pm, il luogotenente dei Carabinieri Liberato Ilardi, a contattare gli investigatori americani per le impronte, fornendogli un contatto con un detective che si occupava del caso Zodiac.

Tentativo inutile.

Perché questo atteggiamento di ostilità?
A Lecco, dove ho presentato denuncia e sono stato immediatamente sentito come persona informata sui fatti, mi hanno preso sul serio. La Procura di Siena ha effettuato un controllo sul possibile coinvolgimento di Bevilacqua nel caso Vanni.
Nel loro rapporto criminolgoico, gli specialisti del RaCIS (di Roma) consultati dal ROS hanno evidenziato l’interesse per la biografia di Bevilacqua, chiedendo un approfondimento investigativo. Consiglio non ascoltato.

C’erano forse testimoni più credibili a tenere occupata la Procura di Firenze?
Si direbbe di sì, dato l’impegno (ormai decennale) per dimostrare con perquisizioni, intercettazioni, interrogatori e sequestri la tesi “Silvio Berlusconi = mandante delle stragi di mafia” sulla base di labili appigli, principalmente le dichiarazioni senza riscontro di persone indagate o condannate per mafia.

Domanda: vista la credibilità di cui godono gli affiliati ed ex affiliati delle cosche mafiose presso la Procura di Firenze, avrebbero forse dovuto prestare ascolto a una giornalista freelance incensurato che racconta di un’ammissione di colpa ricevuta da un ambiguo testimone americano con un lungo curriculum militare, un reduce dal Vietnam che abitava a 400 metri in linea d’aria dall’ultima scena del crimine del Mostro, che in passato ha mentito a una corte dicendo di non conoscere il sospettato principale degli omicidi, Pietro Pacciani?

Magari sì?

La bugia su Pacciani e la conferma della mia attendibilità
Già il giorno successivo all’avvio dell’indagine su Bevilacqua, il 30 maggio 2018, gli inquirenti hanno un riscontro della mia attendibilità. Ma rimarrò gnorato.

Dopo essere stato sentito dai Carabinieri di Lecco come persona informata sui fatti, vengo chiamato dalla Procura di Firenze per un incontro informale.

Il 16 aprile 2018, consegno agli inquirenti un breve resoconto dei colloqui avuti con Bevilacqua nel 2017 sfociati nell’ammissione telefonica del 12 settembre. Una sintesi di cinque pagine che ho già dato ai Carabinieri di Monza il 22 febbraio (nella prima versione la data della “telefonata dell’ammissione” era corretta).
Cito questo documento nel mio articolo sull’ammissione sul Giornale.
Si legge:

"Bevilacqua mi disse che conosceva bene Pietro Pacciani, e che lo aveva incontrato più volte nel bosco dietro il cimitero dei Falciani."

Bevilacqua conosceva il “Vampa”, principale sospetto Mostro della Procura di Firenze, già almeno dagli anni ’80, quando era direttore del Cimitero Americano di Firenze.

È un’informazione ignota alla Procura, che diventa di dominio pubblico con la pubblicazione del mio articolo sul Giornale.

Nell’udienza del processo Pacciani del 6 giugno 1994, l’italo-americano dichiara di non conoscere l’imputato, ribadendolo più volte.

"Io non sapevo chi era."
6 giugno 1994. Deposizione di Bevilacqua al processo Pacciani. Trascrizione ufficiale

Nelle sue dichiarazioni del 30 maggio 2018 ai Carabinieri, Bevilacqua contraddice la sua precedente testimonianza confermando quanto il sottoscritto ha anticipato alla Procura.
Sostiene, infatti, di essersi imbattuto più volte nel “Vampa” nella zona del Cimitero Americano di Firenze dove ha abitato e lavorato negli anni ’70 e ’80.

Nel 2018, Bevilacqua è anziano ma lucido. Lo sarà sempre fino alla morte, ricorda la moglie Meri Torelli nell’udienza del 12 ottobre 2023 del mio processo per diffamazione, confermando la versione più recente del marito sulla sua conoscenza di Pacciani.

La contraddizione di Bevilacqua su Pacciani che riscontra la mia attendibilità (e certo non la sua) viene completamente ignorata nelle note d’indagine del comandante del ROS di Firenze Giuseppe Colizzi.

La telefonata dell’ammissione non vista
Uno degli errori peggiori dell’indagine è che i Carabinieri non si rendano conto dei contatti fra le utenze di casa mia e di Bevilacqua del 12 settembre 2017.

È evidente che si tratti della “telefonata dell’ammissione”, da me retrodatata al giorno prima per una svista. Infatti, risultano immediatamente precedenti ai contatti fra Bevilacqua e l’avvocato penalista Francesco Moramarco che avrebbe dovuto aiutarlo a costituirsi. Dettagli qui.

Forse per un problema del software di analisi automatica dei tabulati, i Carabinieri notano solo le telefonate fra Bevilacqua e l’avvocato.

Occorre controllare i file all’interno della cartella con i tabulati per individuare quella che il comandante del ROS Giuseppe Colizzi definisce “fantomatica confessione”.

Una “pista già morta”
Il 16 aprile 2018, la Procura viene preavvisata che, nel rispetto della deontologia professionale, segnalerò la notizia della mia denuncia sul Giornale. L’occasione è il colloquio informale a cui ho accennato.

I miei interlocutori sono il luogotenente dei Carabinieri Liberato Ilardi e il commissario Andrea Giannini, assistenti del pm Turco.

Non risulta che accertamenti sulla mia denuncia vengano effettuati fino alla delega al ROS del 29 maggio 2018, ossia il giorno della pubblicazione della notizia dell’ammissione.
In quella data, i due funzionari della Procura redigerebbero una nota sul nostro colloquio di circa un mese e mezzo prima.
Uso il condizionale perché mi attribuiscono per sbaglio un’informazione falsa che Bevilacqua dò ai Carabinieri il giorno successivo. Informazione ribadita successivamente nella sua querela (immagini in basso).

Il 1 giugno 2018, Bevilacqua dirama una smentita dell’ammissione minacciando guai legali a chi continuerà a parlare della sua “confessione”. La Procura dovrebbe intervenire con un comunicato chiedendo il rispetto dei diritti delle parti coinvolte.

Invece cosa accade?

Gli inquirenti lasciano “trapelare” sulla Nazione del 2 giugno 2018 la loro posizione sulla mia testimonianza nell’articolo “La bufala Zodiac in tribunale” a firma di Stefano Brogioni (articolo intero disponibile qui).

Stando alle informazioni veicolate in questo articolo, la Procura non ha dubbi sul fatto che la mia testimonianza sia priva di riscontri. Una “pista già morta“, stando alla parafrasi del cronista.

2 giugno 2018. Grazie alle premature considerazioni della Procura lasciate trapelare sulla Nazione, Bevilacqua ha potuto facilmente dedurre che mancasse una registrazione dell’ammissione

La fonte verrà confermata da Brogioni. L’articolo sembra ricalcare i contenuti della nota firmata dagli assistenti del pm Turco.

Dando per scontato che Bevilacqua stia seguendo l’evolversi della notizia, questa violazione del segreto d’ufficio comporta un vantaggio per l’americano, che può facilmente dedurre che non ci sia una registrazione dell’ammissione.

Di certo, un giudizio così affrettato da parte di chi indaga non ha alcuna giustificazione, stante la conclamata falsa testimonianza di Bevilacqua riscontrata tre giorni prima che conferma la mia attendibilità.

Le bugie dell’americano si estendono anche alle insinuazioni nella sua querela, dove induce a credere, senza dirlo apertamente, che abbia falsificato gli appunti sui nostri colloqui (si può approfondire qui).
Per farlo, sostiene che per prendere nota durante i colloqui avessi utilizzato non un quaderno ma foglietti di carta.
Probabilmente si aspetta che abbia consegnato una copia degli appunti agli inquirenti, come in effetti è stato.
Ma perché mentire?

Mi immagino che l’ex investigatore del CID abbia paura delle informazioni sui suoi spostamenti “non ufficiali”, vista la presenza di numerosi riferimenti a colleghi e operazioni sotto copertura, in gran parte riscontrati dalle future ricerche per la mia inchiesta. Spostamenti che lo hanno portato in California negli anni di Zodiac e che omette nelle sue dichiarazioni ai Carabinieri.

Le operazioni investigative sotto copertura di Bevilacqua non vengono citate nei suoi trascorsi “ufficiali” da me reperiti e resi pubblici (il file è questo), ma troveranno una prima conferma in un’email del 2019 del suo comandante in Vietnam il tenente colonello Mark L. Reese rimasta ignorata.

Un’email agli atti del comandante di Bevilacqua in Vietnam conferma che ha partecipato a indagini sotto copertura. Dettagli qui

Oltre a non esprimersi sulle falsità di Bevilacqua, chi indaga decide di sostituire le conclusioni degli unici esperti sentiti sul tema della connessione Zodiac-Mostro con una propria convinzione.
Parlo del comandante del ROS di Firenze Colizzi, che ha sì chiesto un consulto ai colleghi psicologi del RaCIS, salvo poi non citare le loro conclusioni nelle sue note.

Segue la lettura che fa il comandante del ROS del rapporto del RaCIS.

La conclusione del RaCIS non parla di “notevoli dissonanze”.
C’è un capitolo interno del rapporto in cui vengono messe a confronto differenze e somiglianze fra i modus operandi di Zodiac e del Mostro, ma nella conclusione gli psicologi dell’Arma non si sbilanciano sulla connessione perché, per farlo, spiegano, hanno bisogno di ricostruire la biografia psicologica dettagliata di Bevilacqua.

Fanno notare, anzi, che dagli elementi già a disposizione, la biografia di Bevilacqua contiene episodi di “interesse psico-criminologico“.

Si noti poi che l’assenza dell’ammissione sui miei appunti (non avevo detto che l’avevo annotata) e ciò che insinua Bevilacqua (Amicone ha scritto una storia inventata negli appunti) viene usato in entrambi i casi per screditare le mie dichiarazioni.

Quando il “team leader” dei Carabinieri, come si definisce su Linkedin, dà per scontata la mia “scarsa professionalità”, o parla delle “pseudo ammissioni da parte dell’anziano custode”, sa già della sua falsa testimonianza su Pacciani.

Decide che non vale la pena farlo notare nelle sue note investigative. Forse è per un errore di chi analizza i tabulati che non cita le telefonate intercorse fra me e Bevilacqua del 12 settembre 2017. Ma di certo è consapevole di non riportare la reale conclusione dei consulenti del RaCIS, sostituendola con una propria convinzione.

Questo tipo di selezione, deliberata o meno, è una costante che viene confermata nell’ultimo accertamento disposto. L’escussione dell’avvocato Moramarco.

Nei miei articoli affermo che Bevilacqua ha deciso di non costituirsi dopo avere sentito l’avvocato che gli avevo suggerito per aiutarlo a costituirsi.
I tabulati si sposano con la mia versione.

L’avvocato Moramarco, che ha letto i miei articoli, viene ascoltato dal ROS il 5 novembre 2018.
Sostiene che il 12 settembre 2017 ha ricevuto un’unica, breve telefonata di un “uomo” (Bevilacqua). Dice di avergli solamente fornito l’indirizzo del suo ufficio.

Stando all’analisi del ROS lo “sporadico contatto telefonico” fra Bevilacqua e Moramarco non è stato solo uno e il Colizzi ne era a conoscenza.
Infatti, stando alla stessa analisi dei tabulati del ROS, Moramarco ha ricontattato Bevilacqua dopo mezz’ora dalla prima telefonata. Guarda caso, dopo avere avuto uno scambio di messaggi con il sottoscritto, come mette in luce la perizia di parte sui tabulati depositata nel mio processo per diffamazione.

Qui il problema non è tanto l’avvocato che fa una dichiarazione smentita dai tabulati, ma chi ha il dovere di indagare con diligenza e scansa una parte della realtà che emerge dai suoi stessi accertamenti come i paletti in una gara di sci.

Invece di mettere in evidenza la contraddizione di Moramarco e la necessità di risentire Bevilacqua che ha omesso ogni riferimento a quei contatti, il comandante del ROS insinua ulteriori sospetti “non verbalizzati” e privi di fondamento sul testimone. E così si conclude la sua “indagine”.

"Moramarco - fuori dalle fasi di verbalizzazione - ha comunque voluto esternare le sue perplessità circa l'attendibilità delle notizie giornalistiche indicategli dall'Amicone."

Per chiudere in “bruttezza”, nel 2021, il procedimento per omicidio su Bevilacqua viene archiviato senza che le parti offese siano state avvertite in violazione del codice di procedura penale.

I parenti delle vittime del Mostro non hanno potuto rilevare errori e lacune (molti) e opporsi all’archiviazione del fascicolo su Bevilacqua chiedendo un approfondimento.
La notizia viene resa pubblica su mia segnalazione nel febbraio 2022, poco dopo averlo scoperto.

Il 23 dicembre 2022, l’italo-americano muore all’età di 87 anni. Circa un mese prima sono stato rinviato a giudizio per la sua asserita diffamazione, senza che nessun approfondimento fosse stato disposto da quei magistrati che avevano archiviato l’indagine a suo carico “in sordina”.

Riepilogo di errori, sviste e scelte sbagliate
Segue un elenco esaustivo su come Bevilacqua sia stato indagato dalla Procura e dal ROS di Firenze stando a ciò che risulta dagli atti del fascicolo archiviato.
Gli inquirenti:

  • Invece di sentirlo come persona informata sui fatti in una stazione dei Carabinieri, sono andati a casa sua dove lo hanno ascoltato con tre parenti al suo fianco.
  • Non hanno prelevato il suo DNA per questo motivo (a dire di Colizzi). Lo hanno lasciato fare a un’altra Procura nel 2020, due anni e mezzo dopo la denuncia.
  • Non hanno trasmesso negli Stati Uniti il suo profilo genetico, anzi il pm Turco ha respinto la richiesta avanzata dalle mie legali nel mio processo per diffamazione nel 2022. L’ho fatto io di persona per indagini difensive l’anno dopo.
  • Non hanno effettuato una verifica all’anagrafe da dove sarebbe “spuntato” il genero di San Francisco suo vicino di casa. Assente insieme alla moglie il giorno del colloquio con i Carabinieri.
  • Hanno ignorato la nuova versione dei fatti di Bevilacqua sulla conoscenza di Pacciani che confermava la mia attendibilità, omettendo ogni riferimento al riscontro della sua falsa testimonianza del ’94.
  • Il comandante del ROS Colizzi non ha ascoltato il consiglio dei consulenti del RaCIS che suggerivano un nuovo accertamento, omettendo la conclusione del loro rapporto nelle sue note.
  • Hanno tralasciato il controllo sui trascorsi di Bevilacqua. Ci sono solo le mie prime ricerche nel fascicolo archiviato, e non sono state valutate.
  • Non hanno contattato il Dipartimento di Giustizia americano per chiedere informazioni. Nemmeno i detective competenti del caso Zodiac che avevo loro segnalato.
    – Con tutte le lettere che Zodiac ha scritto (in stampatello minuscolo) disponibili in alta risoluzione anche sul web, sarebbe stato utile chiedere a Bevilacqua di scrivere un brano di Zodiac in stampatello minuscolo per una prima prova comparativa, che invece non è mai stata disposta;
    – Sarebbe stato possibile effettuare un confronto del DNA dei campioni del caso Zodiac;
    – E un confronto delle impronte delle mani rilevate sul taxi guidato da una vittima di Zodiac.
  • Non hanno visto la “telefonata dell’ammissione” sui tabulati, ma solo le telefonate immediatamente successive.
  • Non hanno valutato l’attendibilità dell’avvocato sentito da Bevilacqua che ha dichiarato un fatto non rispondente al vero stando alla stessa analisi dei tabulati effettuata dal ROS (non avrebbe ricontatto Bevilacqua), insinuando ulteriori e infondati sospetti sulla mia testimonianza.
  • Non hanno riascoltato Bevilacqua per chiedere per quale ragione avesse telefonato a un avvocato di mia conoscenza il 12 settembre 2017 e perché lo avesse omesso nelle sue dichiarazioni.
  • Non gli hanno chiesto informazioni sui colleghi del CID che avrebbero potuto essere contattati e sulla sua carriera nella “polizia criminale”, da lui omessa sia nella querela sia nelle dichiarazioni ai Carabinieri.
  • Non hanno effettuato una perquisizione, nonostante avessi dichiariato che aveva fatto riferimento alla famigerata pistola usata dal Mostro negli omicidi delle coppie a Firenze, quando si sarebbe dovuto costituire.

Conclusione
Dal 2018 al 2022 non sono mai risultato ufficialmente indagato per calunnia, stando ai miei interpelli in Procura.
Di certo, non sono stato rinviato a giudizio per questo reato.

Le verifiche e i controlli non effettuati che ho citato sarebbero stati rapidi ed economici per accertare i contenuti dell’ammissione denunciata. Non presentavano complesse difficoltà, ad esclusione della ricostruzione storica dell’intricata vicenda e delle ricerche correlate (in due lingue, e in due paesi diversi) che però ho svolto io in questi anni (i risultati sono stati selezionati e pubblicati qui).

Bevilacqua è morto senza che la Procura avesse mai disposto gli accertamenti più essenziali per verificare l’esistenza di prove che potessero collegarlo ai delitti.

Unica eccezione è il confronto del DNA, effettuato perché la Procura di Siena lo ha prelevato alla fine del 2020. Negativo, ma ad oggi non ci sono tracce genetiche riconducibili con certezza al Mostro nei campioni estratti dalla Procura di Firenze.

E negli Stati Uniti?
Staremo a vedere. Sicuramente, non era onere del sottoscritto comunicare con le autorità americane arrivando a trasmettere loro il profilo genetico di Bevilacqua per indagini difensive.