Realtà vs “debunking” dell’inchiesta Zodiac-Mostro

Questa è una risposta al tentativo di  “debunking” della mia inchiesta giornalistica sulla connessione Mostro di Firenze-Zodiac da parte di Max Bosco, utente del gruppo Facebook “Il Mostro di Firenze”.

C’è qualcosa da precisare, prima.
Se Bosco avesse voluto fare una vera verifica dei fatti, avrebbe dovuto citare i testi dei miei articoli parola per parola, con link alla fonte.
Peccato che non lo faccia mai.
Si limita a parafrasarmi, mettendomi in bocca frasi con parole sue.
In questo modo, il più delle volte ne distorce il senso.

Articoli correlati (2018, 2020)
La connessione Zodiac-Mostro
L’ammissione di Bevilacqua

La rivista usata dal Mostro

Joe Bevilacqua Zodiac Monster of Florence

Premessa del 3 maggio 2024

1. “L’unico fatto certo”

La verifica di Bosco inizia con un’affermazione perentoria.

Il giornalista sostiene che J.B. avrebbe confessato di essere Zodiac e il Mostro di Firenze. L’unico fatto certo, ad oggi, è che il signor J.B. ha negato di aver mai fatto quella confessione. 

Da un punto di vista logico, esiste almeno un secondo “fatto certo” di pari valore.

Il giornalista Francesco Amicone afferma che Bevilacqua ha ammesso la sua responsabilità per gli omicidi di Zodiac e del Mostro nel corso di una telefonata e che si sarebbe dovuto costituire.

In mancanza di una registrazione dell’ammissione, quale delle due versioni sarebbe vera?

Apro una breve parentesi. Non ho registrato di nascosto la telefonata, anche se la legge italiana lo permette. La ragione è etico-professionale.
Avevo preso l’impegno a non divulgare informazioni ricevute da Bevilacqua senza il suo consenso.

Prima di esprimersi, normalmente andrebbe fatta una verifica.
Già due giorni dopo la pubblicazione del mio primo articolo sull’ammissione Bosco mi ha scritto un’email che iniziava così:

"Ottima bufala."

Quale controllo accurato avrebbe fatto?

31 maggio 2018. Il mio articolo era uscito due giorni prima. Max Bosco sapeva già che era una “fake news”

È lo stesso approccio adottato sin dall’inizio dalla Procura di Firenze, da me preavvisata della pubblicazione dell’articolo con più di un mese di anticipo.
In massima parte è proprio da questo atteggiamento di ostilità nei miei confronti che è dipeso il fallimento dell’indagine su Bevilacqua tra il 2018 e il 2021.

L’opinione della Procura divulgata sul principale quotidiano di Firenze all’inizio dell’indagine rende nota al pubblico (e ovviamente anche a Bevilacqua) la scarsa considerazione per la mia testimonianza

Sebbene per una svista abbia retrodatato di un giorno la “telefonata dell’ammissione” all’ 11 invece del 12 settembre 2017, i tabulati confermano la mia versione dei fatti, non quella di Bevilacqua e della moglie Meri Torelli (anche lei ha ascoltato l’ammissione e ha negato).

Entrambi i coniugi hanno dato una versione dei fatti falsa, omettendo ogni riferimento ai contatti con l’avvocato penalista di mia conoscenza, Francesco Moramarco, sentito immediatamente dopo l’ammissione (immagine in basso).

Annotazione sull’analisi dei tabulati del ROS, 7 luglio 2018. Il redattore dell’annotazione ha notato le due telefonate fra Bevilacqua e l’avvocato Moramarco

Per un errore dei Carabinieri, la “telefonata dell’ammissione” intercorsa fra il mio numero fisso e quello dell’americano immediatamente precedente ai contatti Bevilacqua – avvocato non è stata vista.
Forse è stato un problema del software utilizzato per l’analisi automatica.
In ogni caso, è facilmente identificabile nei tabulati in formato PDF agli atti.

Oltre ai tabulati, a confermare la mia attendibilità e a mette in discussione quella di Bevilacqua, ci sono le sue stesse dichiarazioni contraddittorie.

Non faccio una disamina delle sue affermazioni false. Approfondisco qui.

Mi limito a quello che dichiara su Pietro Pacciani, imputato principale della Procura di Firenze per i delitti del Mostro. Nonostante sia morto prima di una condanna definitiva, a oggi, la versione ufficiale lo vuole come uno dei tre responsabili degli omicidi.

Nella sua deposizione al processo Pacciani del ’94, Bevilacqua aveva dichiarato di non conoscere l’imputato, ribadendolo più volte.

"Non sapevo chi era."
6 giugno 1994. Deposizione di Bevilacqua al processo Pacciani. Trascrizione ufficiale

Il 16 aprile 2018, avevo consegnato alla Procura di Firenze un breve resoconto dei colloqui avuti con l’americano nel 2017. Una sintesi di cinque pagine che avevo già fornito ai Carabinieri di Monza il 22 febbraio (nella prima versione la data della “telefonata dell’ammissione” era corretta).
Ho citato questo documento nell’articolo sull’ammissione del Giornale.

"Bevilacqua mi disse che conosceva bene Pietro Pacciani, e che lo aveva incontrato più volte nel bosco dietro il cimitero dei Falciani."

Questo fatto non era di dominio pubblico e contraddiceva la sua precedente versione di 23 anni prima.
Lo stesso Bevilacqua ha confermato quanto da me anticipato:

"...a Falciani ho avuto modo di conoscere Pietro Pacciani..."

La versione più recente è stata confermata dalla moglie nel 2023.

"...l'aveva visto [Pacciani ndr] tante volte..."

Quando la Procura ha fatto trapelare le sue considerazioni sulla mia denuncia, erano già al corrente dell’inattendibilità di Bevilacqua.

A chi credere quindi?

Al giornalista freelance incensurato la cui attendibilità viene riscontrata già il giorno dopo l’avvio dell’indagine o al testimone italo-americano che ha mentito al processo Pacciani sulla conoscenza dell’imputato?

2. “L’unica informazione attendibile”

"Il giornalista afferma diverse volte nei suoi articoli che c’è un’investigazione in corso da parte della Procura di Firenze. Allo stato attuale l’unica informazione attendibile riguardo a questo aspetto viene dall’articolo di un altro giornale (La Nazione dell’1 o 2 giugno 2018)..."

Dall’unico fatto certo si passa all’unica informazione attendibile.
Guarda caso, ancora una volta, non è quello che scrivo ma ciò che scrivono i miei detrattori.

Ecco l’intero pezzo linkato dal debunker in cui la fonte della Procura definisce la mia denuncia “già morta” (è lo stesso che ho menzionato prima).
Le informazioni della Nazione sembrano trarre spunto da un resoconto che mi attribuiva per errore un’affermazione falsa di Bevilacqua da parte di chi mi ha sentito in Procura il 16 aprile 2018.
Grazie a questa “comunicazione” della Procura citata da Bosco (che in gergo tecnico si chiama “violazione del segreto d’ufficio”), Bevilacqua ha potuto facilmente dedurre che non ci fosse una registrazione dell’ammissione.

Al di là di questa “bazzeccola”, sapevo di persona che c’era un’indagine in corso, visto che ero stato chiamato dai Carabinieri del ROS per essere sentito come persona informata sui fatti. E così è stato, il 19 giugno 2018 (prossima immagine).
Le mie dichiarazioni complete ai Carabinieri del ROS sono disponibili a questo link.

Da ultimo, faccio notare che “l’unica informazione attendibile” proviene da un giornale, La Nazione, che uscì in edicola il 27 gennaio 1984 con locandine che sostenevano:

"ARRESTATI, i mostri sono due"

Il vero serial killer ha ucciso almeno altre 4 persone dopo questo proclama.

27 gennaio 1984. Edicola a Firenze

Proseguio

3. Informazioni ingannevoli

4

C’è un virgolettato? Un link al mio articolo?
No.
Ho scritto che il nome di Bevilacqua stava “girando” fra i dipartimenti di polizia incaricati del caso Zodiac. Il senso della metafora era che il suo nome era già stato segnalato (da me).
Mio zio Duilio Valenti, chef apprezzato di San Anselmo, ha anche consegnato materialmente una copia del mio articolo alla polizia di Vallejo, prima che Bosco parlasse con il detective Terry Poyser, il quale ha dichiarato che Bevilacqua non fosse per la polizia di Vallejo una “persona di interesse”.

4. Certezze con il CAPS LOCK

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Ulisse è un americano accusato dal postino Mario Vanni di essere il vero serial killer.
In una conversazione intercettata dalla polizia del 2003, Vanni sostiene che Pacciani (non è chiarissimo) abbia incontrato un uomo nel bosco, un “americano”, un “nero” (poi Vanni dice “negro”) che si chiamava “Ulisse” e che avrebbe confessato di essere il Mostro di Firenze.
“Perché nero?”, mi dirà Bevilacqua quando gli mostrerò la trascrizione del colloquio, sbottando subito dopo con rabbia: “uccideranno Vanni”.
Forse il Vampa aveva visto Ulisse indossare un cappuccio nero con una croce celtica, identico a quello di Zodiac nell’attacco al Lake Berryessa circa 15 anni prima. Avendolo scambiato per un neofascista, a causa della croce celtica (considerato dai neofascisti il loro simbolo più rappresentativo), potrebbe averlo chiamato “nero”, che in Italia è una parola comunemente usata per riferirsi ai neofascisti.

Come ho scritto nel mio articolo sull’ammissione sul Giornale, per rassicurare Bevilacqua gli ho raccontato che una testimone (di dubbia attendibilità) aveva additato come Ulisse un italo-afroamericano Mario Robert Parker.
Nel 1983, Parker era domiciliato a Villa La Sfacciata, davanti alla scena del crimine di Via di Giogoli.
La realtà è che questa identificazione è sempre rimasta incerta. Si sa, però, che l’unico americano presente nell’inchiesta Mostro che Pacciani incontrò vicino a un bosco è proprio Bevilacqua (“Pacciani era nel bosco
di Franca Selvatici (La Repubblica, 7 giugno 1994).

5. La teoria dell’acqua

6La “teoria dell’acqua”, originata dalle osservazioni del dott. Leonti Thompson, nel 1969, di Gareth Penn e, infine, di Robert Graysmith in “Zodiac”, nel 1986, concerne i molti riferimenti che il serial killer americano ha fatto all’acqua. In particolare, tutti i crimini e le telefonate di rivendicazione si collocano in luoghi che contengono un legame con l’acqua nel proprio nome.

Zodiac watch water theory

6. La telefonata di compleanno

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Ho ricostruito la vicenda della “telefonata di compleanno” in questo post.

zodiac letter belli
Il compleanno di Bevilacqua è il 20 dicembre

7. La lettera di Red Phantom

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Zodiac probabilmente non è l’autore della lettera firmata Red Phantom, secondo gli esperti dell’FBI che le hanno esaminate nel 1974 (fonte), i quali dichiarano che l’affrancatura sulla busta non è leggibile. La data è una supposizione del San Francisco Chronicle basata sul fatto che la lettera è stata ricevuta il 9 luglio. Questa non è una grande prova, perché le due lettere precedenti sono arrivate rispettivamente 11 giorni e addirittura 25 giorni dopo l’invio.

8. Il vero nome di Joe”

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Bevilacqua si chiama Giuseppe stando all’anagrafe italiana. Forse è il suo nome di battesimo, una variante di Joseph, nome che appare nei suoi documenti americani.

9. Fraintendimenti

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Non ho mai detto che Bevilacqua abbia combattuto nella Campagna di Cambogia”. Ho detto che ha combattuto in Vietnam lungo il confine con la Cambogia e che a volte lui e i suoi commilitoni lo oltrepassavano.

12

Ho affermato che mi avesse detto di aver lavorato per la Criminal Investigation Division dell’esercito anche in Vietnam. All’epoca non era ancora un comando ed era composta da diversi distaccamenti, non solo dal 5°.

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L’uniforme indossata da Joe in questa foto non è una “divisa della Marina”, ma la divisa da cemetery superintendent dell’American Battle Monuments Commission di cui fece parte dal 1974 al 2010, come si appura facilmente dal confronto qui sotto.

10. Scarsa conoscenza o dimenticanze e allusioni?

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Joe avrebbe visto le ultime vittime ufficiali del Mostro poche ore prima che fossero uccise vicino a Firenze, tra il 6 e l’8 settembre 1985. L’allora funzionario dell’ABMC ha detto alla corte al processo di Pacciani, il 6 giugno 1994 (qui, la trascrizione), che vide la ragazza, Nadine Mauriot, indossare un costume da bagno. Nadine non si trovava su una spiaggia, bensì a circa 80 km dal mare. Tuttavia, un costume da bagno tra i suoi effetti personali fu realmente rinvenuto dalla polizia dopo l’omicidio. L’enorme errore di Joe – ma perché non chiamarlo lapsus? – fu affermare di avere saputo del crimine prima che fosse scoperto dalla polizia. Il più classico degli errori che commette un colpevole.

16Penso che Joe abbia dato il nome “Raggianti” a Vigilanti per alludere alla soluzione del suo nome cifrato basata sulla canzone “Aquarius-Let the sunshine in” (Aquario-Lascia entrare la luce del sole) dei Fifth Dimension.
Forse “J.B.” non era informato della morte di Vanni perché i parenti più stretti, a suo dire e per motivi che non so, non gli facevano leggere altro giornale che “Famiglia Cristiana”.
O magari perché non si era informato sulla sua sorte, dopo la condanna definitiva.

Foto aerea del 1982 della zona dell’ultimo duplice omicidio del Mostro (credit: Regione Toscana). In blu, un sentiero nel bosco che accosta il Cimitero Americano di Firenze, dove Bevilacqua abitava e lavorava, e porta alla scena del crimine. Il dislivello è 100 metri

11. Il bosco

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Non si sa se Pacciani abbia visto “Ulisse” in faccia o se questi avesse il viso coperto, come è probabile. Ma anche se avesse riconosciuto Ulisse in Bevilacqua dopo il processo, perché dirlo a chi lo voleva condannato? La mia è una mera speculazione, ma forse ha preferito ricattarlo per farsi scagionare.

12. Indovinelli

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Per Bosco le mie soluzioni degli enigmi di Zodiac sarebbero illogiche e “irreali”.
Sarà un limite delle mie spiegazioni. La logica della soluzione dell’indovinello di Halloween a me pare abbastanza chiara, però. Se si preferiscono i testi cifrati, si può dare un’occhiata alla soluzione del codice Mt Diablo e alla decifrazione del nome di Zodiac.

13. Donna Lass

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Joe mi ha detto che il modo migliore per nascondere un cadavere nell’area del Lago Tahoe sarebbe stato quello di lanciarlo da un elicottero sul picco di qualche montagna, perché quasi impossibile da trovare. Era semplicemente quello che avrebbe fatto se fosse stato l’assassino e avesse avuto un elicottero.
Secondo Joe, un altro luogo per disfarsi di un corpo sarebbe potuto essere Emerald Bay, se non fosse stato per la presenza di campeggi e dei Ranger.

Heavenly (3)
Cerchio disegnato da Joe attorno a Heavenly Valley

Alla fine ha fatto un cerchio attorno a Heavenly Valley perché “Heaven significa paradiso”.
Si sa che Zodiac era fissato con la parola “paradice” e affermava che le sue vittime sarebbero diventate sue schiave nell’aldilà.

14. Il grande mistero

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Bosco sostiene che il collegamento fra la pistola utilizzata dal Mostro negli omicidi delle coppie a Firenze e il delitto precedente del ’68 sia un grande mistero.
Spiego qui perché penso si tratti di un depistaggio.
Per quanto riguarda il delitto di Zodiac del 20 dicembre 1968, per ora mi limito a far notare in questo post che, in base ai voli offerti dalla Pan Am in quel mese, Bevilacqua avrebbe potuto recarsi a San Francisco in licenza per qualche giorno e tornare dopo l’omicidio di Lake Herman Road.

Conclusione

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La fonte di prova principale della connessione Zodiac-Mostro di Firenze, per ora, è la mia testimonianza “reale” messa per iscritto in una denuncia e in due verbali di sommarie informazioni raccolte dalla polizia giudiziaria.
Il compito di verificare i contenuti di una testimonianza attraverso esami scientifici, quali comparazioni di impronte digitali, DNA, etc., o invasioni della proprietà privata, come una perquisizione, non spetta certo ai giornalisti, ma alla polizia.
Il fatto che questa indagine “concreta” ancora non sia stata svolta non significa che non ci siano “prove fisiche” alla portata della polizia, ma che non sono ancora state cercate.